È meglio il film o il libro? Le storie come si adattano ai differenti media e linguaggi?

È meglio il film o il libro? Le storie come si adattano ai differenti media e linguaggi?

Non a caso uno dei miei film preferiti di sempre è Adaptation di Spike Jonze. In questi ultimi mesi, nel cortocircuito emotivo tra vita e lavoro, mi sono particolarmente concentrata sul tema “anima gemella”.

Su Netflix ha avuto un grande successo The One (La coppia quasi perfetta), storia crime e distopica che mette in gioco uno dei sogni più reconditi di chi cerca l’amore: trovare l’altra metà della mela. La storia è quella di Rebecca (Hannah Ware) algida fondatrice della società che stravolge le relazioni, scoprendo il modo, attraverso dei test del DNA, di trovare per ognuno la propria “persona giusta”. Ovviamente, questo genera il caos: divorzi, litigi, ricerche affannate della felicità a ogni costo e un omicidio attorno al quale ruota la trama. La serie è tratta dal bestseller omonimo di John Marrs (Newton Compton), che – a differenza della serie – mette in secondo piano l’elemento noir che a mio parere è il suo grande limite: si concentra troppo sul crime lasciando da parte l’interessante spunto sociologico. Il romanzo analizza gli effetti della scoperta attraverso cinque personaggi. Una struttura che lo rende molto più simile a un altro prodotto che ruota attorno allo stesso tema, Soulmates che trovate su Amazon Prime Video. Ma perché siamo così ossessionati dall’anima gemella? Tutto ha inizio dal Simposio, in cui Platone riprende e rielabora il mito greco dell’ermafrodita: all’origine dei tempi gli esseri umani erano palle felici con quattro gambe e due teste. Gli dèi invidiosi decisero di separarli in due parti dando origine alle nostre pene.

La cosa che mi fa sempre pensare è che Platone di idee ne ha scritte moltissime, ma il mito dell’anima gemella è quello più radicato nella nostra cultura. Un’immagine che è entrata nel linguaggio comune e – come spesso capita quando un’idea diventa parte del linguaggio comune – finisce per essere confusa con la realtà. Una realtà che ci porta a pensare che, qualora non dovessimo trovare questa “metà”, ci sentiremo per sempre incompleti. Ho digitato “anima gemella” su Google. Sono stata travolta da ogni tipo di articolo. Ancora oggi l’anima gemella è il sogno proibito, il punto di arrivo, il vero desiderio. Perché la realtà spesso delude, l’amore, come dice uno dei personaggi di The One, espone al dolore. Le persone vere, le loro fragilità, i loro difetti, non combaciano con le nostre prospettive ideali. E allora forse vale la pena di ritornare a Freud quando diceva che l’anima-gemella è quella persona che troviamo quando abbiamo conosciuto noi stessi e ci vogliamo trovare e ritrovare. L’aspirare ossessivo all’anima gemella si può trasformare in una chimera distruttiva come nel caso di The One, oppure in una favola a cui credere per scappare dalla realtà. Oppure ancora, possiamo prendere quello che impariamo dal cinema – le grandi emozioni – e buttarlo nella vita. Che, anche se imperfetta e senza musiche di sottofondo, può essere straordinaria, con impegno e immaginazione. Se diventiamo noi le persone giuste per noi stessi e di conseguenza per gli altri.

Quando pensiamo – guardando la persona che ci dorme accanto – «però… alla fine… non sei così così male, anche se russi come un trattore».

 

BIO Marta Perego

Marta Perego è giornalista, autrice e conduttrice Tv. come divulgatrice culturale, sul suo profilo Instagram intervista scrittori e parla di libri, film e serie Tv. È titolare del podcast Case di carta, come l’omonimo libro

 

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