La rassegna cinematografica Terra Sacra: Il cinema dopo il sisma, ospitata presso l’Auditorium della Mole di Ancona, curata dai giornalisti Maria Laura Ramello e Giorgio Viaro in collaborazione con il festival Corto Dorico, della quale Best Movie è stato media partner, si è conclusa ieri con la proiezione del corto La Bête di Filippo Meneghetti e del film La terra dei figli di Claudio Cupellini, presentato per l’occasione dall’interprete Fabrizio Ferracane, che ha introdotto la serata in collegamento da remoto.
La terra dei figli racconta di un padre e di un figlio che abitano la palafitta di un lago e cercano di sopravvivere a una catastrofe non meglio specificata: i pochi superstiti devono arrangiarsi come possono in una società resa opaca solitudine e dalla violenza, nella quale la parola fiducia è ormai lettera morta e a tutti manca la vita di prima. Ispirato alla graphic novel di Gipi, il film di Claudio Cupellini lavora, a livello stilistico, sull’essenzialità e sul minimalismo di una disperazione senza nome, mostrandoci come il depauperamento della terra sia direttamente connesso allo smarrimento della cura del prossimo.
In uno scenario non meno cupo, anch’esso contrassegnato dalla perduta connessione col respiro del mondo e dalla diffidenza verso i propri simili, si colloca il cortometraggio La Bête di Filippo Meneghetti, ambientato in un villaggio lontano nel tempo e nello spazio, dai contorni tanto foschi quanto quasi mitologici. In una foresta creduta infestata, un bambino cade in una fossa. Suo nonno, un vecchio pastore quasi cieco, cerca di convincere gli abitanti del villaggio ad andare a salvarlo, affrontando l’oscurità della notte e il giogo delle loro reciproche paure…
«Il film, che abbiamo girato vicino Venezia, a Chioggia, sul delta del Po, per me è stato un impegno fisico notevole – ha raccontato Ferracane, ora in sala con due film, Leonora addio di Paolo Taviani e Una femmina di Francesco Costabile, al pubblico anconetano – Non solo per la sveglia molto presto, ma anche perché era difficile anche raggiungere la casa del mio personaggio, Aringo, bisognava fare venti minuti di barca. Quello del film era un mondo in cui anche un coltello o una mela potevano favore un valore enorme e i costumi che avevo addosso suggerivano un passo diverso, un respiro diverso. I personaggi del film sono tutti concreti, reali, e Claudio è un regista straordinario, che si sente, si fa sentire, ti coinvolge. Mi hanno regalato il libro di Gipi dopo il film, ho una grande stima di lui ma non l’ho letto, volevo lasciare che la mia fantasia e tutti gli stimoli che arrivassero dal set potessero influenzarmi senza condizionamenti».
Il ciclo di proiezioni è parte integrate di TERRA VIVA!, il programma di eventi collaterali che accompagna la mostra TERRA SACRA, allestita fino all’8 maggio alla Mole Vanvitelliana.
Foto: Indigo Film, Rai Cinema, Wy Productions