Il principe Harry prende le distanze dall’ultima stagione di The Crown. Una fonte a lui vicina ha confermato in questi giorni che il Duca di Sussex non guarderà i nuovi episodi della serie di Peter Morgan a causa di scene troppo “sensibili”.

La notizia non è certo una sorpresa: la sesta stagione di The Crown – che sarà distribuita in due parti distinte – sarà ambientata tra il 1997 e il 2005 e porterà sullo schermo eventi cruciali, come gli inizi della relazione tra il principe William e Kate Middleton o il matrimonio tra l’allora principe Carlo e Camilla Parker Bowles.

La Parte 1 è poi particolarmente incentrata sul periodo di tensione tra Lady Diana e la famiglia reale, culminata con la tragica morte dell’amata principessa di Galles. Tra le sequenze “sensibili” a cui si riferisce il portavoce del Principe Harry ci sono dunque, sicuramente, le tragiche ultime settimane di Diana, il suo rapporto turbolento con la stampa e l’ultima straziante telefonata con i figli.

Harry ha ammesso di aver guardato lo show in passato, l’ultima volta nel 2021 al The Late Late Show di James Corden, dove ha rivelato scherzosamente di aver fatto “fact checking” per ogni episodio: «Guardare The Crown mi dà meno fastidio che leggere delle notizie sulla mia famiglia o su mia moglie. La serie è ovviamente fiction e bisogna prenderla come tale».

Per quanto riguarda la nuova stagione, però, Harry non si “sintonizzerà” su Netflix: nessun rimprovero alla piattaforma streaming o ai creatori – ha precisato il principe -, ma non essendo stato coinvolto in alcun modo e non avendo avuto la possibilità di dire la sua, questa volta non sarà tra gli spettatori.

Tra i punti più controversi dei nuovi episodi, che in questi giorni stanno infiammando il web di polemiche, c’è anche la rappresentazione dell’unione sentimentale tra la principessa Diana e Dodi Al-Fayed. Lo show, infatti, implica ripetutamente che la relazione sia stata architettata da Al-Fayed padre, magnate degli affari egiziano, con lo scopo di ottenere la cittadinanza britannica. L’accusa, già confutata nel 1997, è stata nuovamente smentita da Michael Cole, ex portavoce di Al-Fayed.

Fonte: Yahoo