Al Napoli Comicon oggi è il giorno della Principessa Guerriera Lucy Lawless. Arrivata in fiera per presentare il finale di stagione (la terza) di Ash Vs Evil Dead, proprio da oggi disponibile su Infinity, abbiamo avuto l’occasione di fare quattro chiacchiere con l’attrice neozelandese, che nonostante la longeva e splendida carriera, per molti di noi rimarrà scolpita nell’immaginario come Xena, la signora della guerra dell’omonima serie tv, vero cult degli anni Novanta.
Troverete l’intervista completa nel numero di BestMovie di giugno, intanto di seguito un piccolo assaggio.
Sei qui per presentare Ash Vs Evil Dead, com’è lavorare con un signore dell’horror del calibro di Sam Raimi?
Sam è un amico, lavorare con lui è bello soprattutto perché poi invita tutti ai suoi barbecue. Si professa un ottimo cuoco ma il più delle volte brucia tutto quel che mette sulla griglia (ride). È anche un grande amante del vino, una volta mi ha fatto arrivare delle bottiglie fino in Nuova Zelanda.
Nella tua vita hai preso parte a molte serie tv memorabili, ma ad averti fatto conoscere al mondo è stata la serie tv Xena.
A Xena sarò sempre grata perché mi ha dato tutto quello che ho oggi, ma se c’è un personaggio che mi è rimasto nel cuore e che ho amato interpretare è quello di Lucrezia in Spartacus. Era un ruolo davvero sfaccettato e complesso, e mi vedeva protagonista di alcune scene difficili da girare, soprattutto in un set dove conoscevo tutti da almeno 30 anni. In più da moglie del produttore (il marito è il produttore Robert Taparet) sapevo che avrei in qualche modo dovuto dare il buon esempio e che se mi fossi rifiutata di girare certe scene anche gli altri l’avrebbero fatto.
Per molti tu sei un’icona femminista, senti la responsabilità di aver educato una generazione alla parità tra uomini e donne?
Sono diventata un simbolo del femminismo perché per la prima volta in una serie – ma era già accaduto al cinema con il personaggio di Ripley in Alien – si è deciso di dare a una donna un ruolo che era stato pensato e scritto per essere interpretato da un uomo. Il mio personaggio è infatti un uomo nel corpo di donna, non so se questo sia femminismo, ma ha contribuito all’idea di uguaglianza, parità, tutte cose che per me dovrebbero ormai essere date per scontate, anche se purtroppo non è così.
Questo è stato l’anno degli scandali sessuali a Hollywood. Tu hai mai avuto brutte esperienze? Che ne pensi del movimento #metoo?
La risposta a questa e a altre domande nel numero di giugno!
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