Hey tu, che leggi! Cosa stai facendo? Fa caldo. Troppo. E tu sei con questa rivista in mano.
Per me sei un eroe. Perché i casi sono due. O hai comprato Best Movie in edicola e sei un eroe perché ne chiudono quasi dieci al giorno, o l’hai preso in una multisala. In piena estate. Sei proprio un Super Saiyan dell’amore per il cinema. E ti voglio bene. O forse niente, stai leggendo dallo smartphone e ciccia. O sul sito. Ma facciamo che hai la copia di carta in mano, la sfogli, la leggi, scopri. Forse cercavi solo qualcosa di Zerocalcare. E invece sei qui, mio eroe. Eroe della resistenza. Sì, perché se hai preso questa copia in una multisala (lo so, l’hai presa quando sei andato a vedere Thor) avrai notato che un po’ ci si somiglia tutti, in sala. Resistenti.
Ci sono due tipi di persone al mondo: quelle che tengono duro e fanno fronte, e quelle che se ne scappano. Scappare è meglio. Immaginala detta con la voce di Giancarlo Giannini e la faccia di Al Pacino, e sei dentro Scent of a Woman. Che poi, a ben pensarci, è proprio uno dei film minori del grande Al. Certo, è delizioso, ma l’originale di Risi con Gassman era un capolavoro immortale. Questo qui è un film bello ma, se pensi alla filmografia di Pacino, ti verranno in mente almeno altre dieci interpretazioni maggiori e venti film migliori. Eppure. Eppure, a casa di Pacino, c’è un solo Oscar. Per Profumo di donna, appunto. Un solo Oscar, sì. Nell’anno in cui, forse, considerato chi era in nomination con lui, lo meritava di meno. Un po’, di meno, dai. C’era Robert Downey Jr, quell’anno, che aveva fatto un Charlie Chaplin incredibile in Charlot. Aveva ventott’anni e un talento cristallino come pochi altri. E un’interpretazione che avrebbe meritato tutti i premi della galassia. E non vinse. E non la prese bene. E ci volle molto tempo prima che della galassia diventasse un difensore, con un’armatura addosso. Dopo averle passate tutte ed essersi rialzato. Ma non aveva disperso di certo il talento, il buon Robert. Puoi provarci in tutti i modi, a dissiparlo. Ma lui non va più via. Come l’odore del sesso. Perché il talento è carnale: vive sotto pelle, si snoda sotto i muscoli, inonda i vasi sanguigni, esplode nel petto. Il talento ti maledice e quando sei sull’orlo del precipizio ti salva. Quasi ogni giorno mi arriva la richiesta di qualcuno che mi chiede «come si fa a diventare famoso?». E io che ne so. Non mi interessa.
So come si fa a fare questo mestiere: si studia sempre, senza fermarsi mai. Il lavoro arriva sempre, quando hai le spalle larghe fatte dalla formazione e dal talento. Ma quello, ce lo devi avere. E il talento non è solo saper recitare. Una volta stavo con una ragazza che sognava di fare l’attrice, che una sera sbottò e mi disse: «Basta, mi fai passare la voglia di fare questo mestiere! Stare con te vuol dire scoprire quanto sia faticoso e quante, troppe cose, ci siano che girano attorno a farlo!». Aveva ragione. Avevo appena passato venti minuti a struggermi perché l’incasso del film che avevo fatto era davvero basso. Io volevo solo recitare. Fare quello e basta. E poi ho iniziato a fare questo lavoro davvero, e ho capito che recitare era il momento in cui ero in vacanza. Ed è per questo che continuo a farlo. Perché, amico mio sotto l’ombrellone, dimmelo tu: quanto cazzo è bella, la vacanza?
© Universal Pictures, City Light Films (1)
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