La società della neve, survival thriller diretto da J.A. Bayona (The Orphanage, The Impossible), presentato come film di chiusura dell’80esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia [QUI LA NOSTRA RECENSIONE], sta spopolando in questi giorni in cima.
Il film è stato selezionato per rappresentare la Spagna agli Oscar 2024 e ha vinto l’Audience Award al San Sebastian Film Festival nella sezione Perlak, dove ha ottenuto la votazione più alta della storia del premio. Di recente è uscito su Netflix, dov’è disponibile dallo scorso dallo scorso 4 gennaio 2024, e anche gli spettatori italiani stanno avendo modo di vederlo in gran numero.
Sul colosso di streaming on demand è al momento il film più visto (seguono, nella top ten nel momento in cui scriviamo, Per tutta la vita, È per il tuo bene, Il giorno più bello, Wonder, Father Stu, Civiltà perduta, Top Gun: Maverick, Il Mondo dietro di te, Rebel Moon) e i motivi di attrazione per recuperarlo non mancano di certo: sia per la confezione indubbiamente spettacolare e di livello, sia per l’incredibile storia vera che racconta.
Ispirato al disastro aereo delle Ande del 1972, La società della neve narra infatti di un’epica vicenda di sopravvivenza in condizioni estreme. Si tratta di un adattamento dell’omonimo libro di Pablo Vierci, che raccoglie le testimonianze reali di 16 sopravvissuti al catastrofico evento.
Nel 1972 il volo 571 delle Forze aeree dell’Uruguay con a bordo una squadra di rugby diretta in Cile precipitò infatti su un ghiacciaio proprio nel cuore delle Ande. Allo schianto sopravvivono solo 29 dei 45 passeggeri, che si ritrovano in uno degli ambienti più ostili al mondo e obbligati a ricorrere a misure estreme per poter restare in vita, resistendo per oltre due mesi ad avversità come tormente e valanghe, senza contare l’estrema privazione di cibo e acqua.
«Pensavo di conoscere questa storia, ma non era vero – ha detto il regista in conferenza stampa a Venezia lo scorso settembre – Sentivo come regista di avere la necessità di raccontare questa storia, ma poi ho iniziato a parlare con i sopravvissuti e a parlare con Pablo Vierci, autore del libro, e ho avuto l’impressione che anche loro avessero bisogno di raccontarla di nuovo. C’era bisogno di chiudere qualcosa».
I diritti del libro sono stati acquisiti nel 2011, ma il film è entrato in produzione solo cinque anni dopo, nel 2016, con le riprese che hanno avuto luogo in Sierra Nevada, in Spagna, per ricostruire gli ambienti in cui si consumò la tragica vicenda. «Quando avevamo dei dubbi – ha specificato il regista spagnolo – prendevamo il telefono e chiamavano i veri sopravvissuti. Avvicinarci a quello che avevano vissuto è stato un esercizio di empatia. Il casting è stato realizzato durante la quarantena, ma io mi trovavo in Spagna. L’Uruguay è un paese piccolo, con un’industria cinematografica limitata, per cui abbiamo esteso la nostra ricerca all’Argentina. In Uruguay abbiamo dovuto trascorrere la quarantena con gli attori, dopodiché siamo andati in Argentina: ciò ci ha uniti molto».
Diretto da J.A. Bayona, il film è prodotto da Belén Atienza, Sandra Hermida e J.A. Bayona. Il cast è composto da attori dell’Uruguay e dell’Argentina, molti dei quali alla loro prima esperienza cinematografica. Tra loro troviamo: Enzo Vogrincic, Matías Recalt, Agustín Pardella, Esteban Kukuriczka e Tomas Wolf. La sceneggiatura è firmata da J.A. Bayona, Bernat Vilaplana, Jaime Marques e Nicolás Casariego, mentre il direttore della fotografia è Pedro Luque.
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