40° Torino Film Festival, Huesera: la recensione dell’esordio femminile messicano di Michelle Garza Cervera, premiato a Sitges e Tribeca

La maternità come terrificante deriva di sangue e ossa. Passato nella sezione Crazies, dedicata agli horror più incendiari, del 40° TFF

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La maternità come terrificante deriva di sangue e ossa. Passato nella sezione Crazies, dedicata agli horror più incendiari, del 40° TFF

Huesera

Valeria e Raúl stanno cercando di avere un bambino. Dopo svariati tentativi, e forse l’intervento propizio della Madonna con bambino, con la cui gigantesca statua dorata si apre il film, Valeria rimane incinta. Contemporaneamente, però, strane e sempre più inquietanti visioni iniziano a perseguitarla: l’apparizione di un ragno sul muro, il suicidio notturno della dirimpettaia, la stessa figura che, con le ossa rotte, dal punto della strada dove è precipitata si avvicina sempre più all’appartamento dove vive la coppia.

Mano a mano che si avvicina il nono mese, la psiche della protagonista vacilla sempre di più, rendendola un pericolo per sé e per gli altri. E quando finalmente partorisce… anziché festeggiare il lieto evento, Valeria ha dei ripensamenti che da un lato la portano a riavvicinarsi a una vecchia conoscenza con cui in gioventù aveva avuto una relazione saffica, dall’altro mettono a repentaglio la salute della neonata.

Horror psicologico sulla maternità, Huesera è un film al femminile e per certi versi femminista che solleva la questione sul diritto della donna a dover necessariamente provare il desiderio di procreare, come se questa fosse la massima aspirazione nella vita. Per carità, i presupposti non sono neanche sbagliati e la spinta a riappropriarsi della propria vita, rinunciando a un percorso più imposto dalle convenzioni sociali, specie nel cattolicissimo Messico dove il film è ambientato, che cercato spontaneamente, condivisibile.

Il difetto di Huesera sta nei modi con cui viene affrontata la questione, didascalici e per questo prevedibili da una parte, un po’ troppo derivativi di un immaginario con cui da tempo abbiamo imparato a familiarizzare grazie al j-horror, dall’altra. Nonostante l’iconografia folklorica messicana camuffi il già visto in qualcosa di più originale.

Foto: Machete, Disruptiva Films

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