Tenet, nuovo film rompicapo di Christopher Nolan, è un blockbuster dal cast stellare descritto come “un epico film d’azione tra spionaggio internazionale, viaggi nel tempo ed evoluzione”. Qui di seguito tutto quello che dovete sapere sul più geniale dei film di Nolan, Tenet:
TENET TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE SUL FILM
Un ego spropositato? Una fiducia cieca nella propria opera? La determinata convinzione di voler fare la differenza? Le tre cose combinate assieme? Qualunque sia stata la leva che ha spinto Christopher Nolan a far debuttare Tenet d’estate, in piena pandemia (dopo una strenua lotta per farlo uscire prima il 17 luglio, poi il 31 e, infine, il 26 agosto), sicuramente c’è voluto fegato e anche un grandissimo amore per la sala cinematografica di cui non ha mai fatto mistero. Altri registi, tra cui i fratelli Russo degli ultimi due Avengers, hanno definito la decisione dell’autore britannico come “ad alto rischio”. Ma che Nolan sia un artista con sprezzo del pericolo lo si intuisce dal suo stesso modo di fare cinema. (il pezzo a correre è di Marita Toniolo)
Tenet riapre i cinema
Tra i pochi a non essersi ancora “venduto” a nessuna piattaforma streaming, il regista di Dunkirk – a marzo, agli albori dell’epidemia –, aveva pubblicato sul Washington Post un accorato editoriale sul grande schermo, in cui diceva: «I cinema sono una parte essenziale della vita sociale americana» e, ancora: «Quando questa crisi passerà, la necessità di un impegno umano collettivo, il bisogno di vivere, amare, ridere e piangere insieme, sarà più potente che mai. La combinazione di questa domanda e la promessa di nuovi film potrebbe dare nuovo impulso alle realtà locali e contribuire per miliardi all’economia nazionale».
Vivere, amare, ridere, piangere insieme = cinema, per Nolan. Un’equazione che, per lui, si è tradotta anche nell’assumersi la delicata responsabilità di impegnarsi come il “Salvatore” della sala cinematografica, decidendo di rischiare il tutto per tutto con un film da 205 milioni di dollari (40 milioni in più di Interstellar e 100 più di Dunkirk) e arrivando a puntare i piedi con i vertici della Warner Bros. America, che alla fine ha ceduto alla sua volontà di uscire con Tenet nell’estate Covid.
Data di uscita di Tenet
Come tutti gli uomini di spettacolo, Nolan è anche scaramantico e avrebbe voluto mantenere la data fissa al 17 luglio, perché tanta fortuna gli aveva portato con Inception 10 anni prima. Ecco perché la major gli ha concesso anche una riedizione di quel suo film cult il 31 luglio. Dieci anni dopo il pubblico è ancora lì a chiedersi se la trottola di Cobb cada o non cada, se quella di DiCaprio nel finale sia la realtà o l’ennesimo sogno. Figuriamoci cosa succederà con Tenet, film dal titolo palindromo, che promette di essere palindromo anche drammaturgicamente. E quindi con due direzioni narrative opposte che viaggiano insieme e si incontrano. E ciò non grazie al tradizionale muoversi avanti o indietro nel tempo come in Ritorno al futuro, ma per una via inedita: l’inversione temporale. Spiega Nolan: «Non è un film sui viaggi nel tempo. Si focalizza sul tempo e sui diversi modi in cui il tempo può funzionare. Non voglio fare una lezione di fisica, ma l’inversione è quest’idea che la materia abbia la sua entropia invertita, quindi può andare indietro nel tempo, rispetto a noi».
Oltre le leggi del tempo
Ma a che scopo riavvolgere il nastro del tempo? Magari per sventare un attentato terroristico come quello ambientato al teatro dell’opera che si vede nel prologo di Tenet, o per evitare proprio che succeda. Sarebbe possibile, dunque, stabilire un punto di contatto con il futuro per poi riavvolgerlo. E chi si prenderebbe la briga di modificare il flusso del tempo? Agenti speciali, un’altra delle passioni di Nolan (fan sfegatato di Intrigo internazionale di Hitchcock), che ha detto a riguardo: «Abbiamo a che fare con il mondo dello spionaggio, un mondo di identità nascoste. John David Washington interpreta un agente noto con il termine di “Protagonista”. Tenet è il nome dell’organizzazione in cui viene introdotto».
