Ian McKellen incanta la Festa di Roma: «X-Men? Un film sui diritti civili. Gay, siate coraggiosi»

Il leggendario Sir si racconta tra cinema, teatro, ironia: gli amori, le battaglie di una vita e poi l'appello agli omosessuali: «Abbiate la forza di dire chi siete»

Ian McKellen incanta la Festa di Roma: «X-Men? Un film sui diritti civili. Gay, siate coraggiosi»

Il leggendario Sir si racconta tra cinema, teatro, ironia: gli amori, le battaglie di una vita e poi l'appello agli omosessuali: «Abbiate la forza di dire chi siete»

Ian McKellen alla Festa di Roma

Ian McKellen, il più grande attore shakespeariano vivente, l’interprete di Gandalf e Magneto, l’artefice combattivo e risoluto di tante battaglie in difesa degli omosessuali e della loro causa: l’Incontro Ravvicinato della Festa di Roma con un interprete così emblematico, amatissimo da tutti e iconico come pochi altri, non poteva che essere un bagno di folla. E così è stato.

Perché Sir Ian McKellen, a Roma anche per il documentario su di lui McKellen Playing the Part, è arrivato salutando raggiante e ha subito ringraziato il pubblico accennando una corsa in mezzo alle file di poltrone dei tanti che lo stavano aspettando (i boati sono arrivati puntuali). Per tutto l’Incontro, moderato da Antonio Monda e Francesco Zippel, non riesce letteralmente a stare fermo, a tenere a bada il suo entusiasmo contagioso. Per rispondere a ogni domanda che gli viene rivolta dai due moderatori si alza in piedi, passeggia, declama, domina il palco misurandolo a grandi passi. Proprio come a teatro («Preferisco i teatri piccoli, da giovanissimo mi piaceva pensare che potessi riempire i grandi teatri ma mi sono ritrovato la settimana scorsa a interpretare Re Lear in un teatro da soli 300 posti»).

La fisicità di McKellen e la sua generosità rendono il suo Incontro uno dei colloquiali e ironici visti alla Festa quest’anno. L’atmosfera è distesa e l’attore, per anni nelle fila della Royal Shakespeare Company, si fa portavoce di una giocosità che non si prende sul serio e tratta ogni profondità con la massima leggerezza. Saluta il compositore Michael Nyman, presente in sala e in serata protagonista anche lui di una lezione di cinema, ma anche la sorpresona Sting, accorso a vederlo tra la curiosità irrefrenabile dei presenti («Spero di fare un musical un giorno e di cantare come lui!»).

«Innanzitutto sono molto felice di essere tornato a Roma – ha esordito McKellen, senza riuscire a trattenere la propria vena aneddotica e il peso lieve e nostalgico dei ricordi – sono passati 45 anni da quando sono venuto qui per la prima volta, ero sul palcoscenico con Amleto e mi sono innamorato di un attore teatrale. Mi ricordo che l’ultima sera trascorsa a Roma abbiamo dormito più del dovuto, ci siamo svegliati tardi dopo aver passato la notte insieme e mi sono ritrovato in ritardo per l’aereo che mi avrebbe portato a Vienna a recitare di nuovo. Lui credo che abbia infanto tutti i record che esistono al mondo per arrivare in tempo in aeroporto a prendere il suo volo».

In che modo Shakespeare ha plagiato la sua natura e la sua vita d’artista? Riccardo III, prima che al cinema, lo era stato anche a teatro.

Il più grande inglese mai vissuto non è stato né un politico né altro, ma un attore che ha scritto opere teatrali, che conosceva meglio la natura umana rispetto a qualsiasi essere umano mai vissuto. Lo affascinava allo stesso modo il barista al tavolo e il sovrano sul treno. È il padre di tutti noi, ci capisce e ci ha capito meglio di chiunque altro. Per me Shakespeare è ancora vivo, il che vuol dire che le sue opere hanno un significato contemporaneo. La natura umana non è cambiata e questo può rassicurarci oppure no, anche se forse dovremmo proprio preoccuparci…

Lei hai fatto anche tv, con Vicious ad esempio, al fianco di Darek Jacobi, dove eravate una coppia gay molto duratura. Tra cinema, televisione e teatro pensa che ci sia una gerarchia?

Assolutamente no, perché ogni mezzo espressivo ha i suoi meriti. Per esempio in Tv si può essere visti da milioni di persone, anche nel corso degli anni, un dato entusiasmante. La cosa che più mi affascina è il teatro perché è una rappresentazione dal vivo, non si tratta di domani, ieri o oggi ma è in tutto e per tutto adesso, la più grande e istantanea forma di condivisione che ci sia al mondo. Oltre alle soap longeve che ho fatto in passato in Gran Bretagna di questi tempi mi capita spesso di partecipare a programmi tv, come quelli di Ricky Gervais. Non li considero certo al di sotto delle mie potenzialità, anzi mi dico che se sono in grado di prendervi parte al meglio a maggior ragione sono un grande attore! (ride, ndr).

