Al sesto giorno della Festa del Cinema di Roma, semplicemente l’arte. Tra i titoli protagonisti della manifestazione è stata infatti la volta del nuovo lavoro – il quattordicesimo – di Michele Placido, che ha regalato al pubblico in sala un nuovo sguardo sulle opere e sulla vita del più grande e rivoluzionario pittore italiano del XVII Secolo. L’Ombra di Caravaggio dipinge un Michelangelo Merisi ribelle, scandaloso e indipendente, raccontato dal regista con uno sguardo che lo pone a metà tra l’icona artistica del XVII secolo che tutti conosciamo e un precursore di quello spirito anticonformista, tra genio e sregolatezza, che caratterizza una vera e propria rockstar.
Siamo nel 1600. Caravaggio si rifiuta di seguire le regole dettate dal Concilio di Trento per tracciare le coordinate esatte della rappresentazione dell’arte sacra. Dopo aver appreso che il pittore usa nei suoi dipinti sacri prostitute, ladri e vagabondi, Papa Paolo V decide di commissionare a un agente segreto del Vaticano una vera e propria indagine, per decidere se concedere la grazia che l’artista chiede dopo la sentenza di condanna a morte per aver ucciso in duello un suo rivale in amore. Così l’Ombra, questo il nome dell’investigatore, avvia le sue attività di inchiesta e spionaggio per indagare su quella figura che affascina, sconvolge e sovverte. Un’Ombra che avrà nelle sue mani potere assoluto, di vita o di morte, sul destino di un genio.
Sono quattro anni che Michele Placido lavora a questo film. Ma in realtà, come ha raccontato in conferenza stampa, il progetto è stato costruito su un’idea nata addirittura 53 anni fa. «Quando ero ragazzo, nel ’68, periodo delle manifestazioni studentesche, trascorrevo il tempo a parlare con altri artisti all’ombra della statua di Giordano Bruno. E attraverso alcuni amici, quando sono arrivato a Roma ho scoperto Caravaggio. Dunque io e un mio amico di accademia abbiamo immaginato un testo teatrale in cui Caravaggio incontrava Giordano Bruno. Pensate quanto tempo è passato. Poi, cinque anni fa, quando ho parlato nuovamente di questo progetto, è stato ben accolto. Ma serviva ancora un’idea. E l’idea è stata quella dell’Ombra. L’Ombra di Caravaggio, questo personaggio che per conto del Vaticano vuole capire cosa c’è dietro quei quadri e cosa rappresentano. Ciò che, come i Cardinali avevano capito subito, avrebbe potuto rendergli la vita difficile.»
L’ombra è in effetti uno dei personaggi più intriganti del film. E in un certo senso, con le sue indagini sul conto del protagonista, rappresenta il vero motore della vicenda. «Lui è un prete integralista, un reazionario», ha dichiarato il suo interprete Louis Garrel. «Di fronte all’avanguardia, siamo un po’ tutti reazionari e pronunciamo frasi come “non si può fare così”, oppure “la vita non è così”, o magari “prima era meglio”. Diciamo che l’Ombra è un fascista, e il fascismo nasce dalla paura e dal conformismo. Allora, per interpretarlo, ho cercato di trovare dentro di me qualcosa che somigliasse a queste reazioni fasciste.»
Caravaggio, quasi anticipando una visione pasoliniana dell’arte, mette gli ultimi al centro dei suoi dipinti, ritraendo nelle opere sacre poveri, delinquenti e soprattutto prostitute. Secondo Placido, sono state loro la più grande fonte d’ispirazione del pittore. «Queste donne, dal punto di vista artistico e della compagnia, lo hanno sicuramente ispirato più dei personaggi maschili. Sono state le sue vere compagne, pur essendo omosessuale. Lui in generale riusciva a farsi capire più dalle donne che dagli uomini.»
Una di queste figure femminili, Costanza Colonna, porta il volto di Isabelle Huppert. «Lei è un personaggio incredibile. Lei lo conosce fin da quando era un bambino e lo accompagna attraverso tutti gli stadi della sua vita e tutte le fasi dell’amore, dell’affetto», ha spiegato l’attrice, mettendo in luce proprio il rapporto, durato decenni, che legava la donna a Michelangelo Merisi. «Il suo è inizialmente un amore materno, poi si trasforma in affetto, poi in un amore più estetico. Lei riconosce davvero la sua supremazia estetica, ma anche la portata politica della sua opera. Tutto sommato si riconosce nella ribellione di questo artista e nella sua volontà di trasgredire, ci vede se stessa.»
Un po’ come il protagonista Riccardo Scamarcio, che nell’interpretare Caravaggio è stato in grado di trovare dei punti in comune tra la propria vita e quella del pittore. «Non avevamo molti elementi per capire come fosse. Potevo basarmi solo su fatti storici, come ad esempio che si fosse macchiato di un delitto, dunque avevo poco da poter imitare. Piuttosto potevo immaginare. Sicuramente io e Michelangelo Merisi abbiamo dei punti di contatto: il fatto di essere due provinciali e di essere arrivati a Roma perché mossi da una passione autentica, che per me è quella del cinema e per lui quella della pittura.»
Tornando alla dimensione “pop” con cui il film dipinge l’artista, Scamarcio ha rivelato di accostare Caravaggio a una delle più grandi icone della storia della musica rock: «Ho subito pensato che questo personaggio fosse come Elvis Presley. Il mio riferimento era Elvis. Un ragazzo di provincia con una grande energia, una grande passione, un grande talento e rigore nei confronti dell’arte. All’epoca la pittura era il mainstream, non c’era altro, non c’era la fotografia, non c’erano la radio, la televisione o il cinema. I quadri erano potentissimi perché parlavano all’inconscio. E per primo quest’uomo ha rappresentato le immagini sacre in un modo completamente diverso.»
L’Ombra di Caravaggio arriverà nelle sale il 3 novembre.
Foto copertina: Getty (Daniele Venturelli)
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