La trama di Tenet
La storia di Tenet vede al centro, dunque, un’intelligence di spie americane contrapposte a quelle russe in una sorta di “Guerra fredda quantica” che non si vuole sfoci in un Terzo conflitto mondiale più distruttivo dell’Armageddon. La missione a cui partecipa il protagonista si basa sul paradosso del nonno: tornare indietro nel tempo per uccidere il proprio progenitore, azione che si rivela impossibile visto che l’omicidio del nonno provocherebbe la mancata nascita dell’assassino stesso. Non c’è da sentirsi stupidi se le sinapsi sono già andate in corto circuito, perché gli stessi attori principali hanno faticato a comprendere il film. E non poco.
Il trailer di Tenet
qui sotto il trailer italiano ufficiale di Tenet:
Il Protagonista
John David Washington (figlio del più famoso Denzel, fattosi notare con BlacKkKlansman) ha dichiarato: «Ogni giorno avevo domande da fargli (a Nolan, Ndr), ma rispondeva sempre con calma e gentilezza. Era importante che noi attori capissimo a pieno la storia dei nostri personaggi per renderli al meglio». Gli fa eco Robert Pattinson: «È un film incredibilmente complicato, come tutti quelli di Chris. Li devi guardare tre o quattro volte se vuoi capirne il significato più profondo. Ho passato mesi a dirmi “Non so se ho davvero capito cosa stia succedendo”». È un’architettura talmente intricata che il suo stesso deus ex machina finge di perdervisi dentro: «Pattinson recita in Tenet nei panni di un personaggio, è un agente operativo di nome Neil. O per lo meno pensiamo che possa essere chiamato Neil. Non sai mai davvero cosa stia succedendo con le identità in questo film».
Verso Batman
Quanto al giovane attore citato dal regista, è evidente come Tenet – nelle intenzioni di Warner Bros. – debba anche preparare il terreno per un ingresso in grande stile dell’ex Edward di Twilight nei panni del futuro Batman. In completi eleganti ma anche in versione action e con in canna alcune battute dall’humor tipicamente british, Pattinson in questo film si presenta già come un ideale Bruce Wayne. Per ora, però, fa da spalla a Washington, che Nolan ha scelto per il suo temperamento: «Il Protagonista è centrale nella storia, ma – a differenza di Bond – ha una presenza emotiva calda».
Bigger than Life
Se giunti fin qui vi sembra di aver capito qualcosa di più del film, non fateci troppo affidamento: il regista sceglie, dichiaratamente, cosa raccontare e quando, usando vicoli ciechi e false piste, per ingannare il pubblico e creare uno spettacolo ammaliante. Bigger than Life, che, per essere tale, necessita di schermi faraonici, su cui potrà essere proiettato questo film che è frutto di un mix tra Imax e 70 mm, a testimoniare l’ambizione di creare degli eventi totalizzanti. Nolan è a pieno titolo il più grande illusionista della Settima arte, che ricerca la perfezione esattamente come il Borden di The Prestige, immergendo i suoi spettatori in un gioco di specchi, di scatole cinesi, di maschere. L’illusione è il suo nutrimento, la sua chiave di lettura, il suo traguardo. Dietro alla quale si nascondono sempre volti umanissimi che catturano l’attenzione. Tra le pieghe del tempo che Nolan si è divertito a stravolgere in Tenet, come nelle librerie multidimensionali di Interstellar o nelle strade di Gotham del Cavaliere oscuro, si muovono personaggi dal cuore pulsante, la cui dimensione umana, neppure a un passo dalla morte o dalla sconfitta definitiva, viene mai sopraffatta. Ed è proprio questo il suo prestigio più grande.
