Si è appena conclusa la 74esima edizione del Festival di Cannes, il cui palmarès finale ha sparigliato (e non poco) le aspettative della vigilia. La Palma d’oro al miglior film è andata infatti, a sorpresa, a il film shock Titane di Julia Ducournau, con il presidente di giuria Spike Lee che si è reso protagonista di un inciampo non da poco spoilerandola in anticipo durante la cerimonia di chiusura, quando le caselle da annunciare e da riempire erano ancora alle battute iniziali (una gaffe destinata per forza di cose a rimanere nella storia del festival, un po’ come l’errore delle buste nella memorabile svista che incoronò agli Oscar Moonlight ai danni di La La Land).
Opera seconda della regista francese dopo il coming of age cannibale di Raw – Una cruda verità, ha per protagonista una donna, Alexia (Agathe Rousselle), che da piccola ha subito un incidente che ha costretto i medici a impiantarle una placca di titanio sul cranio per tenerla in vita. Ora, da adulta, fa la ballerina di lap dance intorno a delle automobili fiammanti, esibendosi e dimenandosi in abiti succinti nelle fiere di settore, ospitate in spogli garage. Una sera si ritrova ad avere un rapporto sessuale con una di loro, prigioniera con delle funi e ai polsi e penetrata dalla leva di cambio, e rimane incinta.
Si tratta della seconda Palma d’oro vinta da una donna nella storia del Festival di Cannes, dopo quella a Jane Campion nel 1993 per Lezioni di piano. Nel cast di Titane spicca anche la dolente e vigorosa performance di Vincent Lindon, nei panni di un anziano pompiere padre della tormentata protagonista.
Il Grand Prix Speciale della Giuria è andato, in virtù del primo dei due ex aequo della serata, a A Hero di Asghar Farhadi, nuovo apprezzato film del maestro iraniano due volte premio Oscar, e a Hytti nro. 6 di Juho Kuosmanen, commedia romantica finlandese sui generis (il titolo significa “compartimento numero 6” ed è quello di un treno che attraversa l’inverno artico e su cui viaggiano una archeologa finlandese e un minatore russo).
Miglior regia a Leos Carax, che aveva aperto il festival con il musical d’autore Annette con protagonisti Adam Driver e Marion Cotillard nei panni di Henry e Ann, due artisti di successo (stand-up comedian lui, cantante lirica lei), la cui relazione e carriera subisce recenti e terribili cambiamenti con la nascita della prima figlia, l’Annette del titolo.
Il premio alla miglior sceneggiatura se l’è aggiudicato il giapponese Drive My Car di Ryūsuke Hamaguchi, da molti considerato il favorito della vigilia nella corsa alla Palma d’oro. La vicenda narrata è quella di un attore e direttore di teatro (Hidetoshi Nishijima) che si ritrova improvvisamente solo dopo la misteriosa morte della moglie. Un paio d’anni dopo, durante un viaggio di lavoro, l’uomo, non ancora ripresosi dalla perdita, si troverà a confrontarsi con una ragazza che gli farà da autista.
Le Palme per le migliori interpretazioni femminili e maschili le hanno vinte rispettivamente Renate Reinsve per The Worst Person in the World di Joachim Trier, scatenata e folle romantic comedy norvegese che ha scaldato i cuori di pubblico e accreditati, e a Caleb Landry Jones per Nitram di Justin Kurzel, passato proprio nelle ultime battute del Concorso e incentrato sulla storia vera di Martin Bryant: un ragazzo che sognava di essere un surfer ma si ritrovò a diventare un pluriomicida, autore di un terribile massacro che, nel film, è ispirato alla strage di Port Arthur (accadde in Tasmania, Australia, nel 1996 causando la morte di 35 persone e ferendone 23).
Altro ex aequo, invece, il premio della giuria, per il quale la posta in palio viene spartita tra Memoria di Apichatpong Weerasethakul, con protagonista Tilda Swinton, e Ahed’s Knee di Nadav Lapid, che con un piglio fortemente autobiografico ha messo in scena un regista (Avshalom Pollak) che arriva in un remoto villaggio in mezzo al deserto israeliano per presentare uno dei suoi film: qui si ritroverà a combattere una vera e propria battaglia contro la morte della libertà nel suo paese.
Nel corso della serata è stata consegnata anche, infine, e la Palma d’oro d’onore al regista italiano Marco Bellocchio, che l’ha ricevuta dalle mani di Paolo Sorrentino e ha dedicato il premio alla memoria di Michel Piccoli, che proprio a Cannes nel 1980 vinse il premio alla miglior interpretazione maschile, insieme ad Anouk Aimée che si portò a casa la Palma all’attrice femminile, per il suo Salto nel vuoto.
Di seguito l’elenco completo di tutti i vincitori, mentre nella nostra gallery allegata in calce potete rivivere tutti i momenti più emozionanti della cerimonia di premiazione!
Palma d’oro