9 grandi problemi che né la Marvel né la DC sono mai riuscite davvero a risolvere
9 grandi problemi che né la Marvel né la DC sono mai riuscite davvero a risolvere
Luigi Parentela
Uno dei più grandi problemi di un Universo condiviso è quello di bilanciare i singoli film con la trama collettivo. Lo spettatore casuale deve essere in grado di vedere un film e di capirlo appieno, cosa che spesso non succede se si guarda soltanto Avengers: Infinity War oppure Justice League. Ogni film ha delle connessioni con le altre pellicole, che (specialmente nell'MCU) sono necessarie per la comprensione delle storie future. Realizzare un film che sia al contempo uno stand-alone e un sequel di altre 23 storie non è un compito facile.
La cosiddetta "superhero fatigue", ovvero la saturazione del mercato cinematografico da parte di film sui supereroi, esiste davvero? Dagli incassi al box office sembra di no, se consideriamo che sia prima sia durante la pandemia ogni blockbuster Marvel (e talvolta anche DC) è stato campione d'incassi all'uscita. Ma questa situazione rimarrà invariata? Con l'aumento del numero dei film DC e delle serie Marvel per Disney+, la risposta a questa domanda non è scontata. Produrre film differenti, così come lo sono Eternals o The Suicide Squad, potrebbe aiutare il pubblico a percepire un senso di novità.
Sia Marvel che DC hanno un grosso problema con i villain. Quasi nessun "cattivo" è carismatico tanto quanto l'eroe, né rappresenta una vera e propria minaccia. Basta guardare alla schiera di villain Marvel completamente dimenticati nel tempo: Abominio, Malekith, Ronan, Ultron, Calabrone, Kaecilius, Hela, Ghost, Yon-Rogg, Dreykov. Per non parlare dei (pochi) villain DC: Doomsday, Incantatrice, Ares, Dott. Sivana, Black Mask, Maxwell Lord, Cheetah. Ve li ricordavate? Beh, anche noi abbiamo fatto fatica a ricordarli. Se ne salva giusto qualcuno (Loki e Thanos, su tutti).
Per via di una serie di imposizioni politiche e culturali, quasi tutti i cinecomic usciti finora hanno come protagonista un supereroe maschio, bianco, eterosessuale. La mancanza di diversità caratterizza la Marvel tanto quanto la DC. Solo ora, dopo oltre un decennio di film supereroistici, assistiamo all'arrivo di Captain Marvel, Black Panther e gli Eterni (Marvel) o Batgirl, Blue Beetle e Val-Zod (DC, che però salteranno l'uscita cinematografica e arriveranno direttamente su HBO Max).
Quando hai un universo condiviso composto da 26 film come quello dei Marvel Studios, è molto difficile gestire la continuity narrativa. Sono tanti gli elementi che la minacciano: possono essere attori che muoiono o che rinunciano al ruolo, problematiche relative ai contratti o ai pagamenti, errori e riferimenti sbagliati. Tra i tanti problemi di continuity ricordiamo il recasting di Edward Norton nel ruolo di Bruce Banner e quel "8 anni dopo" di Spider-Man: Homecoming (Marvel), o la storia di Diana Prince (diversa tra Batman v Superman e Wonder Woman) e la relazione tra Mera e Arthur Curry (diversa tra Justice League e Aquaman) per la DC.
Oltre alla continuity, un altro errore di un universo così grande è rappresentato da vari problemi che si possono creare tra gli studios e i talent. Sono molteplici gli esempi sia in Marvel che DC, dall'abbandono di Edgar Wright (che doveva dirigere Ant-Man) e di Patty Jenkins (che doveva dirigere Thor: The Dark World) alla complicata relazione tra Zack Snyder e Warner Bros., che si è risolta con l'uscita dell'agognata Zack Snyder's Justice League ma che è costato l'abbandono definitivo di Snyder.
La cosiddetta "visione narrativa", che nell'MCU è molto più forte, è quasi del tutto assente nell'universo DC. Iniziato con Man of Steel, il DCEU è proseguito con Batman v Superman e Wonder Woman, salvo cambiare completamente stile con Aquaman, Shazam! e The Suicide Squad. Non che questo sia un male, creativamente parlando, ma se il cambio deriva da una pressione esercitata dagli studios allora si viene a creare un ambiente tossico durante la produzione. In casa Marvel, uno dei pochi esempi è rappresentato dal cambio di tono tra Thor: The Dark World e Thor: Ragnarok.
[SPOILER: SE NON AVETE VISTO SPIDER-MAN: NO WAY HOME PASSATE ALL'IMMAGINE SUCCESSIVA] Con l'arrivo del Multiverso, ogni cosa è possibile. Ma siamo sicuri di volerlo davvero? Riportare sullo schermo vecchie glorie significa avere a che fare con tutta una serie di problematiche legate alla backstory dei singoli personaggi che, per forza di cose, provengono da un periodo storico in cui l'industria dei cinecomic (e quella cinematografica) era profondamente diversa. Citiamo il ritorno di Tobey Maguire ed Andrew Garfield in Spider-Man: No Way Home, ma anche quello di Michael Keaton in The Flash. Il Multiverso sembra essere diventato la scusa per poter spingere più sul fan service e meno sulla creatività.
L'impatto della pandemia, infine, non è da sottovalutare. È vero, è un problema che coinvolge principalmente il delicato equilibrio narrativo dell'MCU: WandaVision è uscito a gennaio 2021 mentre Doctor Strange in the Multiverse of Madness è stato rinviato a maggio 2022 (quando, in realtà, dovevano uscire uno dopo l'altro), Black Widow e The Falcon and the Winter Soldier sono stati invertiti (e ciò ha "spoilerato" la presenza della Contessa Valentina Allegra De Fontaine). Per quanto riguarda la DC, la pandemia è costata l'incasso di Wonder Woman 1984 (il peggior incasso di sempre per un cinecomic DC) e il rinvio di parecchi film, tra cui Shazam! 2 e Aquaman 2. Fa eccezione Spider-Man: No Way Home, che è partito davvero col botto e senza la pandemia avrebbe potuto fornire uno sprint iniziale al botteghino ancora più da record...