La recensione di Tenet
Volete leggere le nostra recensione di Tenet, totalmente spoiler free, ovvero che non vi riveli nulla che non vogliate scoprire direttamente sul grande schermo. Cliccate qui per leggerla e poi correte al cinema a vedere il film
TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE SU CHRISTOPHER NOLAN
Il cinema come enigma e rivelazione: un viaggio nella filmografia di Nolan attraverso le sue dichiarazioni più celebri e i lavori meno noti. Diamo la parola direttamente al cineasta britannico per ripercorrere le tappe più significative della sua carriera (il pezzo a correre è scritto da Davide Stanzione)
Il prestigiatore
Christopher Nolan non è esattamente un regista che ama rilasciare interviste, per cui le sue poche dichiarazioni sono doppiamente preziose. Quest’aspetto – la reticenza, si sa, ha sempre il suo fascino: Kubrick, Lynch e Malick insegnano – ha contribuito a forgiare il suo mito soprattutto presso gli appassionati di cinema, soprattutto quelli più giovani. Coloro che, più di tutti, hanno eletto Nolan a regista di culto, a totem indiscutibile, a cineasta bigger than life, termine di confronto e banco di prova ultimo per le proprie ambizioni. Nolan il prestigiatore (lo stesso Pattinson ha definito il suo ultimo Tenet “un trucco di magia”), il grande architetto dell’inconscio, l’unico erede possibile di Stanley Kubrick: il consenso che ha investito la carriera del regista britannico è pressoché univoco, con pochissime eccezioni.
Come Kubrick
Qualcuno gli imputa un’eccessiva freddezza nel maneggiare personaggi ed emozioni, proprio ciò che Kubrick si è sentito dire per una vita. Tanti altri, però, fanno carte false per difendere con forza la posizione opposta. «Non mi sono mai considerato una persona fortunata. Sono il pessimista più straordinario che esista, lo sono davvero. Non sono nemmeno un fan della fantascienza, ma di quel cinema che crea mondi e universi alternativi, nei quali puoi fuggire per un paio d’ore. Le persone vogliono vedere qualcosa che mostri loro che puoi fare quello che dici: ecco il trucco» dice Nolan, un po’ di se stesso, ma soprattutto del cinema che più gli piace.
I film preferiti di Nolan
I suoi film preferiti sono dei grandi classici di fantascienza (anche un po’ scontati), da Metropolis di Fritz Lang a 2001: Odissea nello spazio passando per i capolavori di Ridley Scott. «Sono sempre stato un suo grande fan fin da bambino. Alien e Blade Runner mi hanno lasciato senza fiato con i loro mondi straordinari, totalmente immersivi. Vedere 2001 da bambino mi convinse che col cinema si potesse fare tutto, spingere i limiti oltre l’impossibile. Kubrick c’è riuscito. I limiti non sono reali, esiste soltanto la nostra immaginazione. Il viaggio che ho iniziato con 2001 non si è ancora concluso». Quelli che Nolan cita sono film e registi che hanno provveduto, nelle loro rispettive epoche, non solo a cambiare il corso del cinema sci-fi, ma anche a ipotizzare nuovi e inediti scenari in cui far dialogare la tecnica e l’umano, la scienza e l’individuo, le nostre capacità di esseri finiti e le potenzialità sterminate della tecnologia a nostra disposizione.
Il cuore del cinema di Nolan
A pensarci bene, il nodo cruciale del cinema di Nolan e il suo massimo elemento di interesse, mai abbastanza sottolineato, è tutto qui. Senza questa tendenza al perfezionismo scientifico, il cinema per Nolan perderebbe di senso fino a sgonfiarsi. Sia come regista sia come spettatore e sostenitore dell’alta definizione 4K, dell’IMAX, della pellicola 70mm e delle condizioni migliori e più appaganti per vedere un film. «Le reazioni ai film – cosa ti piace e cosa non ti piace – sono soggettive. Ma quando vado al cinema e pago i miei soldi, mi siedo e guardo un film sul grande schermo, voglio percepire che i realizzatori pensano che si tratti del miglior film del mondo, che hanno dato tutto quello che potevano, che lo adorano per davvero. Che io sia o meno d’accordo col risultato, quel tipo di sforzo è fondamentale, pretendo quella sincerità. Quando non la percepisco, ho la sensazione di perdere tempo al cinema».
