Killers of the Flower Moon, i consulenti Osage hanno opinioni contrastanti: «Non racconta il punto di vista dei nativi»

I nativi americani che hanno partecipato all'ultima fatica di Martin Scorsese condividono la loro opinione onesta sul film

Killers of the Flower Moon, i consulenti Osage hanno opinioni contrastanti: «Non racconta il punto di vista dei nativi»

I nativi americani che hanno partecipato all'ultima fatica di Martin Scorsese condividono la loro opinione onesta sul film

Killers of The Flower Moon

In origine, Killers of the Flower Moon era una storia “di uomini bianchi”. Più volte il regista Martin Scorsese ha rimarcato i tagli e i cambiamenti apportati all’omonimo best seller di David Grannda cui è tratto il film in arrivo in questi giorni nelle sale. L’obiettivo era quello di mettere al centro il punto di vista dei nativi americani: ma è stato davvero raggiunto?

Durante la première a Los Angeles, i consulenti di etnia Osage che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera hanno rivelato emozioni contrastanti riguardo al risultato finale e alla rappresentazione del loro popolo.

Ispirato a una storia realmente accaduta, Killers of the Flower Moon racconta il periodo noto come “Il Regno del Terrore degli Osage” (1921 – 1926). In quell’epoca, la scoperta del petrolio trasformò l’esistenza del popolo nativo americano degli Osage, rendendoli da un giorno all’altro immensamente ricchi. L’improvviso benessere della popolazione attirò l’interesse dei bianchi, che iniziarono a manipolare, estorcere e sottrarre con l’inganno i beni degli Osage, fino a ricorrere all’omicidio.

Intervistato da The Hollywood Reporter, Christopher Cote, che ha partecipato al film in qualità di consulente linguistico, ha rivelato la sua opinione onesta sul film, sottolineando come avrebbe preferito un maggiore spazio per il personaggio di Mollie Burkhart, interpretata dall’attrice nativa Lily Gladstone.

«In quanto Osage, avrei voluto che prevalesse il punto di vista di Mollie e della sua famiglia. Ma per fare ciò ci vorrebbe un regista Osage. Martin Scorsese, non essendo nativo, ha fatto un ottimo lavoro nel rappresentare il nostro popolo. Ma questa storia è raccontata dal punto di vista di Ernest Burkhart, interpretato da Leonardo DiCaprio, a cui hanno dato una sorta di coscienza dicendo che era innamorato di Mollie. Ma se qualcuno cospira per sterminare la tua intera famiglia, quello non è amore, è crudeltà».

Per Cote, Killers of the Flower Moon non è pensato per il pubblico dei nativi, e dovrà essere preso come un’opportunità per interrogarsi sul tema della violenza razziale:

«Penso che la domanda con cui viene congedato lo spettatore sia: per quanto ancora sarai complice del razzismo? Per quanto ancora chiuderai un occhio e non dirai nulla? Questo film dopotutto non è fatto per un pubblico Osage, è fatto per tutti. Coloro che sono stati privati dei propri diritti capiranno, ma per altri Paesi, che hanno una storia di conquista e repressione, questa sarà un’opportunità per porsi domande di genere morale. Ecco cosa penso di questo film».

D’accordo con lui anche la consulente Janis Carpenter, sempre appartenente al popolo degli Osage: «Alcuni aspetti del film sono interessanti, e ci sono molte persone dalla nostra tribù nel film, quindi è stato meraviglioso vederli. Altre cose, tuttavia, sono state difficili da digerire».

All’inizio dei lavori, il progetto di Scorsese ha ricevuto il benestare del leader di Osage Nation, il Capo Geoffrey Standing Bear: «Eravamo molto preoccupati all’inizio. Ma Martin è venuto nel mio ufficio e mi ha subito detto: “Filmeremo qui. Racconteremo la storia dal punto di vista di Mollie”. Da lì, abbiamo costruito un rapporto di fiducia».

Killers of the Flower Moon arriverà nelle sale italiane il 19 ottobre con 01 Distribution, in contemporanea con l’uscita mondiale.

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