Il nome di Mark Ruffalo è oggi conosciuto in tutta Hollywood, ma non è stato sempre così per l’interprete di Hulk del Marvel Cinematic Universe. Prima del successo nel mondo dei cinecomic, l’attore 55enne ha dovuto affrontare una lunga e faticosa gavetta, con non poche difficoltà. In una recente intervista, Ruffalo ha ricordato la sensazione di sentirsi ignorato e snobbato dagli studios nei primi anni 2000, citando il caso esemplare della sua audizione per il thriller Zodiac di David Fincher.
«Gli studios non mi cercavano – ha raccontato l’attore -. Non mi dimenticherò mai quando ero in trattative per il mio ruolo in Zodiac. Il responsabile della negoziazione per conto dello studio ha detto al mio manager: “Senti, non ci importa un c***o di Mark Ruffalo. Non lo vogliamo nemmeno in questo film, perciò questa offerta è prendere o lasciare».
Proprio per questo, la possibilità di interpretare Hulk nel Marvel Cinematic Universe è stata per l’attore come un fulmine a ciel sereno: «Il fatto che Joss Whedon sia venuto da me proponendomi il personaggio di Hulk è stato completamente inaspettato. È una parte difficile, un personaggio che non vuole fare ciò che tutti si aspettano da lui. Come interpretarlo in maniera credibile? È quasi un trabocchetto. Quando ho letto lo script ho pensato: “Potrebbe fare al caso mio”».
Oggi, per Mark Ruffalo è importante non lasciarsi limitare dal ruolo che lo ha reso famoso. Tra i suoi prossimi progetti, dopo la miniserie Netflix Tutta la luce che non vediamo, ci saranno infatti film molto diversi come Poor Things di Yorgos Lanthimos e Mickey 17 di Bong Joon-ho.
«Nel mondo del cinema, se sai fare bene una cosa, ti assoceranno soltanto a quella – ha spiegato l’attore – Verranno da te con lo stesso personaggio ancora, e ancora e ancora. E per me è stato importante dire “no”. La mia carriera non andrà così. Farò il possibile affinché il pubblico mi veda in ruoli differenti, così da fare molte cose diverse nel corso degli anni».
Fonte: Variety
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