Super Mario Bros. – Il film: idraulico baffuto, sempre piaciuto. La recensione

La nuova avventura in animazione di Mario e Luigi è arrivata sul grande schermo

Super Mario Bros. – Il film: idraulico baffuto, sempre piaciuto. La recensione

La nuova avventura in animazione di Mario e Luigi è arrivata sul grande schermo

super mario bros il film recensione
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Che Super Mario Bros. – Il film, nelle sale dal 5 aprile 2023, sia un film ascrivibile al filone nostalgico e di rilettura dei classici che hanno segnato la tardo Gen X e i Millenials, lo si capisce dai titoli di testa: ancora prima che la nuova avventura di Mario e Luigi abbia inizio, sul grande schermo passa il logo della Illumination e il suono tipico del conto alla rovescia di Mario Kart 64, seguito da quello Nintendo, con i due celebri idraulici “italiani” in grafica 2D intenti a raccogliere monete da un blocco di mattoni sospeso per aria.

Quella che segue, tuttavia, non è un’operazione commerciale strettamente legata all’immaginario anni ’80 e ’90. Per capirlo basta dare uno sguardo alla sala (a molte sale, quantomeno), affollate di giovanissimi che probabilmente non hanno mai tenuto tra le mani il joystick di un NES per giocare al primo liminare Mario Bros., e che neppure hanno mai vissuto in prima persona il passaggio alla grafica 3D con Super Mario 64 nel 1996 e via dicendo. Tuttavia, il vero potere di questo omino coi baffi è quello di essere riuscito a sopravvivere ai tempi, a innovarsi restando sempre assolutamente fedele a se stesso e diventando così un’assoluta icona intergenerazionale. Niente male, per un tipetto che ha iniziato la carriera come carpentiere Jumpman, impegnato a non farsi tirare barili addosso da Donkey Kong (anno domini 1981).

Super Mario Bros. mescola tutta la storia, i personaggi e i momenti che hanno reso così famosa (e redditizia) la saga Nintendo in un unico coloratissimo film che ha chiaro sin da subito cosa vuole essere e non essere: la storia di Mario e Luigi, idraulici italo-americani di Brooklyn alle prese con la loro attività, viene approfondita ma non esageratamente calata in un contesto drammatico altro rispetto alla semplicità delle sue origini. Dopo essere stati risucchiati in un misterioso tubo verde, si ritrovano nel mondo dei funghi e nel castello del drago/tartaruga Bowser, alle prese con una guerra tra regni alla quale contribuiscono come possono e con l’intenzione di ritrovarsi per poter tornare a casa e, classicamente, ritrovare anche se stessi nel mentre. Un obiettivo semplice, così come lo era saltare in testa a un goomba per raggiungere un castello nel quale, si vociferava, venisse tenuta prigioniera una principessa.

E questo è rimasto: il film di Aaron Horvath e Michael Jelenic riesce a mettere tutto insieme senza curarsi ossessivamente di dare spessore alla trama, elemento che forse lascerà il pubblico più adulto sorpreso della palese infantilità degli eventi, ma al contento esalterà chi (grande o piccino) è seduto in sala solo per riassaporare un po’ di quei momenti visti o vissuti sulle ultime generazioni di console. È da vivere così la sequenza di allenamento in cui Mario, per prepararsi allo scontro con Bowser, si ritrova a schivare pale rotanti, piattaforme cedevoli, missili sogghignanti e le immancabili piante carnivore. Così va letto lo scontro squisitamente retrò con Donkey Kong nell’arena. Così, infine, va interpretato il passaggio ai kart e a quella pista arcobaleno. Scene tenute insieme dallo scotch del divertimento senza alte pretese, della nostalgia che tutto avvolge e ridona nuova vita cinematografica.

Rispetto ad un parente stretto come Sonic, questo Super Mario Bros. ha scelto una via ancora meno ibrida: nessun tentativo di calare il piccoletto coi baffi in un contesto realistico, ma avanti tutta con un film d’animazione dal target vasto ma dal tono preciso. In un certo senso, era costretto a partire dal basso: ci sono voluti 50 anni esatti per portarlo sul grande schermo in tutto il mondo in una versione che non venisse poi ricordata come uno dei film farsa della storia del cinema – ma al tentativo di Rocky Morton e Annabel Jankel con Bob Hoskins e John Leguizamo va dato il merito di essere stato il primo film tratto da un videogioco: è anche merito suo se siamo arrivati ai The Last of Us, ai Sonic e tutti quegli altri adattamenti esaltati da pubblico e critica in questi anni.

Dove ha lavorato e innovato di più, il nuovo film su Super Mario, è sicuramente con il personaggio di Peach: in linea con le nuove sensibilità e necessità di rappresentazione sociale, la principessa ora non si limita ad essere un letterale ammasso di pixel bidimensionale da dover salvare, ma anzi è una leader esperta di lotta e tanto caparbia da affrontare senza paura il temibile Bowser (le cui motivazioni sono volutamente ridicole). Il resto è una cornucopia di colori, oggetti e soprattutto musiche che sanno di casa, di domeniche pomeriggio senza compiti o lavoro o addirittura di quotidianità, per chi sta scoprendo solo ora il piacere di seguire un idraulico coi baffi, l’accento simil italiano e le sue strampalate avventure tra funghi, tubi e gusci chiodati impossibili da schivare. “It’s-a me, Mario“, d’altronde, è il suo mantra: what else?

Foto: MovieStills

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