Bro, Federico Moccia racconta la Gen Z nel suo nuovo corto: «Voglio raccontare la loro verità»

Lo scrittore e regista ha realizzato il progetto in collaborazione con Adler Entertainment e Motorola

Bro, Federico Moccia racconta la Gen Z nel suo nuovo corto: «Voglio raccontare la loro verità»

Lo scrittore e regista ha realizzato il progetto in collaborazione con Adler Entertainment e Motorola

bro federico moccia

Nel pomeriggio di ieri, giovedì 26 ottobre 2023, è stato presentato a Milano Bro, il nuovo corto di Federico Moccia prodotto da Orange Pictures e Adler Entertainment in collaborazione con Motorola. L’autore di Tre metri sopra il cielo, nonché regista di film come Scusa ma ti chiamo amore e Amore 14, ha utilizzato alcuni smartphone del brand per realizzare un corto che rievoca i suoi successi per protagonisti e tematiche.

Al centro di Bro ci sono infatti alcuni giovani ragazzi della cosiddetta Gen Z, nativi digitali per i quali lo smartphone è quasi un’estensione stessa del braccio. Tra amori, delusioni, entusiasmi e anche alcune tragedie, il corto segue le loro storie raccontate tramite la lente stessa dei telefoni. Le scene sono state filmate dagli stessi device co-protagonisti di Bro, più che mai centrali nell’economia non solo del racconto ma anche della vita sociale di oggi. 

Nel cast ci sono sia volti noti, come l’attrice e influencer Jenny De Nucci, lanciata dal reality Il Collegio e protagonista dell’ultima serie della seguitissima fiction Rai Un passo dal Cielo, ed Eleonora Gaggero, che ha realizzato alcune serie TV per Disney, ma anche alcuni follower di Motorola, che hanno potuto fare domanda per partecipare al casting tramite i canali social del brand. Per raccontare il progetto, abbiamo intervistato il suo autore.


L’intervista a Federico Moccia, regista di Bro

Come è nato questo progetto?

Avevo un’idea basata su alcune considerazioni che ho fatto su come i telefonini siano la fotografia dell’oggi, l’amico fidato di giovani e meno giovani, ognuno ha il suo con i suoi segreti e racconti, fotografie e filmati, momenti che si fissano. Mi sono detto detto: perché non proviamo a raccontare qualcosa con i telefonini anche come macchine da presa? L’ho portato a Orange e Adler che hanno contattato Motorola, subito entusiasta di questa iniziativa. Abbiamo cercato dei ragazzi per raccontare le loro storie. Sono diventati anche dei veri e propri cameraman, sono loro che hanno filmato col telefono quelle scene.

Da questi giovani sono arrivati input particolari sull’uso della tecnologia e le storie raccontate?

Naturalmente ce l’abbiano insita nel sangue, non se ne accorgono. Le accortezze le hanno fatto in maniera subliminale. Abbiamo lavorato per raccontare una storia, fargliela vivere e calzare nel modo più proprio, tramite la terminologia anche. Mi piace sempre quando pur essendoci un testo scritto, loro lo indossano di modo che diventi qualcosa di naturale, senza che ci sia mai niente di forzato o credibile. A me piace non essere troppo attaccato al testo quanto all’atmosfera, al momento che voglio raccontare.

Dal corto emergono luci e ombre delle tecnologia: una scena in particolare racconta di una presunta violenza sessuale ripresa coi telefoni.

Mi sono accorto nelle tante interviste e articoli, che non si capisce mai dove sia la verità, è sempre molto difficile. Ho voluto dare quest’attenzione dovuta ai giovanissimi, raccontare la loro verità e far capire che a volte non si rendono conto di come cose di un certo tipo possono diventare un peso insostenibile per una persona. Il problema dei telefonini è che entrano nei social e in rete, acquisendo una risonanza diversa rispetto a un tempo. Bisogna capire che quando si riprende si ha in mano un’arma. A volte la cosa più stupida viene fatta con leggerezza, come quando viene picchiato qualcuno, abbiamo gli esempi del bullismo. La ripresa va su tutti i canali, viene vista da milioni di persone e improvvisamente un ragazzo si trova schiacciato dal peso di una notorietà invasiva, pesante. È importante che lo sappiano valutare.

Ha raccontato la generazione millenial con libri e film, ora è passato alla Gen Z. Ha notato grandi differenze tra le due?

Come vive il mondo del digitale la nuova generazione, le loro capacità di apprendimento e di essere sempre connessi, sapere così tanto e curiosare. Il telefonino, come sempre succede, ha lati positivi e negativi, è lo stesso utilizzo che si può fare a volte di un coltello. Si può usarlo per affettare un prosciutto per offrirlo ai commensali, oppure si può minacciare una persona. I giovani di oggi hanno un incredibile capacità in questo senso, ma diventano “grandi” un po’ troppo velocemente. A 12 o 13 anni hanno già visto e assaporato in maniera virtuale molte cose che spesso prima prima non si vivevano allo stesso modo, perché si avevano tempi di maturazione diversi. 

Leggi anche: Federico Moccia all’attacco, duro sfogo su Riccardo Scamarcio: «Se è una star lo deve a Step»

Foto: Rosdiana Ciaravolo/Getty Images

© RIPRODUZIONE RISERVATA
shortcode