Nicola Nocella su Christopher Nolan: costretti a pensare

Nicola Nocella a ruota libera su Christopher Nolan, su Inception e sul cinema che ti costringe a pensare

Nicola Nocella su Christopher Nolan: costretti a pensare

Nicola Nocella a ruota libera su Christopher Nolan, su Inception e sul cinema che ti costringe a pensare

Inception

«Ci beccavamo nel bando, sopra il Booster, Anna fattura e no, non parlo di buste, mando tutto io, svuota il freezer, c’ho il passaggio assicurato sopra questo diesel».

Cosa vuol dire? Assolutamente niente. Non siete voi a non capirlo, l’ha detto l’artista concettuale\espressionista che l’ha scritta all’altro intellettuale Linus, in diretta radio: “No, zio, non vuol dire niente, sono parole a caso che suonano bene!” E voi l’avete letta cantandola. Per forza. Perché? Perché l’avete ascoltata in Tv, in radio, sui social, negli spot, nel bagno, mentre facevate l’amore, soprattutto quando lo facevate da soli. E voi vi sentite scemi a non capirla. Io no. Io ho deciso di sentirmi scemo con un motivo. Un motivo vero, che mi facesse sentire scemo per davvero, pur sforzandomi in tutti i modi di non esserlo. 

E allora mi sono appassionato a Nolan e l’ho messo lì, tra i miei registi preferiti. E ogni volta che azzecco la parola alla ghigliottina, all’eredità, subito dopo riguardo Inception per vedere se sono migliorato. E no, sono sempre scemo. Ho visto Inception in un cinema parrocchiale a Orte, quando è uscito. Ero con persone che non conoscevo, ero lì per un festival. Alla fine delle due ore e ventotto, ho guardato il tizio accanto a me. Fa una di quelle facce che vogliono dire “Non ho capito davvero un caxxo” e poi dice tronfio: “Che capolavoro!”. Lo guardo. Interdetto. Gli chiedo : “Ma la trottola si è fermata o no? O non me ne sono accorto io?”. Mi guarda. “Che trottola?”. Bene così.

Io, al capolavoro, guardando Inception, ho urlato sottovoce più volte. L’ho guardato e riguardato, innamorandomene ogni visione un po’ di più. Ho pensato a DiCaprio che non voleva nemmeno lavorare con Nolan, ho pensato agli attori a cui non veniva consegnato lo script e che potevano leggerlo solo in ufficio da Nolan, che ogni volta tornavano a casa con la faccia del tizio di Orte, ho pensato a Nolan che scrive 80 pagine di sceneggiatura e poi si stufa, la molla, e gira un Batman a caso della trilogia, che tanto sono tutti uguali. Ho pensato che anche io giro con un totem in tasca: un piccolo Optimus Prime che mi ricorda che no, io sono sempre nel mondo dei sogni. Non mi svegliate.

Ho pensato che, quando scrivi un film, ti dicono che il film sarà vincente se riuscirai a raccontarlo in un rigo e mezzo, e poi ho controllato su wikipedia la trama di Inception e ci vogliono 3500 parole per raccontarne un sunto: quasi cinque pagine. Ho pensato che la parte sulla neve mi sembra totalmente inutile per lo sviluppo della trama, ma poi ho capito che te lo allunga fino a due ore e ventotto, e due minuti e ventotto dura il brano di Eidth Piaf che rimbomba in ogni arrangiamento possibile per tutto il film. Ho pensato. Ed è questo che fanno i film di Nolan. Ti fanno pensare. Ti macinano dentro la testa, la pancia, le viscere e creano, distruggono, propongono, ti ammaliano e poi ti tradiscono. E ti lasciano lì, a pensare. A farti una tua opinione. Lui rifiuta di fare i commenti audio, rifiuta di spiegare le cose. Rifiuta di dirti perché ha scritto una cosa in un modo, e perché poi l’ha girata così. Rifiuta di usare il 3D e la computer grafica, perché i sogni devono sembrare reali. Ma si fida di te, spettatore, e ti affida il film. Si fida del fatto che tu capisca che il bene e il male sono concetti fluidi, e si fida del fatto che tu possa decidere, alla fine di tutto, da che parte stare.

Ti costringe a pensare, perché quando guardi un film di Nolan sei circondato dal pensiero. E bluffavo per farvi sorridere, prima, non vi sentirete scemi, guardando un film di Nolan. Vi sentirete meglio. Fate girare la trottola, cominciamo.

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