Bandersnatch: cos’è e com’è il film interattivo di Netflix. La nostra recensione

Cinema o videogioco? Caso unico o prototipo destinato a fare scuola? Una breve guida all'esperimento della serie Black Mirror che sta facendo discutere il mondo, e il nostro giudizio sulla sua qualità

Bandersnatch: cos’è e com’è il film interattivo di Netflix. La nostra recensione

Cinema o videogioco? Caso unico o prototipo destinato a fare scuola? Una breve guida all'esperimento della serie Black Mirror che sta facendo discutere il mondo, e il nostro giudizio sulla sua qualità

Bandersnatch, il film interattivo di Netflix

Cos’è Bandersnatch?
Un episodio lungo della serie Black Mirror, che non fa parte di una stagione regolare ma è disponibile su Netflix dal 28 dicembre, da solo. Come si dice in questi casi: uno speciale natalizio. La ragione per cui se ne sta parlando tanto è che si tratta di un episodio – o film – interattivo, in cui cioè la narrazione procede a bivi: a ogni bivio è lo spettatore a decidere le scelte del protagonista, influenzando direttamente il modo in cui la storia va avanti.

Quanto dura Bandersnatch?
Qui la definizione di “film” comincia a scricchiolare. Non è possibile dire quanto “duri” Bandersnatch, nel senso che dipende dall’intuito dello spettatore, dalla sua pazienza e anche dagli autori.
Come nei vecchi libri-game, può succedere infatti di arrivare molto in fretta a uno dei finali (a me è successo già al terzo bivio, e in quel caso il “film” sarebbe durato poco più di dieci minuti), oppure di azzeccare una serie di scelte che prolungano la storia oltre i 60 minuti.
Dipende però anche dalla pazienza dello spettatore, nel senso che (quasi) a ogni finale l’episodio ti riporta a uno o addirittura due bivi già incontrati, inducendoti a imboccare una narrazione diversa.
Dipende infine anche dagli autori (e qui torniamo a un concetto più vicino al film tradizionale), perché alcuni finali ti permettono di scegliere i titoli di coda, e almeno uno i titoli di coda te li impone.
Sotto questa luce bisognerebbe parlare di “esperienza”, più che di “film”. La mia esperienza con Bandersnatch è durata un’ora e venti, una parte dei quali coperti dai montati riassuntivi che partono ogni volta che si ricomincia da capo. La durata indicata da Netflix è però di 90 minuti. E il girato totale disponibile è ancora maggiore.

Film o videogioco?
Diciamo che è un passo deciso del linguaggio filmico nella direzione di quello videoludico. Ma, c’è un ma. Charlie Brooker, lo showrunner della serie, si gioca infatti un bonus che è possibile giocarsi una volta sola: i diversi destini che attendono il protagonista, e il ruolo stesso di chi osserva e sceglie, non si limitano a influenzare la narrazione, ne sono un elemento fondante. Al centro di Bandersnatch c’è infatti un programmatore che sta realizzando un’avventura grafica a bivi a partire da un libro-gioco, e che piano piano si convince di essere a sua volta oggetto di un gioco di questo genere, un gioco il cui giocatore sei… tu che guardi. Siamo insomma in un territorio ibrido a cui è molto complicato dare un nome.

Preso come un videogioco, com’è Bandersnatch?
Modesto. Le scelte e i destini del protagonista sono limitati, e si è comunque vagamente “pilotati” da Brooker nella direzione di una narrazione principale capace di allungare al massimo l’esperienza di visione.

Preso come un film, com’è Bandersnatch?
Molto buono, molto originale e senz’altro più compiuto. È un fanta-thriller alla Philip K. Dick – omaggiato esplicitamente da un poster di Ubik appeso nella camera del protagonista – in cui la dimensione interattiva aggiunge interesse e piani di lettura, senza compromettere il senso del quadro generale. Soprattutto si assiste a improvvisi slittamenti di genere – verso l’horror, o il dramma familiare, o il paranoid thriller – che sono il vero compimento delle diverse “inclinazioni” del racconto.

In conclusione, in che direzione spinge il futuro della fiction Bandersnatch?
Verrebbe da dare due risposte opposte. Nel senso che se l’accoglienza sarà buona e le visualizzazioni dell’episodio numerose, è facile prevedere che molti altri casi seguiranno. D’altra parte, come detto, la struttura narrativa che usa l’espediente dei bivi come parte integrante dell’esperienza sia del protagonista che dello spettatore, è un unicum, una furbata di Brooker.
Allo stesso tempo però è chiaro che un film interattivo come Bandersnatch è un ulteriore passo nella direzione di un’esperienza di visione privata, solitaria – o al massimo condivisa in piccoli gruppi -, e quindi opposta rispetto a quella della sala.
In questo senso perfetta per Netflix e molto pertinente all’esperienza videoludica.

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