Natale a tutti i costi ha due particolarità: non solo è stato il primo film di Natale con Christian De Sica ad approdare direttamente in streaming su Netflix, senza intercettare il passaggio nelle sale, ma è anche un non cinepanettone e, probabilmente, il primissimo caso cinematografico nel quale De Sica mette da parte i consueti toni farseschi e le volgarità premute sul pedale dell’acceleratore tipiche dei suoi prodotti natalizi, per abbracciare qualcos’altro e regalarsi, per le feste, una parentesi più distensiva.
Natale a tutti i costi, remake di una commedia francese™ come spesso capita a tante nostre operazioni di sistema (lo era anche Poveri ma ricchi), vede due genitori stanchi e invecchiati, Carlo e Anna (De Sica e Angela Finocchiaro) fare i conti col fatto che i figli non ne vogliono più sapere di andarli a trovare, e inventano qualunque tipo di scusa lavorativa e personale pur di evitarli. La coppia di coniugi mette dunque a segno un malefico piano a prova di bomba per provare a farsi considerare nuovamente: finge di aver ereditato da una defunta zia sei milioni di euro, così da attirare la prole con le sirene di un tornaconto economico.
Se la madre cavalca questa bugia con una vitalità sorniona e acidula, naïf e strampalata, atteggiandosi con stilettate e vezzi improvvisamente snob e altezzosi (Finocchiaro è eccellente, come sempre, nel gestire tempi e spartiti comici del suo personaggio), a De Sica tocca curiosamente la parte più dimessa, malinconica e disincantata, quella di chi in fondo è convinto che si tratti di una pericolosa e controproducente facezia destinata a creare soltanto grattacapi ancora più grandi, ma alla fine si ritrova anche lui a prestarsi più o meno di buon grado alla recita sotto l’albero (le consuete battute “da cinepanettone”, pur presenti, sono inserite in contesti più verosimili, e c’è anche un momento in cui il De Sica personaggio sembra parlare al De Sica attore di tutta una vita sbottando: «Questo Natale mi perseguita!»).
Tutto il contorno confluisce in una commedia esile ma sufficientemente agrodolce quando non addirittura amarognola, dalla morale ovviamente squisitamente natalizia e familiare, sul denaro e i rapporti umani, ma con un preciso senso del grottesco chiamato a smussare il buonismo. Un coté che getta un’ombra abbastanza inquietante in particolare sui trentenni di oggi (non che ce ne fosse bisogno), schiacciati da datori di lavoro in cui la ridicola intransigenza coincide con una vena ridanciana orribilmente schizofrenica e sfiatata e inutilmente umiliante e asimmetrica, da compagni di vita che si arrabattano anche come compagni di lavoro (con magri risultati) e da una mesta, goffa deprimente precarietà sentimentale e privata.
I due attori chiamati a interpretarli, Claudio Colica (del noto duo comico Le Coliche) e Dharma Mangia Woods, non si limitano a tenere botta alla granitica coppia composta da De Sica & Finocchiaro, ma riempiono di autentico disagio i loro personaggi, spingendo dunque il ritratto di famiglia, pur con tutti i limiti e gli schematismi imposti dal taglio non cinematografico dell’operazione, verso una qualche forma di sferzante e a tratti caustica rilevanza socio-realistica.
Foto: Colorado Film, Sony Pictures International, RTI
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