Pierfrancesco Favino apre Venezia 80 con Comandante: «Le leggi del mare non dovrebbero mai essere infrante»

Il film di apertura della Mostra del Cinema di Venezia racconta la vera storia del coraggioso atto di un comandante italiano durante la Seconda Guerra Mondiale

Pierfrancesco Favino apre Venezia 80 con Comandante: «Le leggi del mare non dovrebbero mai essere infrante»

Il film di apertura della Mostra del Cinema di Venezia racconta la vera storia del coraggioso atto di un comandante italiano durante la Seconda Guerra Mondiale

Pierfrancesco Favino Comandante

L’ottantesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia è iniziata stamattina, 30 Agosto, con la proiezione riservata alla stampa di Comandante, film di apertura della kermesse. Diretta da Edoardo De Angelis, scritta a quattro mani con Sandro Veronesi (a inizio anno, i due hanno anche pubblicato un libro dedicato alla stessa vicenda), la pellicola è ispirata alla vera storia di Salvatore Todaro, comandante di sommergibili della Regia Marina durante la Seconda Guerra Mondiale.

Nello specifico, la storia si concentra su una missione nell’Oceano Atlantico del sommergibile Comandante Cappellini durante la quale Todaro si vide costretto ad affondare una nave battente bandiera belga. In seguito all’affondamento dell’imbarcazione, l’uomo prese una decisione eccezionale: quella di salvare i naufraghi dalle mortali acque dell’Oceano. De Angelis ha sviluppato il suo interesse nei confronti di questi eventi quando Todaro e il suo gesto furono citati dall’ammiraglio Pettorino in occasione del 153esimo anniversario della Guardia Costiera. Il regista ha potuto contare sul totale appoggio della Marina Militare per un progetto dalle ambiziose intezioni produttive. 

«La scintilla che mi ha spinto a lavorare a questo progetto è stata un’immagine citata da Pettorino – ha dichiarato il regista nel corso della conferenza stampa del film -, quella di un uomo che tende un braccio per aiutarne un altro. Una dinamica che dovrebbe essere naturale, spontanea, ma che, quando abbiamo iniziato a lavorare al film, sembrava l’esatto opposto. Oltre al fatto, ovviamente, che la figura di Salvatore Todaro mi ha affascinato fin da subito anche nel suo ambito privato, che nel film non viene molto raccontato, ma che ci è servito molto per costurire il personaggio.»

«Trovo che soccorrere gli altri sia una necessità – ha continuato il co-sceneggiatore Sandro Veronesi -. Quando abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto, non respiravo una bell’atmosfera nel nostro paese, i social erano un ambiente putrido, pieno di parole orribili riferite alla condizione dei migranti nel Mediterraneo. L’abbiamo presa come una missione, abbiamo sentito la responsabilità di fare la nostra parte nel ridare onore al nostro paese e alla nostra storia. Dopotutto, l’Italia è un crogiolo di popoli e di culture.»

Comandante ha richiesto un importante sforzo produttivo: un budget da ben 15 milioni di euro ha permesso alla produzione di ricostruire il sommergibile Cappellini a grandezza naturale, mentre un uso massiccio di effetti digitali ha permesso di ricreare le scene di combattimento e di eliminare lo sfondo del porto di Taranto, dove si sono tenute le riprese in mare. «Lavorare a questo film è stato un meraviglioso viaggio lungo cinque anni – ha dichiarato il produttore Pierpaolo Verga -. Abbiamo preso una decisione per niente scontata quando abbiamo deciso di ricostruire il sommergibile a grandezza naturale, grazie al contributo fondamentale di Cinecittà. Niente di tutto quello che abbiamo creato sarebbe stato possibile se non fosse stato per le decine di artisti di talento coinvolti. Non avrei mai pensato di poter imparare così tante cose.»

Sandro Veronesi, Edoardo De Angelis e Pierfrancesco Favino al photocall di Comandante. Foto: Alessandra Benedetti – Corbis/Corbis via Getty Images

Il film può fare affidamento su un cast numeroso e di alto livello, ma è sicuramente l’interpretazione di Pierfrancesco Favino nei panni di Salvatore Todaro a rubare la scena. «Sono contento di lavorare a un progetto italiano così importante. Spesso mi chiedono perché, nonostante abbia lavorato molto all’estero, continui a lavorare in Italia. E io rispondo, ovviamente, perché è il mio Paese. Io voglio lavorare in Italia, perché sono sicuro che ci sia il potenziale di rendere la nostra cinematografia sempre più importante e internazionale. La figura di Todaro mi ha ispirato fin da subito e credo che il dialetto veneto con il quale ho dovuto recitare sia stata l’arma in più del personaggio: un modo di parlare duro, meno musicale di altri dialetti, che rende ancora più intensi e inaspettati i momenti dalla forza emotiva più marcata di cui il mio personaggio si ritrova a essere protagonista.»

Il film si apre con la citazione di una frase detta nei mesi scorsi da un marinaio russo dopo aver salvato dal mare un naufrago ucraino: “Siamo tutti a un braccio di distanza da Dio”. «Il fatto di cronaca relativo al marinaio russo ha fatto il giro del mondo proprio mentre stavamo completando il montaggio del film. Ci è sembrato giusto aprire Comandante con quella frase, per ricordare che gesti come quello di Todaro possono e devono rieccheggiare nella Storia e che da sempre esistono leggi, come quelle del mare, che non dovrebbero mai essere infrante. Di questo parla il nostro film.»

Favino Comandante

Foto: Franco Origlia/Getty Images

Foto: Getty (Stephane Cardinale – Corbis/Corbis via Getty Images)

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