I David di Donatello si rinnovano. L’edizione del 2019 segnerà infatti una vera e propria rivoluzione nell’ambito del più importante premio cinematografico italiano. Su decisione del Presidente e Direttore Artistico, Piera Detassis, e del Consiglio Direttivo dell’Accademia dei David è stata infatti azzerata la giuria precedente, con l’immediato reintegro dei “Candidati e Vincitori” delle passate edizioni e la costituzione di una giuria ex novo, denominata “Cultura e Società”, composta da esponenti di spicco dell’audiovisivo in tutti i suoi ambiti e nelle sue moltiplici sfaccettature e applicazioni.
«Parliamo a tutti dell’edizione del cambiamento e ogni riferimento politico, naturalmente, è puramente casuale – chiosa la Detassis, che ha ereditato il ruolo dal defunto decano della critica Gian Luigi Rondi, in occasione della sua illustrazione dell'”anno zero” dei David tenutasi al cinema Caravaggio a Roma – Per questa nuova edizione del David siamo partiti da un elemento indispensabile, ovvero: il cinema vota il cinema. Ma guardando al futuro, e non rinchiudendosi nel passato. Il David di Donatello non può esaurirsi nella cerimonia finale, che pure è importante e quest’anno avrà luogo il 27 marzo in diretta su Rai 1. Deve lavorare durante tutto l’anno, facendo da volano per la promozione del cinema e sfruttando appieno il David come giacimento di potenzialità.»
«I consigli di amministrazione di solito sono molto formali, stavolta invece non lo è stato per niente – ha aggiunto – Anche con un po’ di inevitabile confusione, ma con un dibattito che credo sia stato più autentico e veritiero del solito per quel che riguarda le sorti del cinema italiano. Questo cambiamento nasce innanzitutto da una grande lavoro di sforzo sul terreno dell’innovazione. Mi sono avvalsa dei tanti suggerimenti delle associazioni del mondo del cinema, che ringrazio profondamente. I “Candidati e Vincitori” rappresentano l’80% dei votanti e sono i mestieri e le professioni del cinema in senso classico, mentre i nuovi innesti che rientrano in “Cultura e Società” si assestano intorno al 20%.»
Entrando nel dettaglio dei numeri, va ricordato che precedentemente la mastodontica giuria, assemblata con criteri spesso vaghi e confusi, era composta da 2148 membri, mentre quella attuale sarà formata da 1559 membri, di cui 11 saranno membri del Consiglio Direttivo, 1165 i “Candidati e Vincitori” delle passate edizioni e 383 faranno parte della nuova giuria “Cultura e Società” (a fronte dei 983 ex-componenti “Spettacolo, Cultura e Società”). Di questi 383, 119 voteranno per la prima volta.
«Abbiamo cercato di dare voce a quelle personalità non rappresentate prima, o rappresentate in minima parte – continua la Detassis entrando nel dettaglio della riforma – i direttori di festival e cineteche, i programmatori di tv e piattaforme, gli organizzatori culturali che si occupano in particolare di giovani, ma anche firme del giornalismo e della critica, e-publicist e uffici stampa. Tutte quelle personalità, insomma, che contribuiscono a comporre l’universo audiovisivo e cinematografico. Si è trattato di un lavoro lungo e complesso, che ha investito il primo anno della mia carriera. Ne ho davanti altri tre, ma prometto che non ne farò di più. Non è un lavoro esauribile in un anno, naturalmente, quindi è senz’altro perfettibile. Il taglio reale dei votanti si aggira intorno alle 707 persone. In qualche caso sono state delle scelte dolorose e fatte a malincuore, che hanno riguardato nomi spesso noti e stimati, ma era necessario operare delle modifiche sostanziali e opportune.»
Hanno subito un cambiamento anche i requisiti d’accesso al premio per i film, in sintonia con la mutazione imponente del sistema produttivo e distributivo. Con il contributo delle associazioni degli esercenti, è stato modificato l’articolo 2 del regolamento in questo modo: «Concorrono ai Premi David 2019 tutti i film di finzione italiani e stranieri usciti in Italia nel periodo 1 gennaio 2018 – 31 dicembre 2018, nelle sale cinematografiche di almeno 5 città, con una tenitura minima di 7 giorni». Sono state dunque abbandonate la formula precedente “a piena programmazione” e l’indicazione “città capozona”.
A tal proposito in conferenza stampa si è sviluppato un notevole e acceso dibattito sul tema di Netflix e delle piattaforme di streaming on demand, una sorta di curioso brainstorming in diretta su uno dei temi più caldi della contemporaneità: molti dei giornalisti presenti rivendicavano la necessità di un’apertura del premio alle nuove forme di fruizione, mentre i rappresentanti dell’Accademia e del consiglio direttivo, tra cui Francesco Rutelli, Francesca Cima e Luigi Lonigro, hanno ribadito la necessità del premio di promuovere e porre l’accento, dal punto di vista normativo, sull’istituzione della fruizione cinematografica propriamente detta e dei suoi requisiti. Emblematico il caso di Sulla mia pelle, il film sul caso Cucchi targato Netflix, che sarà nominabile quest’anno ma non sarebbe stato votabile a partire dal 2020, con l’introduzione piena del sopraccitato e più rigido regolamento sulle finestre del passaggio in sala dei film.
Tra le altre novità spiccano anche una nuova statuetta, il David dello Spettatore, destinato al film di maggiore riscontro sul fronte degli spettatori e delle presenze in sala, l’accorpamento del David al Miglior film straniero e al Miglior film della Comunità Europea, che si fondo in un unico premio, il David per il Miglior film straniero, che verrà votato già al primo turno per facilitare la presenza del cast alla cerimonia.
Il premio al miglior documentario verrà infine assegnato, a partire dalla prossima edizione (la 64esima) su una base di 15 documentari scelti da una giuria di esperti. A comporla saranno Guido Albonetti, Pedro Armocida, Osvaldo Bargero, Raffaella Giancristofaro, Stefania Ippoliti, Paola Jacobbi e Giacomo Ravesi.
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