Succede – Francesca Mazzoleni: «I teen-movie non mi fanno paura»

In occasione dell'uscita al cinema di Succede, tratto dal romanzo della youtuber Sofia Viscardi, abbiamo intervistato la regista del film

Succede – Francesca Mazzoleni: «I teen-movie non mi fanno paura»

In occasione dell'uscita al cinema di Succede, tratto dal romanzo della youtuber Sofia Viscardi, abbiamo intervistato la regista del film

La regista Francesca Mazzoleni

Classe 1989, siciliana sbarcata a Roma per studiare regia al Centro Sperimentale di Cinematografia e poi nella vitalissima Berlino per girare i primi cortometraggi, Francesca Mazzoleni debutta ora sulla “lunga distanza” con Succede.

A soli 28 anni si è dunque trovata a dirigere uno dei teen-movie più attesi degli ultimi anni, e lo ha fatto con estremo rispetto di Sofia Viscardi – la youtuber autrice del libro da cui il film è tratto – e delle sue fan, ma anche con tanta voglia di sperimentare e di rischiare.

Per parlare di questo progetto così importante (produce Indigo Film, la stessa casa dietro a tutte le opere di Sorrentino) e così scivoloso (sulla carta il pericolo di farsi etichettare come regista di film per ragazzini c’è), abbiamo raggiunto Francesca al telefono in una delle poche pause della post-produzione tra color correction e mix audio.      

Come sei arrivata a dirigere Succede?
«È un progetto arrivato un po’ dal nulla. La produzione voleva fare un film sull’adolescenza che non fosse filtrato da uno sguardo esterno o troppo adulto, e con un’idea di regia forte. Sono così andati alla ricerca di autori esordienti e, in un processo “un po’ all’americana”, ne hanno incontrati tantissimi per capire quale fosse la visione di ognuno. Nulla, il mio punto di vista rispecchiava quello della produzione, e così sono stata scelta»

E qual era questo punto di vista?
«Un certo naturalismo e una certa delicatezza nel trattare l’adolescenza. Succede è un film non di trama ma di personaggi: era quindi fondamentale la ricerca dei protagonisti, ragazzi che fossero veri, imperfetti, senza patinature. E poi abbiamo voluto innalzare lo stile cinematografico il più possibile, lavorando tantissimo sulle atmosfere, le immagini, su una regia sperimentale».    

Per costruire questo stile visivo hai avuto dei riferimenti particolari? Altri film, altri registi?
«Io amo tantissimo il cinema indipendente americano, per esempio Larry Clark: certo lui racconta un’adolescenza molto diversa e più problematica però il suo realismo senza filtri è un approccio che ho condiviso. E poi lo sguardo femminile di Andrea Arnold. Anche la televisione oggi sta dando degli spunti bellissimi: penso alla serie norvegese Skam, ma anche le recenti The End of the F***ing World o Stranger Things».

Hai detto che la scelta degli attori è stata fondamentale: come si sono svolti i casting?  
«È stato un lavoro enorme. Per quattro mesi abbiamo setacciato i licei e le scuole di recitazione di Milano: volevamo scovare ragazzi nuovi che non avessero alle spalle altre esperienze cinematografiche o televisive. Per Margherita Morchio e Matteo Giuggioli ho avuto folgorazione: li ho adocchiati sin da subito ma poi li ho provinati almeno altre 20 volte per essere sicura. La terza protagonista, invece, Matilda Passera, l’abbiamo trovata durante i casting aperti a BASE Milano a cui hanno partecipato oltre 3000 persone».  

Non essendo attori professionisti, come hai lavorato con loro?
«Abbiamo fatto una sorta di laboratorio di recitazione che è durato un mese prima dell’inizio delle riprese vere e proprie: sono stata contenta che la produzione me lo abbia concesso, è stata un’esperienza molto interessante».

Come si è svolto questo laboratorio di recitazione?
«Insieme alla coach e attrice Claudia Coli, abbiamo fatto prove e improvvisazioni: li abbiamo distrutti! Ma soprattutto abbiamo avuto modo di conoscere Margherita, Matteo e Matilda fino in fondo e, una volta capiti i punti cardinali delle loro personalità, abbiamo ributtato il loro modo di essere dentro la sceneggiatura: questo ha creato un effetto di verità forte, e poi ci tenevo che nel film ci fossero delle emozioni di pancia venute fuori dalle loro improvvisazioni».

Sofia Viscardi è venuta spesso sul set. Ti metteva ansia la sua presenza?
«Assolutamente no, anzi è stato bello averla al mio fianco. Il suo feedback per me era fondamentale: vedere che quello che stavamo facendo le risuonava mi dava sicurezza, e così quando le scene comiche la facevano ridere o quelle più drammatiche la emozionavano o che certo tipo di linguaggio era condiviso, be’, tutto questo era la prova provata che eravamo sulla direzione giusta. Io e lei abbiamo quasi 10 anni di differenza e veniamo anche da mondi diversi però ci siamo trovate bene insieme, cercavo sempre di chiederle consigli sulle musiche, sulla credibilità dei dialoghi e altri dettagli».