Come Tarantino
Come Tarantino, l’altro regista più chiacchierato e discusso degli ultimi due decenni e passa di cinema (decisamente più espansivo e loquace di lui), Nolan non ha studiato regia presso una scuola e non ha una formazione canonica. «Ho studiato letteratura inglese. Non ero un granché come studente, ma giravo dei film al college e in quegli anni mi sono reso conto delle libertà narrative di cui i grandi autori letterari avevano goduto per secoli. Mi è sembrato che anche i registi dovessero godere delle stesse licenze. Anche se non ho studiato cinema, sul set so abbastanza su ogni reparto da essere una spina nel fianco per tutti i miei collaboratori». La libertà nella scelta dei soggetti e la cura maniacale di ogni dettaglio sono due pilastri fondamentali per Nolan, tra i pochi registi a poter godere del final cut e ad avere voce in capitolo sui propri film (l’uscita estiva di Tenet l’ha imposta lui stesso alla Warner Bros, col desiderio che fosse proprio il suo ultimo film a far ripartire il cinema dopo mesi di lockdown). Il suo cinema può fregiarsi anche di quella sintesi invidiabile tra ambizione filosofica e grandi incassi (i film di Nolan al botteghino hanno rastrellato ad oggi quasi 5 miliardi di dollari, soglia che Tenet si avvia a superare) ed è Nolan stesso il primo a considerare la sua produzione un corpo unico, pieno di interconnessioni.
Sotto il segno di Batman
Nel suo esordio a zero budget del 1998, Following, faceva capolino il simbolo dell’Uomo Pipistrello, al quale il regista ha poi dedicato la sua celebre trilogia. Il budget di Following era di appena 6.000 dollari, eppure Nolan non lo ritiene un film piccolo dato l’impegno e il tempo che ci mise a realizzarlo. E il suo Batman cinematografico, così diverso da quello dark ma ironico e scanzonato di Tim Burton, è per Nolan anzitutto un archetipo culturale, un mito omerico della contemporaneità proprio come le saghe commerciali che più ama, ovvero Star Wars e James Bond (tanto che qualcuno l’ha accusato di un’eccessiva seriosità). «I supereroi colmano una lacuna nella psiche della cultura pop, simile al ruolo della mitologia greca. Batman non viene da un altro pianeta pieno di schifezze radioattive. Voglio dire, Superman è essenzialmente un dio, ma Batman è più simile a Ercole: è un essere umano, molto imperfetto, e colma il divario tra umano e divino».
Il fascino del set
Questa dimensione fisica e artigianale della fatica umana ritorna anche sui suoi set: Nolan lavora sempre con le stesse persone, come in una bottega rinascimentale (la moglie Emma Thomas, il fratello Jonathan, l’attore feticcio Michael Caine, il direttore della fotografia Wally Pfister, il compositore Hans Zimmer), non usa registi di seconda unità («Se fai un film, devi girare tu tutte le riprese») e in Tenet, che ha goduto di uno dei più grandi set in esterni di tutti i tempi, ha fatto esplodere per davvero un aereo, un Boeing 747, come lui stesso racconta. «Avevo in programma di farlo usando delle miniature e una combinazione di effetti visivi… Poi abbiamo iniziato a fare le ricerche per le location a Victorville, in California e il team ha scoperto un hangar pieno di vecchi aerei. Abbiamo calcolato che ci costava meno comprare un vecchio aereo delle dimensioni reali ed eseguire la scena a porte chiuse invece di costruire miniature e usare la CGI. È stata una cosa molto emozionante. Credo che, di tutti i film che ho fatto, Tenet sia forse quello più orientato verso l’esperienza del pubblico, la fruizione sul grande schermo. Il livello di azione va oltre qualsiasi cosa abbiamo mai tentato prima».
Il cinema secondo Nolan
La filmografia ragionata di uno dei più grandi cineasti contemporanei:
DOODLEBUG (1997)
Il primo corto studentesco di Nolan, Tarantella, va in onda sul canale americano PBS nel 1989 ma non viene mai reso pubblico in seguito, proprio come il successivo Larceny (1995). Due anni dopo tocca al kafkiano corto Doodlebug (“larva”, in inglese), della durata di tre minuti, visibile oggi su Youtube e firmato “Chris Nolan”: protagonista un uomo (Jeremy Theobald) alle prese con un insetto che si rivelerà identico a lui. Una sintesi in (estrema) miniatura del cinema di Nolan di strisciante angoscia, girato nell’arco di un intero anno, con luce naturale, in parte nella casa dei suoi genitori.
