Nei fumetti non ci sono storie troppo piccole o troppo grandi. Un fumetto è come una prateria verde e rigogliosa: non ha confini, non vuole imporre limiti; è una possibilità, e come tutte le possibilità può diventare qualunque cosa. Un’avventura, un viaggio o un semplice confronto tra due persone. Il genere è un mezzo: un modo per affrontare determinati temi senza però affrontarli direttamente.
In un fumetto, un’amicizia può trasformarsi nella più straordinaria delle esperienze, e un viaggio può limitarsi allo spazio ristretto di una baita di montagna: quattro pareti, una finestra, una porta e un solo obiettivo. I fumetti sono compagni: non hanno fretta, non tradiscono; restano lì, pronti per essere letti, studiati, ripresi e ripercorsi. Sono sempre identici e, allo stesso tempo, sempre diversi. Fisicamente non cambiano, ma il loro contenuto, in qualche modo, riesce ad adattarsi a ogni situazione. E così gli autori possono fare con calma, prendere le misure del racconto, insistere sui dettagli o sulle sfumature. Usare un albero come centro nevralgico della trama oppure rendere speciale il loro protagonista con poteri e altre abilità.
Non c’è una scadenza quando si legge un fumetto: c’è solo la pagina, con le sue figure e i suoi colori; e in quella pagina il lettore può trovare uno specchio in cui rivedersi o uno sbocco su un mondo di cui non conosceva assolutamente nulla.
Con Look Back, pubblicato in Italia da Star Comics, Tatsuki Fujimoto decide di mettersi alla prova e di spostarsi in un’altra dimensione. Una più intima, delicata, fatta di giornate passate alla scrivania, a disegnare, e di un sogno. Essere mangaka. Le due protagoniste sono due studentesse. Si conoscono alle elementari; diventano – non volendo – rivali. Alla fine si ritrovano e condividono un pezzo importante delle loro vite. La tragedia che Fujimoto usa per dare un picco alla sua narrazione non è né banale né gratuita: è naturale, perfettamente inserita all’interno del quadro più ampio degli eventi; e non serve unicamente a scuotere il lettore. Serve a dargli qualcosa da ricordare, qualcosa con cui, eventualmente, confrontarsi. Fujimoto, poi, vuole dimostrare quello di cui è capace – la portata del suo talento e della sua visione. Ecco, quindi, qual è il punto. E anche la più importante delle verità: un fumetto è come una casa, e ogni capitolo è come una stanza. E in quella stanza c’è tutto. Non servono eccessi. Non servono esibizionismi. Basta crederci. Sembra, e non è un’esagerazione, un atto di fede. E i fumetti sono straordinari anche per questo. Sono pezzi di noi, anche se non lo sappiamo. Ci parlano della nostra vita, anche se non ce ne rendiamo conto. Look Back riflette sul passato e sul futuro. Sulla missione che è seguire i propri sogni. Su ciò che significa davvero impegnarsi.
Tutto quello che conta, a volte, non è la destinazione, ma il viaggio: come si passa da un punto a un altro. E questo Fujimoto lo sa: e sa anche che il lettore non è solo uno spettatore passivo, ma una parte fondamentale del meccanismo narrativo. Le storie sono una stanza, e i fumettisti sono i padroni di casa. Benvenuti ora, mettetevi comodi.
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