La conoscevi già?
«Essendo una delle youtuber più famose d’Italia la conosceva di nome. Il mio primo impatto con lei è stato un giorno di qualche anno fa alla Mondadori a Roma quando mi sono trovata davanti una fila enorme: c’era una calca pazzesca e io non riuscivo a capacitarmi per chi fosse tutto quel casino. Be’, era per Sofia».

Com’è Milano da filmare? Cosa hai trovato di intessente in questa città che non si vede spesso sul grande schermo?
«Mi hanno colpito le aree nuove ancora in costruzione: queste fasi di mezzo, queste zone-cantiere mi affascinano molto e mi hanno ricordato un po’ Berlino, città in cui ho vissuto per diversi anni. Abbiamo girato ad esempio a CityLife, che è una zona ancora in divenire ma già molto vissuta dai giovani che si incontrano lì, seduti sui prati o sulle collinette. Con questi scenari non sembrava neanche di trovarsi in un film italiano. Abbiamo voluto sottolineare il contrasto tra vecchio e nuovo: Succede è una storia di crescita e ci piaceva mostrare il lato nuovo della città che simbolicamente incombe sulla protagonista».

Non avevi un po’ timore esordire con un teen-movie e rimanerne in qualche modo marchiata?
«Grazie per la domanda. Il timore c’era, ma il mondo artistico della casa di produzione (la Indigo Film, ndr) mi ha tranquillizzato: insomma da un’altra parte mi avrebbero chiesto un altro tipo di film. Poi ho avuto una libertà infinita di sperimentare, di fare qualcosa di veramente diverso nel panorama dei teen-movie. L’adolescenza è un’età bellissima da raccontare e mi è piaciuto farlo con un film che è sì indirizzato ai ragazzi, ma di qualità: io odio ghettizzare il cinema e dividere il cinema d’autore da tutto il resto, quindi avere la possibilità di fare un prodotto di qualità per un pubblico vasto è stata una sfida bellissima».

Sofia Viscardi è una nativa digitale super attiva su Instagran, Twitter, YouTube. Tu che rapporto hai coi social?    
«È un mondo che mi ha incuriosito da sempre infatti sono una che, per fare un esempio, aveva Myspace. Però sono cresciuta in un mondo molto diverso da quello di adesso: io ho fatto un liceo senza Facebook e mi ricordo quando è arrivato tutto, dopo. Diciamo che, da un parte, i social mi piacciono; dall’altra li utilizzo con parsimonia solo per quello che mi può interessare come facilitare dei contatti o seguire degli eventi o condividere quello che mi piace. Per quel che riguarda la sfera privata, condivido poco, anche se mi affascina vedere come oggi la divisione tra pubblico e privato stia venendo sempre meno. Ma questa cosa mi intriga studiarla dall’esterno».

A proposito di nuovi mondi digitali, in quanto regista cosa ne pensi della Realtà Virtuale? Hai avuto modo di vedere qualcosa in questo formato? Per esempio Carne y Arena?
«Qui tocchi un tasto dolente: ho cercato un biglietto per Carne y Arena ogni singolo giorno che ero a Milano, sono andata anche alla biglietteria della Fondazione Prada sperando che qualcuno che aveva preparato non arrivasse e poter infilarmi ma non c’è stato verso… Non sono riuscita a vederlo, ed è stata una sofferenza enorme perché amo alla follia Iñárritu. In generale, la Realtà Virtuale è una forma artistica appena nata, quindi come tutte le cose appena nate è stimolante; dal punto di vista personale non ho ancora una chiave di lettura, e ovviamente non metterei mai un muro tra me e la VR anche perché amo la sperimentazione».

Hai citato Iñárritu come uno dei tuoi registi preferiti. Ci sono gli altri?
«Mi piace tantissimo Jacques Audiard, mentre uno dei miei primi amori è stato Fatih Akın. Poi voglio citare anche Korine. Senza dimenticare che sono una “feticista” quindi adoro tutto quello che è il cinema classico, del passato: le mie radici affondano nel vecchio cinema italiano e non ti sto neanche a citare i nomi». 

Tra gli autori italiani contemporanei invece chi ti piace?
«In Italia abbiamo degli autori incredibili: ho appena finito di girare per la Indigo Film, la casa di produzione di Sorrentino, e lui ovviamente è tra questi grandi nomi. Insieme a Garrone, ovviamente: ho studiato e amato il loro cinema».  

IL FILM

Succede uscirà nei cinema il 5 aprile. Il film è tratto dal romanzo d’esordio della YouYuber Sofia Visacrdi: per saperne di più leggi anche la nostra intervista a Sofia.

Foto: Edmondo Annoni, Paolo Raeli

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