È vero che ha lottato con tutto se stesso per avere la parte nel film di Snyder?
«Sì, la volevo tantissimo. Ci avevo già provato in passato e quando ho saputo che avrebbero fatto un altro film, diretto da un regista di talento e prodotto da un grande Studio, ho fatto di tutto per farne parte. D’altronde per tutte i ruoli che un attore conquista è necessario lottare e spesso la selezione avviene in luoghi dove la “guerra” è in mano ad altri che prendono le tue veci. Questa volta è andata bene e ne sono entuasiasta, perchè ho sempre visto Superman come l’opportunità di raccontare una grande storia».
Come ha lavorato sul ruolo?
«Superman è onesto, diretto e vuole sempre fare la cosa giusta. Ho semplicemente tentato di proiettare e interpretare queste caratteristiche. Non ho voluto fare niente di diverso, troppo alternativo o intelligente. Parliamo di un personaggio lineare e codificato, non ci sarebbe ragione di reinventarlo. Personalmente ho scelto di prendere ispirazione dai fumetti che rimangono sempre la fonte orginale. Non ho guardato i film e le serie tv, che sono interpretazioni del personaggio da parte di altre persone e possono condizionarti».
E fisicamente? Immagino sia stata una bella sfida.
«Assolutamente! È stato un lavoro duro, infinito, iniziato parecchi mesi prima delle riprese. Mi hanno spinto oltre i limiti che ero convinto di poter raggiungere. Confesso che ho avuto timore, paura del dolore, ma ne sono uscito bene e alla fine ci ho trovato anche gusto. In fondo, come mi ha ripetuto allo sfinimento il mio trainer, non potevo certo fingere di avere gli addominali e i pettorali. Dovevo sudare duramente e così ho fatto».
È sempre stato atletico?
«No, anzi, da bambino ero cicciottello. Sono sempre stato fisicamente imponente come struttura, ma anche abbastanza fuori forma. Questo almeno fino a pochi anni fa. Ma da oggi cercherò di essere più atletico, non voglio buttare via tutta la fatica che ho fatto».
Non mi dica che la prendevano in giro perchè era cicciottello?
«Nel caso specifico sì, ma se non fosse stato per quello sarebbe stato per qualcos’altro. I ragazzi a quell’età sono fatti così: è il loro modo di relazionarsi con gli altri».
Cosa direbbe a un ragazzo che vive le stesse difficoltà a scuola?
«Che la gente può dire quello che vuole e fare quello che preferisce, ma la cosa importante è essere forti e credere in se stessi. Solo così le difficoltà si superano».
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