Il celebre regista genovese Giuliano Montaldo, vero e proprio decano del cinema italiano, si è spento all’età di 93 anni nella sua casa di Roma.
Al suo capezzale la moglie Vera Pescarolo, insieme alla figlia Elisabetta e ai suoi due nipoti Inti e Jana Carboni. La famiglia ha immediatamente reso nota la volontà di non tenere esequie pubbliche.
Ultimo grande regista formatosi nel dopoguerra alla scuola del Neorealismo, Montaldo si è distinto per il suo cinema caratterizzato dall’impegno civile, espresso nella cosiddetta “trilogia del potere”, composta dai film Gott mit uns (1970), Sacco e Vanzetti (1971) e Giordano Bruno (1973), opere che hanno offerto il suo personale sguardo rispettivamente sul potere militare, giudiziario e religioso.
Nato a Genova il 22 febbraio del 1930, Montaldo debuttò come attore al fianco di Gina Lollobrigida in Achtung! Banditi! (1951) di Carlo Lizzani, per poi recitare con Marcello Mastroianni in Cronache di poveri amanti (1954) sempre dello stesso Lizzani. Tuttavia il debutto alla regia arriva solo nel 1961 con Tiro al Piccione, poi riproposto in versione restaurata nel 2019 al Festival di Venezia.
Il successo internazionale arriva nel 1967 grazie a Ad ogni costo, mentre due anni più tardi dirige il thriller Gli intoccabili con John Cassavetes come star principale. A queste due produzione seguono poi i lavori più celebri del regista, i quali diventeranno noti come la suddetta “trilogia del potere”, composta da Gott mit uns (1970), Sacco e Vanzetti (1971) e Giordano Bruno (1973). Sacco e Vanzetti, in particolare, si aggiudicò al 24º Festival di Cannes il premio per la Miglior interpretazione maschile andato a Riccardo Cucciolla per il ruolo di Nicola Sacco.
In seguito torna a trattare il tema della Resistenza con L’Agnese va a morire (1976) per poi dedicarsi nel 1982 al celebre kolossal televisivo Marco Polo, composto da ben otto episodi, realizzati tra l’82 e l’83 e prodotto da Rai e NBC. L’attività cinematografica riprenderà poi nella seconda metà della decade con Gli occhiali d’oro (1987), Il giorno prima (1987) e Tempo di uccidere (1989).
Dopo una lunga pausa dalle scene e dopo esser stato premiato con il David di Donatello alla carriera nel 2007, Giuliano Montaldo torna poi a dirigere film come I demoni di San Pietroburgo (2008), incentrato sulla figura dello scrittore Fëdor Dostoevskij, e L’industriale (2011), dove dirige Pierfrancesco Favino. Nel 2018, alla soglia dei novant’anni, Montaldo riprende inoltre l’attività attoriale con Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni, aggiudicandosi un altro David di Donatello per il Miglior attore non protagonista.
Celebre è inoltre il sodalizio stretto con il maestro Ennio Morricone, il quale nel corso della sua vita ha firmato le colonne sonore di ben 16 dei film del regista, al quale era legato da una profonda amicizia.
Leggi anche: Addio a William Friedkin: è morto il regista de L’esorcista e Il braccio violento della legge
Foto: Camilla Morandi – Corbis / Getty Images
Fonte: ANSA
© RIPRODUZIONE RISERVATA