Quanto sono importanti le parole nei fumetti? E soprattutto che cosa significa, oggi, scrivere un bambino di luce, in cui i veri protagonisti sono i suoi occhi, fumetto? Uno sceneggiatore non deve per forza concentrarsi sulle battute; una storia che funziona, e che quindi è stata scritta bene, può essere anche una storia che non contiene nemmeno un dialogo. Ovviamente non è sempre così e non stiamo parlando di una regola. Ma ci sono alcuni casi che possono essere esempi piuttosto interessanti.
Un’estate senza mamma di Grégory Panaccione, pubblicato da ReNoir, è un fumetto costruito interamente sui disegni e sulle espressioni dei personaggi. Le battute hanno un ruolo strategico e si possono contare – non esageriamo – sulle dita di una mano. Ma sono soprattutto le pagine, con la loro divisione in riquadri e con le varie vignette, a raccontare la storia. La protagonista è una bambina. È in vacanza, e non c’è sua madre. Passa le sue giornate giocando, osservando, sfogliando libri ed esplorando i dintorni. Lo stile di Panaccione è uno stile chiaro, sintetico, ricco di piccoli dettagli e di lineamenti morbidi e avvolgenti. Un’estate senza mamma è un fumetto che, prima di tutto, va osservato e studiato con attenzione. Ha bisogno dei suoi tempi e delle sue pause, e ogni cambio di tono, o di ritmo, va accolto come un momento fondamentale.
Seitu di Quasirosso, pubblicato da Feltrinelli Comics, non è un fumetto muto; ci sono tantissimi monologhi interiori, e più volte, nel corso della narrazione, vengono ricordati interi dialoghi e confronti. In questo libro, però, la sintesi delle immagini è importantissima. Quasirosso gioca con le sagome, le mette insieme, e il culmine del racconto viene raggiunto proprio quando si concentra su primi piani o brevissime sequenze silenziose.
Anche in Momenti straordinari con applausi finti di Gipi, edito da Coconino Press, alcune pagine riescono – senza parole, senza battute; senza spiegazioni – a condensare magnificamente il senso e la profondità della cosa raccontata. In particolare c’è una sequenza, con un il rischio concreto di sfociare nella pura illustrazione, dando alla forma – più che alla sostanza – delle immagini un ruolo e un peso decisamente eccessivi. Ma pure in un fumetto piccolo come Contessa di Aude Picault, prima uscita della collana erotica Fumetti Zozzi di COMICON Edizioni, le linee e le figure, mescolandosi e ritrovandosi, sono in grado di raccontare sentimenti e pulsioni esplosive, di evocare il desiderio e il piacere, e di essere tanto esplicite quanto velate. La forma che sostiene il contenuto, e che in qualche modo riesce a elevarlo e a migliorarlo, non va derubricata pigramente come esercizio di stile. Al contrario, è qualcosa da tenere in alta considerazione.
Dopotutto è proprio nei fumetti che i silenzi possono, e devono, valere più delle parole.
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