Rileggendo La mia vita disegnata male di Gipi, pubblicata da Coconino Press, si finisce in un turbinio di incertezze e pensieri, di ansie e paure; il passato è un’ombra che non va mai via, e il presente è una pausa tra due momenti diversi che non siamo in grado di distinguere. Gipi si racconta, e noi lo ascoltiamo. Dalla prima all’ultima pagina. E dentro, un po’, ci siamo anche noi. Perché i più bravi fanno proprio questo: parlano di se stessi per parlare di tutto il mondo, e non hanno bisogno di toni accondiscendenti per farsi capire;
la loro verità è evidente per tutti.
A parte la storia, però, ne La mia vita disegnata male c’è anche lo stile di Gipi, che è dinamico, veloce e vorace. Trattini, bianco e nero. Poi all’improvviso arrivano i colori, e tutto acquista un’altra dimensione e un altro spessore. Sogno, confessione, realtà.
I protagonisti di Sunny di Taiyo Matsumoto (J-Pop) sono orfani. Quando giocano si nascondono nella carcassa di una vecchia auto e fanno finta di essere altrove e di essere altre persone. In questo manga, ci sono il dolore di una solitudine mai voluta e il calore dell’amicizia. Ogni volume è come il pezzo di un puzzle più grande: e aggiunge, migliora, offre nuovi spunti e nuove idee. Il racconto diventa sempre più profondo e sentito; i sentimenti si uniscono alla durezza dei fatti, e un gruppo di bambini si trasforma in un gruppo di piccoli adulti. Hanno la stessa consapevolezza e la stessa decisione, nello sguardo si legge la stessa durezza. Sanno benissimo quando smettere di giocare e iniziare a vivere davvero.
Poi c’è Giorni felici di Zuzu (Coconino Press). Un vortice di dubbi e di passioni. È la storia di una ragazza, certo, e di tutti quelli che non sanno che cosa fare della propria vita, che non conoscono ancora la strada che prenderanno; ed è la storia di un dolore – fisico, ma soprattutto mentale – che non è facile da spiegare. È un libro enorme, Giorni felici. Le vignette sono finestre ritagliate con cura, precise, squadrate, piene. Il flusso della narrazione si sovrappone al flusso di coscienza della protagonista, e quindi, a
un certo punto, ci ritroviamo nei suoi panni, con gli stessi pensieri e le stesse idee, e con un senso di inadeguatezza e di angoscia diffuso, colorato appena da una punta di speranza. Zuzu ci parla della felicità, della felicità vera: e noi sappiamo che ascoltarla è importante. Perché possiamo imparare qualcosa. Anche senza citare i classici e i grandi nomi, senza citare i successi commerciali più importanti, i fumetti dimostrano ancora una volta la
loro profondità e intelligenza.
Sono opere umane, fatte da persone: si esprimono nella stessa lingua di libri, film, serie tv e videogiochi. Non sono, come dice qualcuno, banali. Non sono letture povere e approssimative. I fumetti possono essere mattoni fondamentali per la formazione delle persone e per la maturazione delle loro coscienze. Grazie al disegno, riescono ad affiancare l’immaginazione del lettore e a guidarla in una direzione precisa.
I fumetti sono una cosa serissima: e non vanno sottovalutati.
© Coconino (2), © J-Pop (1)
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