Sofia Coppola è nota per aver portato al cinema personaggi femminili memorabili, da Kirsten Dunst nei panni dell’adolescente ribelle Lux Lisbon ne Il giardino delle vergini suicide a Scarlett Johansson nel ruolo di Charlotte in Lost in Translation fino alla più recente Laura di Rashida Jones in On the Rocks, il suo ultimo film approdato su AppleTv+, passando ovviamente per la Marie Antoinette pop interpretata dalla stessa Dunst e tantissime altre.
Quasi sempre i suoi film hanno per protagoniste giovani donne rinchiuse in una prigione dorata (a volte reale, altre volte metaforica, specie in rapporto alla figura paterna o alla società). Ragazze di diverse età e dalla sensibilità in ogni caso delicata e attutita, in qualche modo costantemente separata dal mondo esterno. Quello della regista è, di fatto, un minimalismo al femminile direttamente connesso a una percezione amplificata delle cose da parte delle donne, a dispetto di un apparente approccio ovattato .
In una recente chiacchierata con la regista del film con Carey Mulligan Promising Young Woman, Emerald Fennell, ospitata da Screen International, la regista ha avuto modo di parlare del suo rapporto con i personaggi femminili e con la loro presenza nei film altrui.
La Fennell a un certo punto del dialogo ha detto: «Lavorerei di nuovo con Carey in un batter d’occhio, non so se in modo inconscio o deliberato. Non penso però che la cosa principale che sto scrivendo adesso abbia un ruolo per lei, dato che non ci sono donne…».
«Non ci sono donne?», ha replicato subito Sofia Coppola, ottenendo come risposta: «Oh no! Non ci sono donne della sua età!».
«Non riesco a vedere film dove non sia presente alcun personaggio femminile – ha detto a quel punto Sofia Coppola – Mi viene da pensare: “Dove sono le persone con cui dovrei entrare in connessione?”».
«È dura, non è vero? – dice infine Fennell – Non ne posso più di vedere film con uomini in impermeabile che parlano di cose serie».
Fonte: IndieWire
Foto: Getty (Pascal Le Segretain/Getty Images)
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