Roberto Recchioni presenta: Carne Fredda, il suo esordio alla regia arriva al Comicon 2022

Per la sua prima volta in questo ruolo, il fumettista e curatore di Dylan Dog ha scelto un'opera horror antologica

Roberto Recchioni presenta: Carne Fredda, il suo esordio alla regia arriva al Comicon 2022

Per la sua prima volta in questo ruolo, il fumettista e curatore di Dylan Dog ha scelto un'opera horror antologica

roberto recchioni comicon 2022

Fumettista, curatore editoriale, scrittore, sceneggiatore, giornalista, critico e ora anche regista: la miglior definizione per inquadrare Roberto Recchioni a tutto campo, forse, è narratore. Qualche sia il mezzo espressivo, ha spesso dato prova di volersi e potersi cimentare con qualsiasi linguaggio artistico. Adesso è arrivato il momento della regia e per farlo ha scelto come esordio Carne Fredda, di cui è stata mostrata una clip in anteprima al Comicon 2022.

Sul menù si legge “opera horror antologica in quattro parti“: non si sa ancora se si tratta di una serie, di un film o di un altro tipo di formato, ma i riferimenti dietro Carne Fredda sono molto chiari. Come raccontato dallo stesso Recchioni al panel della fiera di Napoli, i punti di partenza sono stati due: «Alfred Hitchcock presenta, la serie con episodi da mezz’ora è stata una fonte di ispirazione. C’era una grande componente di scrittura venata dalla sua ironia» è il primo; l’altro «Lo scopone scientifico, quando Sordi si confronta con Bette Davis». In comune hanno soprattutto una caratteristica: «Rientrano nel meccanismo dei ricchi che mangiano i poveri, che sia di denaro o potere, come il sistema divora chi vorrebbe quella ricchezza».

Nello spezzone di Carne Fredda mostrato al Comicon, si intuisce proprio questo rapporto di potere in gioco: la ricca scrittrice Sveva Montaldo (Orsetta De Rossi) troneggia sulla giovane aspirante Anna Alfieri (Chiara Baschetti), in una scena in bianco e nero formale dal punto di vista stilistico ma già evidentemente carica di tensione conflittuale. Inevitabilmente, l’occhio cade nel cercare possibili appigli con ciò che ha reso famoso Roberto Recchioni, ovvero il fumetto: «È un linguaggio in cui hai un controllo molto forte della materia specie da disegnatore, sul set invece devi capire che una volta che ti sei circondato di persone, ti devi fidare – ci racconta nell’intervista dopo il panel – Il cinema è un linguaggio totalizzante, c’è dentro tutto».

Ambientarsi a questo “tutto” è stato da un lato facile, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto delle inquadrature e della narrazione. Dall’altro lato, il rapporto con gli attori e attrici ha rappresentato un’esperienza diversa: «Mi terrorizzava, è l’aspetto nuovo di questo lavoro per me. Ho fatto fatica, ma è stato interessante scoprire che attori e disegnatori sono uguali: hanno le stesse paure e bisogni, sensibilità molto vive e a tratti molto fragili».

Quale che sarà il suo percorso da regista, Recchioni parte da un punto fermo: «Non vorrei sembrare un regista-fumettista però, voglio evitarlo. Ciò che amo di più del fumetto e del cinema è che per quanto sono due linguaggi che ogni tanto si parlano, poi sono molto differenti». Per questo, il curatore di Dylan Dog si dice pronto a mettere da parte qualcosa per questa nuova avventura: «Il mio momento centrale sul fumetto è passato. C’è un momento in cui sei all’apice, oggi non mi sento più in quella fase […] Vorrei essere uno che parte dal livello più basso. Non sto lavorando sulle mie property – come di recente capitato per esempio a Igort e al suo 5 è il numero perfettoSto cercando di creare e vendere storie nuove, mi piacerebbe essere uno che fa una cosa bella e dicono ‘accidentalmente faceva anche fumetti».

I 28 anni di esperienza nel mondo della narrazione, però, gli hanno garantito alcune coordinate valide anche per l’esordio alla regia, così come l’attività da giornalista e critico cinematografico: «Capire il cinema aiuta, ha formato un gusto specifico, sono arrivato sul set con idee chiarissime, fare pochissimo di modo che quel poco che si fa lo si faccia molto bene».

Concetto ribadito anche in un primo aneddoto dal set di Carne Fredda, body horror in cui è stato fondamentale scegliere cosa mostrare e cosa no: «Alcune cose pratiche erano complicate, altre le abbiamo tagliate. C’è però una scena con un braccio mozzato, spesso con gli effetti speciali non si riesce a rendere bene la carne mutilata, quindi abbiamo cercato a lungo attori menomati: rappresenta uno dei momento più duri, perché è un’inquadratura di qualcosa di reale».

Secondo Recchioni, già nel 2022 potremmo riuscire a vedere qualcosa di questa prima opera horror, che costringerà i biografi di Roberto Recchioni ad aggiungere una nuova e diversa voce al suo curriculum, sotto la sezione “esperienze lavorative”.

Foto: Comicon 2022

© RIPRODUZIONE RISERVATA
shortcode