475 film documentari sostenuti dal 2011 a oggi per un investimento di 33 milioni di euro: è lo sforzo produttivo ed editoriale che Rai Cinema ha messo a punto nell’ultima decade di cinema italiano, lavorando a stretto contatto con un genere la cui rinascita recente ha contribuito ad ampliare i punti di vista grazie ai quali indagare il nostro tempo con nuove modalità di racconto. Nel corso di un incontro con la stampa e gli addetti ai lavori tenutosi quest’oggi durante il Festival di Cannes all’Italian Pavilion dell’Hotel Majestic, l’azienda ha ripercorso gli ultimi dieci anni di attività e annunciato i nuovi documentari attualmente in produzione, tra i quali spiccano i prossimi lavori di tanti nomi di punta del cinema del reale italiano.
Tra i film che vedremo in futuro c’è innanzitutto L’ultimo fronte di Pietro Marcello, documentario d’archivio che a partire da Stalingrado, l’odierna Volgograd, teatro della più lunga e sanguinosa battaglia della Seconda Guerra Mondiale, tratta un tema come quello della guerra da cui oggi nessuno può sottrarsi. Attraverso le parole scritte dai soldati prigionieri nella sacca del diavolo emerge l’atrocità della guerra, il dramma dei vinti e la tragedia dei vincitori (le lettere riuscirono ad uscire dalla sacca e arrivare in Germania dove vennero considerate elementi destabilizzanti dalla propaganda, testimonianze di debolezza. Ne venne ordinata la distruzione immediata). I frammenti di queste lettere, selezionati e articolati, sono la base del film e vanno a comporre un mosaico di tessere sonore e visive, costruite attraverso la ricerca di immagini di archivio tedesche, sovietiche, italiane, ungheresi e rumene. Immagini non solo di battaglie e vittorie, ma al contrario immagini di sconfitta, ritirata. L’iconografia di un mondo di vinti.
Il regista Pietro Marcello, ospite dell’incontro, ha chiarito meglio le coordinate del progetto: «Molti miei film sono stati prodotti insieme a Rai Cinema – La bocca del lupo, Il silenzio di Pelešjan, Bella e perduta – e non è un caso che tornino a fare documentari e lavorare sugli archivi. Quest’ultimo progetto è un film su cui m’interrogo da vent’anni a partire dagli scritti di Nuto Revelli, visto che l’anti-fascismo italiano è nato proprio in Unione Sovietica da coloro che rientravo dalla guerra. Ho lavorato sui suoi testi, ma anche in Russia sugli archivi. Il processo si era spesso arenato in passato per ragioni economiche. Pietro Calamandrei diceva: se volete sapere qualcosa della Resistenza, cercate sui fronti».
A spiccare nel lungo elenco di documentari freschi d’annuncio e attualmente in produzione, descritti nel dettaglio dal responsabile dell’area documentari di Rai Cinema Gabriele Genuino, I dannati di Roberto Minervini, ambientato nell’Arizona alla fine dell’800 al tempo Guerra di Secessione. «Piano piano si è fatta larga l’idea che c’era la necessità assoluta della finzione all’interno del documentario, con l’obiettivo e la certezza di restituire però la sensazione e l’esperienza di realtà di un manipolo di uomini dell’Unione che parte alla ricerca di un gruppo di Confederati e in questa esperienza si perde e si dissolve, affrontando l’assurdità della guerra e del dolore e della separazione che causa negli esseri umani», spiega Genuino.
Tra altri titoli Il viaggio degli eroi di Manlio Castagna e La bella stagione di Marco Ponti, accomunati dal racconto di due imprese calcistiche memorabili: il primo parla dell’esperienza epica della nazionale dell’82, i cui calciatori si compattano intorno al ct Enzo Bearzot in un clima di sfiducia fino a conquistare l’ambita Coppa dei Mondiali di Spagna, mentre il secondo racconterà della straordinaria Sampdoria di Mancini e Vialli, altro gruppo di ragazzi che, compattandosi, raggiunse lo storico scudetto nel 1991 (un team che poi ha portato alla vittoria degli ultimi europei da parte della Nazionale italiana e a quell’abbraccio tra Mancini e Vialli della scorsa estate che tutti ricordiamo).
Seguono In-visibile di Adele Tulli e Bestiari, Erbari, Lapidari di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti. «Il primo è una riflessione sull’identità di genere in relazione al dissolvimento della vita concreta in quella digitale, un confine che si sta sempre più spostando – precisa Genuino – Dall’altra parte Martina e Massimo partono da premesse opposte, dalla concretezza estrema degli animali, delle piante e delle pietre, di tutte le cose di questo mondo cui dovremmo tornare a rivolgerci come abitanti del Pianeta Terra».
E ancora: Portrait of the Queen di Federico Ferri, dove uno dei fotografi italiani più importanti fa un ritratto della regina Elisabetta d’Inghilterra in occasione del giubileo del suo 70esimo anno di regno, scandito attraverso le istantanee, realizzate dai fotografi più importanti del mondo, di una figura straordinariamente iconica e rappresentativa; The Emperor di Ruth Beckerman, basato sul libro del 1978 L’imperatore dell’autore polacco Ryszard Kapuściński, il quale, impiegando diversi livelli narrativi, realizza uno straordinario ritratto di Hailé Selassié, il leggendario negus neghesti d’Etiopia, e della vita di Palazzo ad Addis Abeba; I fratelli Segreto, dai registi de Il varco Federico Ferrone e Michele Manzolini, progetto su due fratelli campani, Pasquale e Gaetano Segreto, sfuggiti alla povertà dell’Italia di fine ‘800 in cerca di fortuna nel Nuovo Mondo; infine il nuovo film del pluripremiato regista Gianfranco Rosi dopo l’Orso d’oro a Berlino per Fuocammare e Notturno, del quale per il momento per volontà dell’autore si conosce solo il titolo, In Viaggio.
Fonte: e-duesse.it
Foto di copertina: Getty (Dominik Bindl/Getty Images for Film at Lincoln Center; Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)