Qualche settimana fa, in edicola, fumetteria e su Amazon, è arrivata Scottecs Gigazine, la nuova rivista di Sio, pubblicata da Gigaciao, la sua casa editrice.
Ecco, già su questo bisogna aprire una brevissima parentesi: siamo arrivati al punto in cui sono gli stessi autori a doversi mettere in gioco per creare qualcosa, per sostenere altri autori e per proteggere le loro idee. Gigaciao è stata fondata da Sio, Fraffrog, Dado e Giacomo “Keison” Bevilacqua. Quattro volti importanti del fumetto italiano, ognuno con la sua storia. Scottecs Gigazine sostituisce la precedente rivista di Sio, e anche di questo, in teoria, dovremmo parlare: l’ultimo numero è stato cancellato, non ha mai visto gli scaffali delle librerie.
Scottecs Gigazine è piena dei fumetti di Sio e dei suoi colleghi. C’è spazio per articoli sui videogiochi e sul cinema, con le firme dei co-autori del podcast Power Pizza, e proprio alla fine, nell’ultima pagina, c’è il contributo speciale di Zerocalcare. Bene. La prima domanda che viene in mente è: a quale pubblico si rivolge questa rivista? Ai lettori di Sio? Ma in tutti questi anni non sono cresciuti? Non cercano probabilmente altro? Forse sì, forse no: non possiamo saperlo con certezza. Pensiamo al target, allora. Scottecs Gigazine è fatta per i bambini, gli adolescenti o gli adulti? O è per tutti? La sensazione, ed è una sensazione piuttosto forte, è che dietro Scottecs Gigazine non ci sia stato nessuno di questi ragionamenti. E in parte è una cosa positiva: perché Sio, Fraffrog, Dado e Keison hanno potuto sviluppare esattamente la rivista che avevano in mente. Dall’altra, però, ci dice qualcosa sullo stato dell’arte nel fumetto italiano. Allarghiamo, per un momento, il quadro. Non c’è solo Scottecs Gigazine. Ci sono anche Linus e Fumo di China, con un altro taglio e – ovviamente – un altro tipo di impostazione: meno fumetti, più approfondimenti e articoli. C’è pure La Revue Dessinée Italia, che rappresenta a suo modo un unicum nel nostro mercato (e in questo caso non ci riferiamo solamente ai fumetti: parliamo in generale).
Su La Revue Dessinée Italia ci sono inchieste, racconti, reportage. Tutto a fumetti, tutto firmato da nomi importanti del giornalismo e della letteratura italiani (un esempio? Francesca Mannocchi, straordinaria inviata di guerra). Indubbiamente ci sono anche altre testate che meritano di essere citate: Topolino, per esempio. Dipende da quello che abbiamo in mente e da quello, poi, che ci aspettiamo da una rivista a fumetti. Può essere un crocevia, un luogo di incontro per tutti, appassionati e non appassionati, come La Revue Dessinée Italia, che vive d’abbonamenti. Oppure può essere una cosa verticalissima come Scottecs Gigazine. Terza via, ed è una via di mezzo, quella di Linus e Fumo di China: approfondimenti. La questione, però, è un’altra. E cioè: rischiamo costantemente di dimenticare qualcosa. O meglio: qualcuno.
A volte il ragionamento andrebbe ribaltato per tenere in considerazione i lettori. Perché anche loro crescono, cambiano e anche loro hanno bisogni diversi. Una cornice come una rivista non può invecchiare velocemente: deve resistere al tempo, ai gusti; essere un punto fermo nello spazio. L’entusiasmo paga, sì, ma – ricordiamocelo – non sempre.
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