La natura dell’intelligenza artificiale e delle implicazioni del suo sfruttamento su larga scala sono argomenti che ad oggi stanno catturando sempre più l’attenzione del pubblico. Era quindi inevitabile che la questione tornasse prepotentemente in auge anche nei pensieri dei filmmaker e del panorama cinematografico Sci-fi.
Negli ultimi anni il tema è stato ampiamente affrontato sul piccolo schermo con Westworld, mentre sul fronte cinematografico, dopo la conclusione delle saghe di Terminator e Matrix, questo è stato recentemente ripreso in Mission: Impossible – Dead Reckoning, che in particolare ne ha riproposto gli aspetti più controversi in chiave minacciosamente odierna.
Con The Creator, il nuovo film diretto da Gareth Edwards, già regista degli apprezzati Monsters (2010), Godzilla (2014) e Rogue One: A Star Wars Story, la IA torna indiscussa protagonista di una storia di ampio respiro e dalle grandi ambizioni.
Le vicende del film si sviluppano attraverso una ucronia che vede la realizzazione su scala industriale di robot dotati di intelligenza artificiale fin dagli anni ’50 del ventesimo secolo. Inizialmente concepiti ad uso domestico, nel corso dei decenni acquisiscono un crescente spettro critico ed emotivo affermandosi come una “etnia” a sé stante e integrandosi nella società umana. Tuttavia, nel 2055 in un contesto di crescente tensione e con le IA che arrivano a manifestare per i diritti civili, un’esplosione atomica devasta Los Angeles provocando milioni di morti. La responsabilità dell’accaduto viene attribuito alle IA, le quali vengono bandite dagli Stati Uniti e diventano ufficialmente il nemico pubblico numero uno.
Gli USA iniziano così una guerra globale alla ricerca del quartier generale di Nimata, il misterioso creatore dell’IA, il quale starebbe mettendo a punto un’arma risolutiva. Allo scopo di individuare e neutralizzare la misteriosa arma, il sergente Joshua Taylor (John David Washington) viene inviato sul campo in Nuova Asia, dove le IA vivono perfettamente integrate e in armonia con gli umani. Quest’ultimo tuttavia dovrà mettere in discussione le sue convinzioni, quando scoprirà che la misteriosa arma ha le fattezze di una bambina.
Il nucleo emotivo della storia vive nella contrapposizione tra gli elementi tipicamente umani come l’empatia e l’amore che permeano le IA di ultima generazione, ormai emancipate sul piano emozionale, e la bieca violenza animata dal desiderio di vendetta delle forze militari americane. Un contrasto fortissimo che si manifesta attraverso robot “più umani dell’umano” e soldati che non esitano a integrare a loro volta soluzioni tecnologiche per limitare la caducità del proprio organismo.
Situazione che si riflette nel rapporto tra Joshua e la bambina chiamata Alfie, rispettivamente essere umano e IA, tra i quali nasce una inaspettata chimica. Sebbene John David Washington risulti essere perfettamente calato in questo mondo, le motivazioni personali legate al passato del suo personaggio sembrano tuttavia rendere quest’ultimo sconnesso e distaccato dal dilemma morale imbastito dal film sin dalle sue prime battute. Fattore che, a conti fatti, depotenzia il suo arco narrativo e lascia inevitabilmente un po’ l’amaro in bocca.
Al netto di alcune imperfezioni in fase di scrittura e di un terzo atto fin troppo sbrigativo, The Creator trova uno dei suoi maggiori punti di forza nella vastità e nella vibrante immersività del futuro che porta sul grande schermo. Gareth Edwards realizza infatti un vero e proprio capolavoro di world building, mettendo in scena un’idea molto chiara del 2070 e della sua tecnologia, perfettamente integrata e mimetizzata negli usi della quotidianità. Il tutto impreziosito da alcuni efficaci richiami stilistici a grandi classici come Star Wars e Blade Runner, che si confermano tutt’altro che accessori, inserendosi in maniera perfettamente organica nello storytelling.
Il film ribalta inoltre l’idea della IA come entità incapace di sviluppare empatia – quindi destinata a diventare una minaccia – e ricorda in maniera brutale come l’essere umano sia l’unico vero responsabile del proprio futuro, che rimane ancora nelle sue mani.
Le ambizioni di The Creator tuttavia non si fermano qui. Il conflitto tra USA e Nuova Asia ricalca gli eventi dello scorso secolo aggiornando il bipolarismo tra il capitalismo di stampo occidentale e il comunismo orientale sotto la luce di un nuovo scontro ideologico tra chi reputa le IA un pericolo da eliminare a tutti i costi e chi ormai le considera una indispensabile presenza quotidiana. Il vero pericolo insomma non arriva dal nuovo strumento, ma si cela nella perpetrazione delle stesse dinamiche che hanno portato ai rovinosi conflitti dei secoli scorsi.
Sotto questo aspetto il sci-fi di Edwards può dirsi uno dei blockbuster più coraggiosi mai realizzati. Gareth Edwards non ha infatti paura di limitarsi a semplici parallelismi e porta efficacemente sul grande schermo tutta la paranoia per la sicurezza di stampo statunitense, l’imperialismo selvaggio e la brutalità che eravamo soliti associare alla guerra del Vietnam, toccando inoltre il nervo ancora scoperto dell’11 settembre. Un approccio violentemente radicale che ne fa uno dei film più apertamente antibellici degli ultimi anni.
The Creator insomma, mette tanta carne al fuoco, e lo fa senza paura di risultare scomodo. Il film non dà risposte univoche, ma si preoccupa di mantenere vivo il dubbio e il dibattito sulle responsabilità dell’essere umano, inserendo il discorso dentro un blockbuster avvincente e visionario. In una scena cinematografica dominata dai grandi franchise, Gareth Edwards sforna un’opera originale dalla fortissima personalità che spinge lo spettatore a chiedersi cosa voglia dire essere umani.
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