I suoi personaggi sembrano sempre affrontare il tema del rapporto con i fantasmi del passato.

Trovo sia vero. Nella mia vita mi è capitato di stare sotto un tavolo per sopravvivere ai bombardamenti della guerra. Ero ragazzino, ma se fossi stato un uomo? Non si può dire di essere uomini se non si è disposti a farsi delle domande, per quanto mi riguarda se il mio paese dovesse imputridire questo riguarderebbe anche me. Come esseri umani siamo capaci di qualunque cosa, di innamorarci e disamorarci, di odiare e di uccidere, ma solo l’essere attore di consente di esplorare questa complessa realtà che abbiamo tra le mani attraverso la finzione. Per fortuna non ho fatto solo il gay o il nazista, come in L’allievo di Bryan Singer, che mi aveva visto nei panni di Riccardo III.

Lei è stato anche Magneto nella saga cinematografica degli X-Men.

Quei fumetti sono molto vicini a persone che hanno un disagio nella società e non mi stupisco affatto se sono molto cari a ragazze e ragazze ebrei, neri, discriminati per le loro origini e per il colore della pelle. In fondo X-Men parla di diritti civili, di cosa fare quando sei rinnegato per ciò che sei. Io sono d’accordo con Professor X e sulla sua convinzione a favore dell’integrazione, anche se interpreto Magneto, che è esattamente dell’avviso opposto. Per lui la specie va protetta e se necessario occorre ricorrere alla violenza (e a seguire mima l’inconfondibile gesto della mano di Magneto, deliziando il pubblico che scoppia a ridere, ndr).

E poi arriva Gandalf de Il signore degli anelli. 6 film in dodici anni, La compagnia dell’anello, un unione anche tra voi attori immagino indimenticabile e duratura.

Abbiamo tutti lo stesso tatuaggio (qui McKellen si spoglia leggermente in modo da mostrarlo a tutti, ndr) e non potrebbe essere altrimenti. Sul set gli attori normali a volte venivano rimpiccioliti a posteriori e nella scena dove urlo «Tu non puoi passare!» (citazione che ripete a squarciagola anche dal vivo, con reazioni di giubilo assoluto, ndr) sul set on c’era nessun ponte, ma solo una striscia gialla per terra. Dissi a Peter Jackson: puoi darmi un’idea di come sarà? E lui rispose: no Ian, perché ancora non lo sappiamo. Però mi disse che sarebbe stato molto grande, molto brutto e pieno di fiamme, e dopo aver detto questo prese una pallina da tennis, la mise sul tavolo e disse: tu non rimbalzerai! Il vero piacere è stato anche passare tutto questo tempo in Nuova Zelanda, una nazione piccola ma evolutissima: il primo paese a permettere alle donne di votare e agli omosessuali la possibilità di sposarsi. Non sapete che orgoglio quando ho scoperto che il volto di Gandalf e quindi anche il mio un anno fu scelto per un francobollo neozelandese!

A Barbara Walters, una tra le più celebri giornaliste americane, lei una volta ha dichiarato che non ha mai vinto un Oscar perché gay e inglese.

L’anno in cui ero nominato per Demoni e Dei vinse Roberto Benigni! Quel film ad ogni modo penso sia stato la svolta per la mia carriera, avevo la parte del protagonista in un film di Hollywood che ha ricevuto enormi consensi dalla critica e dal pubblico. Il protagonista, il regista di Frankenstein James Whale, non nascose la sua sessualità in tempi molto remoti in cui era praticamente impossibile dire di essere gay. Quando la gente dice che non può fare l’attore, il regista, l’essere umano o l’insegnante perché gay io dico: andate a vedere Demoni e Dei e la storia di Whale.

Cosa si sente di dire, oggi, agli omosessuali? Di queste ore è lo scandalo Kevin Spacey, che ha fatto coming out solo dopo delle accuse di molestie sessuali da parte di un ragazzo.

Consiglio a tutti gli omosessuali di dichiararsi gay. Da quando l’ho fatto io, a 49 anni, la mia vita è migliorata, così come la mia carriera, la fiducia in me stesso. Non dico sia facile, specie per chi ha genitori anziani, per il politico che non vuole perdere gli elettori, per un attore che teme di non avere più certi ruoli, ma smettere di mentire fa bene. Fare sesso per me era illegale fino a quando avevo 29 anni, per la legge sarei stato un criminale. L’unica cosa positiva dell’omosessualità per me era non avere figli!

Le vacanze di Mr. Hulot di Jacques Tati (di cui viene mostrata la sequenza della partita a tennis, ndr) è il film che ha scelto per quest’incontro, praticamente il suo film preferito.

Dovete vedere il film intero però se non lo avete mai visto, è divertentissimo, straordinario. Ho scoperto che si potevano fare film al di fuori della mia realtà circoscritta proprio quando ho visto per la prima volta questo film, ormai una vita fa. Mi sono detto: ma allora si può! Se lo vedrete vi renderete conto che praticamente si tratta di un film muto.

Foto: Getty Images

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