Cannes 2012, Antiviral: fanta-horror della carne firmato Cronenberg. Stampa ammutolita. La recensione

Tale padre tale figlio: Brandon, figlio di David, dirige una storia ambientata in un vicino futuro, in cui la nuova moda della cosmetica è lo scambio dei virus

Cannes 2012, Antiviral: fanta-horror della carne firmato Cronenberg. Stampa ammutolita. La recensione

Tale padre tale figlio: Brandon, figlio di David, dirige una storia ambientata in un vicino futuro, in cui la nuova moda della cosmetica è lo scambio dei virus

Scendono i titoli di coda di Antiviral, primo film di Brandon Cronenberg – figlio d’arte, come suggerisce il nome – e la stampa abbozza, ammutolita e vagamente perplessa. Cronenberg figlio comincia da Cronenberg padre e non prova nemmeno a cammuffarsi, anzi, tutto il contrario: gira un gangster movie geneticamente modificato dove le siringhe sostituiscono le pistole e la biondissima femme fatale, invece di un neo, all’angolo della bocca sbandiera orgogliosa l’herpes.

Distopia: futuro imprecisato, luogo imprecisato. La chirurgia estetica ha sostituito silicone e botulino con la condivisione dei virus. Scegliete la celebrità del cuore e iniettatevi un po’ del suo sangue sporco: eczemi, macchie e altri fuochi epidermici sono l’ultima moda. Il business furoreggia: senza uno sfogo sulla faccia non sei nessuno. E col business si arricchisce Syd (Caleb Landry Jones) – rosso lentiggini occhi pallati magro fino alle ossa – lavorando sul mercato legale e pure su quello clandestino. Poi finisce in un brutto giro, si inietta la cosa sbagliata, viene rapito, diventa una cavia. Per salvarsi la vita, che sfiata pian piano, deve trovare un antidoto. Lo assiste il Dr.Abendroth (Malcolm McDowell), virologo esperto e feticista senza rivali: colleziona sul braccio (ormai coloratissimo) impianti di pelle delle dive. Rese dei conti, sangue a catinelle, e chiusura su un corpo-macchina (ancora la femme fatale), che cola emoglobina da tubi di carne. Abbiamo reso l’idea?

Come dicevamo, sui titoli di coda, stampa ammutolita: niente fischi, niente applausi. Non sappiamo bene che dire nemmeno noi: più Cronenberg di così – inteso come cifra stlistica – c’è la parodia (e forse già si sfora). Solo che Cronenberg padre ormai fa altro, e bene. Quindi, restando ad Antiviral, e tagliando le parentele… dice qualcosa questo fanta-horror, oltre gli shock riciclati e l’esibizione di stile? Dice, anche se probabilmente meno di quel che sembra. Dice che della fama, ormai, non ci preoccupa la corruzione biologica-morale, o il suo rischio; anzi: la corruzione è proprio quello che desideriamo, probabilmente ci pacifica con la nostra mortalità. Le facce sfatte dai ritocchi, sono desiderate perché sfatte, non perché ritoccate.
Non proprio un colpo di genio, ma questo Cronenberg, corretto con un po’ di Gilliam, fa simpatia soprattutto per la sua ingenuità: ha la robusta incoscienza, la superficialità e l’energia creativa riciclata, dei figli d’arte ancora troppo giovani. Pensa di essere avantissimo, e invece è puro vintage.

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