Cannes 75: Jasmine Trinca presenta Marcel!, il suo esordio alla regia: «All’arte si deve la vita»

Il primo film dietro la macchina da presa dell'attrice, quest'anno anche giurata nel Concorso di Cannes 75 vent'anni dopo il suo esordio nella Palma d'oro La stanza del figlio di Nanni Moretti, arriverà in sala l'1 giugno con Vision Distribution

Cannes 75: Jasmine Trinca presenta Marcel!, il suo esordio alla regia: «All’arte si deve la vita»

Il primo film dietro la macchina da presa dell'attrice, quest'anno anche giurata nel Concorso di Cannes 75 vent'anni dopo il suo esordio nella Palma d'oro La stanza del figlio di Nanni Moretti, arriverà in sala l'1 giugno con Vision Distribution

Marcel! Trinca

Dopo la presentazione al Festival di Cannes, a partire da 1° giugno arriverà al cinema con Vision Distribution Marcel!, esordio alla regia dell’attrice Jasmine Trinca, quest’anno anche giurata nel Concorso di Cannes 75. Al centro della storia una bambina che ama sua madre mentre lei rivolge le sue attenzioni a Marcel, il suo cane. Un evento imprevedibile le porterà in viaggio, avvicinandole e svelando loro, oltre ogni dolore, le vie grandi e segrete dell’amore.

Nel cast troviamo Alba Rohrwacher (madre), Maayane Conti (figlia), Giovanna Ralli (nonna), Umberto Orsini (nonno), Dario Cantarelli, Valentina Cervi, Valeria Golino e Giuseppe Cederna. La sceneggiatura è stata scritta da Jasmine Trinca con Francesca Manieri, mentre la fotografia è di Daria D’Antonio, reduce dal David di Donatello come miglior autore della fotografia per È stata la mano di Dio.

«Dopo vent’anni da interprete, tante elaborazioni, incontri ed esempi, mi sono detta che mi sarebbe piaciuto guardare le cose da un’altra prospettiva, ribaltare lo sguardo, come hanno fatto tante attrici che amo, e provare a raccontarle agli altri – dice Jasmine Trinca raccontando il film alla stampa italiana a Cannes – La trasformazione creativa del vissuto mi ha dato un grande slancio, leggero e intenso, proseguendo il viaggio che ho iniziato con il corto (Being My Mom, ndr). Sono molto fortunata a essere arrivata al cinema con un film speciale come La stanza del figlio, e mi fa impressionare tornare a Cannes vent’anni dopo con un film che come potete immaginare mi è molto caro. Da qualche parte voleva essere una commedia, che doveva avere vari toni. Nell’idea di partenza ci ha influenzato molto Charlie Chaplin, volevamo un mondo minuscolo e fatto di cose piccole ma con un orizzonte più vasto e infinito, da poter riguardare a distanza di anni come un sogno. Il mio mondo interiore voleva allargarsi agli altri in quel modo». 

Jasmine Trinca

Foto: Getty (LOIC VENANCE/AFP via Getty Images)

«Mia madre era una donna molto libera, sicuramente molto più libera di me adesso, un’avanguardista – aggiunge l’attrice, impegnata in questi giorni nei lavori della giuria di Cannes 75 presieduta da Vincent Lindon (con cui Trinca è ritratta nella foto in fondo all’articolo, durante la scorsa serata di apertura del festival, ndr) – Non era una madre ablativa, devota alla figliolanza, ma mi ha trasmesso il senso di cosa dev’essere il femminile. Il tentativo è quello di fare pace e di ringraziarla. I personaggi sono tutti dei simboli, la madre, la figlia, lo spasimante e altri, ma il materno di questo film non è il materno paradigmatico della società in cui viviamo. Era una madre anche sghemba, che nonostante questo zoppicare, questo essere abitata dall’arte e dal dolore, riusciva a dare messaggi e amore. La donna del film è una sorta di supereroina, che battaglia con la vita e con l’arte, ma anche la bambina ha un lato crudele molto forte. E abbiamo scritto il film pensando ad Alba come protagonista».

«Ho iniziato a entrare nell’universo e nell’immaginario di Jasmine attraverso il suo primo cortometraggio, che ricordo come una parentesi felice di una lunga estate romana, forse i più felici di quell’estate – dice invece Alba RohrwacherLa sceneggiatura quando la lessi mi sembrò un piccolo capolavoro di semplicità e potenza e ho sentito una grandissima responsabilità, come quando una persona ti mette tra le mani qualcosa che ama e tu senti di doverlo custodire nella maniera più dolce e giusta, una sorta di patto da suggellare. Quella del film è una madre fuori dagli schemi capace di crudeltà e accoglienza, un’artista sposata con l’arte che vive in funzione dell’arte e trasmette un messaggio importante: “All’arte si deve la vita”». 

«Per otto anni non ho lavorato al cinema, poi mi ha chiamato Jasmine e disse che mi voleva per il ruolo della nonna in questo film. Ci sono ruoli piccoli e ruoli grandi, ma anche nei ruoli piccoli ci può essere qualcosa di speciale. Jasmine ha una grinta delicata sul set», conclude l’attrice Giovanna Ralli.

Jasmine Trinca

Foto: Getty (Stephane Cardinale – Corbis/Corbis via Getty Images)

Foto: CinemaUndici/Totem Atelier/Rai Cinema

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