FOLLOWING (1998)
Uno scrittore poco ispirato (ancora Jeremy Theobald) si dedica all’osservazione morbosa delle persone per cercare di cogliere dettagli delle loro vite. All’età di 28 anni Nolan esordisce con un microscopico film a basso costo di 70 minuti, girato in 16mm e in un bianco e nero che sfuma i contorni della realtà, pieno di disagio, frammentazioni temporali, dettagli torbidi ma non per questo espliciti. Dentro, come si suol dire, c’è già tutto Nolan e anche uno scassinatore di nome Cobb, lo stesso nome che Nolan darà al “ladro di sogni” interpretato da DiCaprio in Inception, ben dodici anni dopo.
MEMENTO (2000)
Leonard Shelby (Guy Pearce), dopo un’aggressione, matura una forma di amnesia a breve termine che gli impedisce di ricordare quanto gli è accaduto negli ultimi 15 minuti. Per combatterla utilizza un campionario di note ossessive, polaroid, tatuaggi incisi sulla sua stessa carne. A partire da un racconto del fratello Jonathan, Nolan trova subito il cult assoluto con un puzzle movie che procede per due blocchi di montaggio non sequenziali (la prima scena e l’ultima, la seconda e la penultima). Un vertiginoso incubo sulla paranoia d’inizio millennio, un esperimento probabilmente irripetibile.
INSOMNIA (2002)
Il detective Will Dormer (Al Pacino) viene spedito da Los Angeles in Alaska per far luce su un tragico assassinio. Un delitto lo sommerge di sensi di colpa, mentre il suo equilibrio va in frantumi di pari passo al confronto col principale sospettato, Walter Finch (Robin Williams). Remake di un omonimo film del 1997, è un’indagine psicologica che incastra a doppia mandata il poliziesco e il mystery sullo sfondo di un paesaggio tutto mentale. La narrazione di genere canonica mostra qualche cedimento, ma lo sguardo glaciale di Nolan è quello di sempre.
BATMAN BEGINS (2005)
Il primo capitolo della trilogia di Nolan su Batman chiarisce immediatamente quale sarà l’approccio del regista britannico al personaggio dei fumetti creato da Bob Kane e Bill Finger: una cupa origin story che risale alle paure del personaggio con notevole realismo ma anche con la coscienza, tipicamente nolaniana, di stare osservando meccanismi più grandi degli ingranaggi che li racchiudono (e Gotham sembra già la Los Angeles di Blade Runner). Christian Bale, qui rinchiuso in una prigione cinese, è un Bruce Wayne scultoreo e imponente e, azzardiamo, il migliore possibile.
THE PRESTIGE (2006)
La rivalità tra Robert Angier (Hugh Jackman) e Alfred Borden (Christian Bale), due illusionisti baciati dal successo nella Londra di fine ‘800, assume i contorni di un duello senza esclusione di colpi. Nolan prende il romanzo omonimo di Christopher Priest e ne fa un altro film ritagliato su misura sulle sue ossessioni: il controllo maniacale, il gioco di prestigio (qui alla lettera), il conflitto tra realtà e illusione, gli infiniti specchi e riflessi che affollano la nostra percezione. Crudele e ammaliante, con un cast in stato di grazia in cui c’è anche David Bowie.
IL CAVALIERE OSCURO (2008)
Il secondo film della trilogia/reboot di Nolan sul miliardario orfano che si tramuterà nel giustiziere mascherato ha il pregio di non limitarsi a portare avanti la narrazione di Batman Begins e affonda in un clima di paranoia nel quale Nolan sguazza con maestria, rifiutando il 3D (in piena 3D mania) e lavorando sull’alta risoluzione dell’IMAX. Perfetto simbolo del caos anarchico e apocalittico è il folgorante e indimenticabile Joker di Heath Ledger, che regala al compianto attore australiano un sacrosanto Oscar postumo. Nolan dice di essersi ispirato a Michael Mann e a Racconto di due città di Dickens.
INCEPTION (2010)
Con Inception il regista intavola il blockbuster più di intricato, originale e discusso del nuovo millennio, una complessa architettura da scomporre e ricomporre, visione dopo visione. Una scatola cinese di sogni, debitrice tanto delle stampe di Escher quanto dei libri di Borges. Se c’è un film che, tra quelli di Nolan, tiene insieme la stupore di Spielberg e l’occhio chirurgico di Kubrick è sicuramente questo.
