Cannes 75, ecco Coupez!: il film delle polemiche apre il festival. Si sarebbe dovuto chiamare “Z”

Vi raccontiamo l’opera che ha aperto la settantacinquesima edizione del Festival al termine della cerimonia di inaugurazione alla quale è intervenuto anche il presidente ucraino Zelensky

Cannes 75, ecco Coupez!: il film delle polemiche apre il festival. Si sarebbe dovuto chiamare “Z”

Vi raccontiamo l’opera che ha aperto la settantacinquesima edizione del Festival al termine della cerimonia di inaugurazione alla quale è intervenuto anche il presidente ucraino Zelensky

Si era parlato molto nelle scorse settimane di Coupez!, il film di zombie di Michel Hazanavicius che ha aperto fuori concorso il Festival di Cannes, per motivi extra-cinematografici: il film era infatti stato al centro delle polemiche a causa del suo titolo originario, che era semplicemente Z, una lettera la cui reputazione è in caduta verticale da quando è diventata il simbolo dell’invasione russa dell’Ucraina. Sarebbe in effetti stato piuttosto strano, ieri sera, assistere alla cerimonia di inaugurazione del Festival, sentire il discorso del presidente Zelensky e subito dopo la presentatrice della serata, l’attrice Virgine Efra, che nel suo scintillante abito di paillette argentate annunciava “E ora, Z!”.

Il nuovo titolo, Coupez!, è invece l’equivalente dell’inglese “Cut!” e dell’italiano “Stop!”, si tratta cioè dell’ordine che si dà sul set per interrompere le riprese, anche se nella nostra lingua si perde l’accezione “tagliente” del termine. Il film è il remake del cult giapponese Zombie contro zombie di Shin’ichirō Ueda, di cui replica in modo esatto la struttura in tre atti e l’idea meta-cinematografica. La prima mezz’ora è uno zombie movie di infima qualità, tutto realizzato in piano sequenza, pieno di errori di continuità e dialoghi senza senso. È tutto talmente idiota e mal composto che lo spettatore ignaro dell’operazione ha la forte tentazione di alzarsi e andarsene (anche ieri sera, alla proiezione stampa, l’hanno fatto in tanti). Chi non ha visto l’originale si fermi qua e non legga oltre, ma se vede il film provi a continuare.

Il secondo atto ci porta infatti indietro di un mese: scopriamo così che quello a cui abbiamo appena assistito è un’esperimento di creazione in live streaming di una troupe francese reclutata da una produzione giapponese, per un canale tematico horror. Nel terzo atto, dopo aver esplorato la vita privata di regista, cast e tecnici, torniamo al film di zombie, ne vediamo il dietro le quinte, e capiamo come si è arrivati a quel risultato, con effetti esilaranti.

Ecco, Hazanavicius tutto sommato non rende un cattivo servizio al materiale originale e quel che finisce “lost in translation” viene riguadagnato con gag costruite ad hoc (Pearl Harbour, l’uso dei nomi giapponesi per personaggi francesi…). Gli attori sono molto bravi (c’è anche l’italiana Matilda Lutz), e i film sul cinema sono sempre graditi ai Festival.

È anche chiaro che al Delegato Generale, Thierry Frémaux, aprire Cannes con una commedia sugli zombie deve sembrare un’idea particolarmente azzeccata, visto che è la seconda volta che lo fa in appena tre anni (era successo già nel 2019 con The Dead Don’t Die di Jim Jarmush), ma farlo con un remake, e un remake nemmeno ambizioso sul piano della scrittura o della messa in scena, quindi con un’operazione commerciale nel senso più inerte del termine, potrebbe invece apparire un modo un po’ povero di apparecchiare una festa.

Ma ci sarà tempo per recuperare, abbiamo appena iniziato.

Qui trovate la nostra sezione dedicata al Festival di Cannes.

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