Produzioni di genere, under 30. Un fenomeno nuovo che sta prendendo sempre più corpo in Italia. Ci sono giovani registi il cui gusto, la cui raffinatezza, la cui qualità dell’opera è da tenere sotto controllo. Tra le varie produzioni che circolano in Italia e in Europa ricordatevi di un nome: Giada Bossi.
Ha realizzato pubblicità e videoclip per Armani e Maserati, e prima di girare un corto di finzione ha già firmato un contratto per il suo lungometraggio d’esordio. Da un po’ il suo cortometraggio Creatura circola in festival internazionali come quelli di Leuven e di Mecal, e nazionali come Cortinametraggio.
Opera prima forte e coraggiosa, Creatura ha un montaggio non banale dove Nina (Florencia Ronchetti), la protagonista, è una ginnasta che trascorre il suo tempo tra scuola e palestra di ritmica. Introversa, di pochissime parole, la sua timidezza la blocca anche quando incontra Giò (Rebecca Decò), una ragazza che usa i social, ma non solo, per mostrare al contrario la sua sicurezza in sé stessa. Gli adulti circondano il mondo dei giovani, soprattutto dei loro figli, ma sono figure esigenti, personaggi corollari che creano lo spazio dove vivono e si muovono i giovani. Nina, con i suoi occhi grandi, quasi perennemente impenetrabili, sa di non avere amici, di non essere integrata in alcun gruppo. Dopo aver incontrato Giò e subito un rito di iniziazione dalle sfumature soprannaturali, Nina inizia a decidere sempre quasi d’impulso che strada intraprendere, in base ai desideri degli altri e in base al consenso che riesce a suscitare nei ragazzi.
Sembrerebbe, come il titolo suggerisce, un teen horror, ma è piuttosto «un corto» spiega Giada Bossi, «che definirei inquietante, surreale, non autobiografico, anche si nutre della mia storia personale». Girato con un budget alto, di cui la stessa regista è coproduttrice insieme a Withstand Film, il corto ha «una parte di immaginario visivo» continua Bossi, «che mi riguarda, unisce storie che ho vissuto, riproduce l’estetica di una provincia, quella di Cunardo, ancora poca raccontata, perché raramente è stato realizzato un film in quei paesi varesini». Venticinque persone sul set, numerose e diverse location come la cava “spettrale”, tanti giovani attori, anche minorenni, nel film, che non è stato mai volutamente girato con macchina a mano «perché Creatura esplora il senso di inquietudine ed era necessario girare con steadycam e carrelli». Creatura è un corto che ha il sapore del lungo, produttivamente e narrativamente parlando, indaga il tema della manipolazione e dell’ambiguità riuscendo ad evitare la netta divisione tra personaggi positivi e personaggi negativi.
La storia scandaglia, lentamente ma chiaramente, la paura di perdere un ruolo nella propria compagnia di amici, rivela l’esiguo spazio fisico ed emotivo che si ha quando in un paesino di pochi abitanti non si ha scelta di decidere da che parte stare.
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