Partiamo da un Oscar, questa volta.
Era il 2013 quando il Torino Film Festival spiazzò tutti con la proiezione di un film polacco. Si intitolava Ida ed era diretto da Paweł Pawlikowski. Del regista se ne parlava bene tra critici e amanti dei festival. Aveva iniziato con la regia di cortometraggi, poi aveva girato lunghi. Nessun suo lavoro era “dimenticabile”. Ma in Italia lo spazio per lui era stato quasi nullo. Così Torino lo seleziona (Ida aveva già vinto al London Film Festival) e gli spettatori rimangono folgorati. Un film in bianco e nero con protagonista una bellissima suora che scopre le sue radici. E anche i suoi desideri. Vince tutto, a partire dai Bafta (gli Oscar inglesi) fino all’Oscar come Miglior film straniero (solo quest’anno la categoria è diventata Miglior film internazionale). Ida, direte, però è un lungometraggio, cosa c’entra in una rubrica dedicata ai corti? C’entra per due motivi importanti.
Il primo è che Paweł Pawlikowski ha realizzato almeno quattro shorts prima di arrivare a un lungo di finzione. Il secondo è che il Torino Film Festival (che quest’anno si svolgerà dal 26 novembre al 4 dicembre), uno dei festival più importanti in Italia per gli autori esordienti, sa scegliere bene i suoi lungometraggi ed è pronto a inaugurare una nuova idea.
Quest’anno il festival, diretto per la seconda volta consecutiva da Stefano Francia Di Celle, propone una formula diversa. La sezione competitiva degli International Shorts, oltre ad arricchirsi di 14 titoli, due in più rispetto all’edizione on-line del 2020, sarà abbinata ai lungometraggi in concorso e sarà riconoscibile per la parità di genere: sette registe donne concorreranno con sette registi uomini. «Abbiamo pensato di creare dei veri abbinamenti tra cortometraggi e lungometraggi», spiega Daniele De Cicco, responsabile del Concorso International Shorts del TFF. «Li accosteremo per affinità, differenza, o perché l’uno evoca l’altro. L’importante è che ci sia tra i film un nesso anche fragile. Corti e lunghi sono prodotti distinti, ma in qualche modo dialogano. Questo sarà il nostro primo esperimento, anche se l’abbinamento tra corto e lungo era un’idea della scorsa edizione. Abbiamo ricevuto tanti corti interessanti che manifestano il talento notevole degli esordienti. Per noi uno degli elementi di selezione è il riconoscimento di un impianto produttivo, di un lavoro che parte dalla creatività dello script ma che costruisce anche le condizioni tecniche perché i registi possano esprimere pienamente la loro arte. Come è successo con A Better You dell’irlandese Eamonn Murphy, Miglior corto internazionale e vincitore anche del premio Rai Cinema Channel nel 2020».
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