Il vero specchio dei tempi, la comicità nei fumetti

Ovvero l'importanza si saper raccontare con ironia il mondo in cui viviamo

Il vero specchio dei tempi, la comicità nei fumetti

Ovvero l'importanza si saper raccontare con ironia il mondo in cui viviamo

Il vero specchio dei tempi non sono le storie di supereroi, quelle che riempiono i cinema, che rilanciano i fumetti, che s’adattano in televisione. Il vero specchio dei tempi è la comicità. E quanta comicità c’è, oggi, nei fumetti italiani? Sfogliando alcune vecchie raccolte di racconti brevi di Bastien Vivès, fumettista francese pubblicato da Bao Publishing e da Coconino Press, si nota una certa sicurezza nel trattare qualunque cosa, qualunque argomento. E, intendiamoci, in questo caso, nel caso di Vivès, uno degli autori più giovani e talentuosi del panorama internazionale, non parliamo di una comicità accessibile, facile e prevedibile; ma di una comicità spinosa, a volte cinica, quasi sempre insistente: è un colpo di martello, non una carezza rassicurante. Una battuta, per essere una buona battuta, deve sconvolgere. I vignettisti, anche in Italia, questa cosa la fanno ancora. Pensiamo ad Altan, fenomenale, o a Vincino, scomparso due anni fa, o a Stefano Disegni. La commedia, diceva Mattia Torre, è una cosa sacra. Ed è difficilissima ed è complicata e ha le sue infinite regole. Nei fumetti italiani, compare ogni tanto: compare, per esempio, nelle storie di Zerocalcare (ma è una comicità spontanea, verace, per niente collaudata o studiata a tavolino); in quelle di Gipi (e qui ritroviamo la stessa vena feroce che ha anche Vivès); in Sio, che si è specializzato in una comicità demenziale e surreale, che riesce comunque a fare centro (alcune sue vignette, pubblicate online, sono fotografi e precise e senza pietà, nascoste sotto una facciata di assurdo). Il migliore, però, resta Leo Ortolani. La sua comicità è pungente, attuale, assolutamente vincente. Ha i tempi giusti. Conosce i lettori, sa come costruire una battuta con la sua premessa, il suo svolgimento e la sua conclusione. Ogni suo fumetto è un concentrato straordinario di umorismo. E non è mai banale o ripetitivo. Anche in Cinzia (Bao Publishing), in cui viene raccontata una storia dalle sfumature attuali, difficili, socialmente e politicamente impegnate, Ortolani riesce a conservare il suo stile, a spingere l’acceleratore dell’ironia (più raramente, ma in modo ugualmente efficace) e a raccontare la vita per quello che è davvero: una massa informe di eventi, di fortune e di disgrazie, piena di estremi e di eccessi, e soprattutto avvolta dalla comicità. Non ci sono un segreto, una ricetta o una guida da seguire; tutto, ancora una volta, dipende dalle persone e dalla loro sensibilità. Quando all’inizio abbiamo detto che il vero specchio dei tempi è la comicità, intendevamo proprio questo: saper ridere di ciò che ci circonda e, soprattutto, saper ridere di se stessi ci dicono molto dello stato del mondo in cui viviamo. E più ci sono difficoltà nello scherzare, più c’è qualcosa che non va. Provate a leggere i fumetti stando attenti a questo, al tono di chi li scrive e li disegna: prendersi sul serio, a volte, non è sinonimo di autorialità, ma di sofferenza.

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