Boy, that escalated quickly! Tocca ricorrere al meme di Ron Burgundy per sintetizzare cosa è successo nel finale della seconda stagione di Loki, una serie che per la verità non si è fatta particolarmente apprezzare prima dei fuochi d’artificio dell’ultima puntata. Una destinata a cambiare per sempre la storia del personaggio e avere un profondo impatto anche nel resto dell’universo Marvel. Prima di addentrarci, però, una pratica allerta spoiler.
ATTENZIONE! Contiene spoiler sulla puntata 2×6 di Loki
Rapido riassunto: dopo una prima stagione a cercare di distruggere la TVA, Loki in queste puntate si è dannato per salvarla. L’uccisione di Colui che Rimane ha destabilizzato la Sacra Linea Temporale e la sua distruzione comporterebbe l’arrivo di un’infinità di varianti di Kang il Conquistatore e una nuova guerra del Multiverso destinata a cancellare ogni cosa. Gli sforzi per impedire che tutto collassi sono però vani: il Telaio Temporale che gestisce le varie ramificazioni è in sovraccarico e non sembra esserci modo per riuscire ad ampliarne la potenza.
Loki, che ha imparato a controllare i salti temporali, viaggia continuamente indietro nel tempo per cercare di risolvere la situazione, spendendo diversi secoli per imparare tutto il possibile sui meccanismi della Time Variance Authority, ma nulla da fare. Capisce allora che bisogna tornare all’origine del problema e impedire a Sylvie di uccidere Colui che Rimane. La variante di Kang è però consapevole che Loki stia continuamente vivendo quel momento, combattuto sul da farsi perché l’unico modo per fermare Sylvie è ucciderla. Bloccato nel loop temporale che in ogni caso prevede la salvezza della Sacra Linea Temporale e quindi la vittoria del villain, capisce che per risolvere l’equazione bisogna cambiarla.
Da qui la drastica scelta nel finale dell’episodio Gloriosi Propositi: Loki assume la sua forma divina, distrugge il Telaio Temporale, apre uno squarcio al suo interno e trascinando con se tutte le ramificazioni nelle quali riesce a infondere il suo potere arriva a sedersi sul trono che fu di Colui che Rimane, diventando a conti fatti il nuovo Signore del Tempo o, per meglio dire, il Dio delle Storie – un titolo che ha acquisito anche nel corso della sua lunga storia a fumetti.
Fuori dal tempo e dallo spazio, ora è lui a garantire l’esistenza delle linee temporali, l’equilibrio multiversale e a impedire l’arrivo dei Kang. La Sacra Linea Temporale è stata riconvertita in una sorta di albero che ricorda chiaramente il leggendario Yggdrasil, l’albero del mondo che sorregge i Nove Regni della mitologia norrena. La TVA continua ad esistere, riconvertita in una realtà che dà la caccia ai Kang (e quando si fa menzione di una variante vicina all’universo 616 il riferimento è a quella sconfitta in Ant-Man and the Wasp: Quantumania), mentre Mobius e Sylvie sono liberi di vivere la vita che preferiscono.
Il destino di Loki invece è dolceamaro: l’ex Dio dell’Inganno ha compreso che il vero glorioso proposito della sua esistenza era incarnare questa figura fondamentale per l’equilibrio multiversale, sacrificando se stesso ad un’esistenza in solitudine e lontano dalle persone a cui ha imparato a voler bene. Un finale toccante, drammatico e che rende massimo onore all’arco narrativo del personaggio interpretato da Tom Hiddleston.
Personaggio che, ora, assume un ruolo ancora più importante nell’economia dell’universo Marvel: dal momento che sappiamo che ad un certo punto le varianti di Kang il Conquistatore si daranno battaglia, viene da chiedersi che cosa succederà al Dio delle Storie diventato un Telaio Temporale vivente. Lo rivedremo in qualche altro film o serie prima di Avengers: The Kang Dynasty o Secret Wars? Domande per il prossimo futuro, per ora i fan possono limitarsi a trattenere una lacrimuccia e a salutare con onore il nuovo Dio al centro di tutto.
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Foto: Marvel Studios
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