Saltburn: la regista Emerald Fennell racconta il suo nuovo film, dal 22 dicembre su Prime Video

L’autrice di Una donna promettente, il film vincitore dell’Oscar alla Miglior sceneggiatura originale nel 2021, racconta il suo secondo film da regista

Saltburn: la regista Emerald Fennell racconta il suo nuovo film, dal 22 dicembre su Prime Video

L’autrice di Una donna promettente, il film vincitore dell’Oscar alla Miglior sceneggiatura originale nel 2021, racconta il suo secondo film da regista

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Saltburn, secondo film dell’attrice, regista e sceneggiatrice Britannica Emerald Fennell, dopo il suo debutto con Una donna promettente (Promising Young Woman) nel 2021, racconta l’improbable amicizia tra due studenti dell’università di Oxford nel 2007. Oliver, interpretato dall’attore irlandese Barry Keoghan – tra i protagonisti del film Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh -, è un tipo basso, goffo e mal vestito, mentre Felix, che ha il volto dell’attore australiano Jacob Elordi – interprete di Elvis Presley nel film di Sofia Coppola, Priscilla -, è un ragazzo ricco, alto e bello, che per compassione invita il compagno meno fortunato a passare le vacanze estive con la sua famiglia aristocratica nella loro sontuosa villa, chiamata Saltburn. Completano il cast Rosamund Pike, perfetta nel ruolo della madre di Felix, e Richard E. Grant in quello del padre, mentre Carey Mulligan, già protagonista di Una donna promettente, ha un ruolo di sostegno.

Intendevo fare un film nel genere del gotico britannico, un horror romantico come Dracula (1958), Cime tempestose (1939) e Rebecca (1940). La mia storia si ispira a Ritorno a Brideshead (1981 e film del 2008), Messaggero d’amore (1971), Il grande Gatsby (1974) ed Espiazione (2007). La trama racconta quello che è successo l’estate precedente, quando tutti erano riuniti in una tenuta di campagna, un ambiente claustrofobico come in una casa stregata, avvenimenti da cui nessuno è riuscito mai a riprendersi. Forse perché sono inglese mi interessano gli enormi manieri dell’aristocrazia e della famiglia reale, un genere che è stato esportato con successo da serie televisive come Downton Abbey (2011-2016).”

Prosegue la regista: Volevo parlare di sesso e di desiderio non consumato, della differenza di classe e del potere. Siamo in un momento particolare come esseri umani nel mondo in cui viviamo, e spesso disprezziamo le cose che desideriamo, vogliamo rapporti che non possiamo avere con gente che vediamo su Instagram; invidiamo la vita degli altri, li amiamo e li odiamo allo stesso tempo, in una tensione sporca e sadomasochista che ci fa odiare noi stessi. Allora ho gettato tutto questo in un calderone e ne è uscito fuori questo film irrazionale.”

A proposito dei suoi personaggi, Emerald Fennell aggiunge: “Mi interessava esaminare come solitamente mentiamo profondamente a noi stessi ogni giorno, e provavo una enorme simpatia per il personaggio di Oliver, con cui mi identifico sotto molti aspetti. Oliver soffre di una sindrome di cui soffriamo più o meno tutti, cioè che vorremmo diventare qualcun altro, reinventarci. Oliver aveva lavorato tutta la vita per arrivare a una università come Oxford, su cui aveva fantasticato, che pensava gli avrebbe aperto tutte le porte, poi quando si trova lì capisce che lavorare sodo è considerato un comportamento patetico, e tutto quello che riteneva valesse la pena non lo è. Come facciamo tutti all’età di 18 anni, quando finalmente siamo adulti e iniziamo l’università, vogliamo fare nuove amicizie, sedurre la gente; quindi quando Oliver si trova di fronte a uno come Felix vuole fare le mosse giuste, allora cerca di capire che cosa vuole sentirsi dire e glielo dice. Si tratta di un inganno, ma tutto quello che Oliver fa è completamente normale, lo fanno tutti, solo che lui lo fa meglio degli altri, dà alla gente quello che vogliono e loro sono contenti, fino a che non incominciano a morire.”

L’autrice, che nel suo primo film ha raccontato una vicenda incentrata su una violenza sessuale che ha sconvolto le vite di tutti i suoi protagonisti, spiega: “Nel mio mestiere non faccio giudizi morali sul comportamento dei miei personaggi. Perché non lo ritengo utile, ma ho l’obbligo di dire la verità, il che può sembrare strano quando si parla di un’opera di finzione.”

Quanto alla reazione del pubblico a Saltburn, l’autrice prosegue: “Mi entusiasma il fatto che questo film è concepito per essere visto nei cinema, dove ci si trova in una stanza buia con altre persone, una dinamica di per sé affascinante. E tutte le proiezioni a cui ho assistito hanno suscitato risposte diverse ma sempre viscerali: grida, strilli, rantoli, schifo, disperazione, risate. Proprio come sulle montagne russe.”

Senza spoilerare troppo, possiamo rivelare che Saltburn ci ricorda film come Il talento di Mr. Ripley (1999) con Matt Damon, diretto da Anthony Minghella dal romanzo di Patrizia Highsmith, e Teorema (1968) di Pier Paolo Pasolini con Terence Stamp.

Il film sarà disponibile su Prime Video a partire dal 22 dicembre

Foto Emerald Fennell: Getty (Dominique Charriau)

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