In questi giorni Malcolm McDowell è ospite al Torino Film Festival e, nella cornice del capoluogo sabaudo, ha avuto occasione di esprimere quello che secondo lui è lo stato attuale del cinema internazionale.
La star di Arancia Meccanica si è scagliata in particolar modo contro le produzioni targate Marvel Studios, aggiungendo la propria voce a quella di coloro che considerano il panorama attuale, dominato dai cinecomics, come deficitario sul piano della qualità:«È un peccato come stiamo progressivamente perdendo i film basati sui personaggi, e non voglio vedere i film realizzati col green screen fino alla nausea. I miei bambini li amano e va bene, c’è spazio per loro, facciamoli! Ma bilanciamolo anche con un po’ di contenuti per adulti»
Il settantanovenne attore britannico, ha poi aggiunto: «Quello che sta accadendo è che è quasi impossibile realizzare un film indipendente. È sempre stato difficile, naturalmente, ma non è mai stato impossibile. Ma ora a causa dello streaming…lo streaming è dove vanno a finire i film indipendenti!».
Negli ultimi giorni sull’argomento cinecomics si è espresso Samuel L. Jackson, volto di vecchia data del Marvel Cinematic Universe nel ruolo di Nick Fury, per rispondere alle parole di Quentin Tarantino, secondo il quale gli attori della Marvel non sarebbero delle vere star del cinema.
Se questo può sembrare un concetto un po’ estremo, c’è da notare come molte star negli ultimi tempi abbiano espresso perplessità circa l’esteso uso del green screen nella realizzazione di film ad alto tasso di effetti visivi digitali. Recentemente Christian Bale, reduce da Thor: Love and Thunder aveva definito questo particolare aspetto come un’esperienza monotona:
«È la prima volta che lo faccio. Voglio dire, è decisamente monotono. Ci sono delle brave persone e altri attori che hanno molta più esperienza di me in tal senso. Riesci a differenziare un giorno dall’altro? No. Assolutamente no. Non hai idea di cosa fare. Non riuscivo nemmeno a distinguere una fase da quella successiva».
Le parole di Bale hanno fatto eco a quelle di Benedict Cumberbatch, amato interprete di Doctor Strange, secondo il quale a causa del contesto di produzione sarebbe effettivamente complesso raggiungere una certa profondità emotiva:
«Non è una sorta di palestra di recitazione dove ti spogli di vari strati per rivelare una sorta di strato-verità definitivo. Si lavora anche per questo, ma nell’emozione di fare un film enorme come The Avengers per esempio, può essere difficile ottenere quel momento di emozione che ti lascia assolutamente inchiodato in soli cinque minuti, perché questo è tutto il tempo che hai a disposizione a causa di tutte le cose enormi che accadono intorno al tuo personaggio.
In questo caso, non si tratta di un enorme sviluppo del personaggio, si tratta di come servire la storia bilanciando al tempo stesso l’integrità di una parte ormai molto amata del MCU. Così imparo in ogni lavoro».
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Foto: GettyImages / Stefano Guidi
Fonte: IndieWire
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