IL CAVALIERE OSCURO IL RITORNO (2012)
Una delle massime paure alla base del cinema di Nolan, a suo dire, è la cospirazione che ci sottrae il controllo delle nostre vite. Ne Il cavaliere oscuro – Il ritorno, ci sono un supervillain populista e la Catwoman di Anne Hathaway, il conflitto sociale esplode e gli incassi rimangono stellari, ma il film non aggiunge molto al resto della saga.
L’UOMO D’ACCIAIO (2013)
Il lavoro di Nolan su Batman per la Warner Bros. si è evoluto nella collaborazione, in veste di produttore esecutivo per L’uomo d’acciaio. Il film di Zack Snyder – regista scelto da Nolan in persona – dedicato alla prima parte della vita di Superman, tenta di rilanciare il supereroe dopo il disastroso Superman Returns di Bryan Singer, ma non convince quasi nessuno e ha pochi (ma agguerriti) fan.
TRASCENDENCE (2014)
Johnny Depp veste i panni di Will Caster, uno scienziato che lavora a un progetto di intelligenza artificiale insieme alla moglie Evelyn, ma si mettono di traverso i terroristi. Nolan produce il fallimentare passaggio alla regia del suo direttore della fotografia Wally Pfister. Depp è l’ombra di se stesso, il pasticcio di temi filosofici indigesto e pretenzioso, il fiasco, critico e non solo, inequivocabile e impietoso.
INTERSTELLAR (2014)
Cooper (Matthew McConaughey) è un ex astronauta in un futuro distopico in cui la Terra è minacciata da carestie e tempeste di sabbia. Abbandonerà la famiglia per tentare di sventare un’Apocalisse. Nolan prova a mettere insieme la fantascienza e le radici dell’America, tenendo vicini (idealmente) Kubrick e Ford, ma l’ingranaggio è meno oliato del solito e non si sa bene dove finisce il mélo e dove cominciano le dissertazioni astrofisiche.
QUAY (2015)
Nel 2015 Nolan ha dedicato un cortometraggio documentario ai fratelli Quay, proiettato a un panel dal titolo The Brothers Quay on 35mm al Film Forum di New York. I Quay sono due gemelli statunitensi, registi, animatori e scenografi, che hanno avuto un’influenza decisiva sul cinema d’animazione e Nolan è un loro grandissimo ammiratore sotto il profilo tecnico-artistico, tanto da averli sostenuti concretamente curando la ristampa e la distribuzione di alcuni cortometraggi e producendo il loro The Doll’s Breath.
BATMAN V SUPERMAN: DAWN OF JUSTICE (2016)
Zack Snyder aveva chiarito in tempi non sospetti che il suo lavoro sui supereroi non avrebbe avuto a che fare direttamente con l’approccio di Nolan a Batman. Lo conferma anche Batman v Superman: Dawn of Justice, che arriva tre anni dopo L’uomo d’acciaio e schiera contemporaneamente i due personaggi più celebri dell’universo DC. Ben Affleck è Batman e Henry Cavill è nuovamente Superman, ma la visione produttiva di Nolan non sembra poter integrare al meglio due personalità così ingombranti e il film naufraga, mentre il Lex Luthor di Jesse Eisenberg avrebbe meritato forse miglior sorte.
DUNKIRK (2017)
Per Nolan è il suo film con la struttura narrativa più radicale dai tempi di Memento. Un’affermazione che può sembrare eccessiva e paradossale, considerando che in mezzo c’è stato Inception e che si tratta del primo film di Nolan basato su una storia vera, ma di fatto si tratta di un radicale war movie sul tempo e un’esperienza cinematografica totalizzante che catapulta lo spettatore nelle viscere della Seconda guerra mondiale. Sesta collaborazione di Nolan con l’immancabile compositore Zimmer e seconda col direttore della fotografia olandese Hoyte van Hoytema dopo Interstellar.
JUSTICE LEAGUE (2017)
Ancora Zack Snyder in cabina di regia e ancora Nolan in veste di produttore, ma il colossale progetto, quinto film del DC Extended Universe che avrebbe dovuto dargli una svolta definitiva, si rivela fallimentare da tutti i punti di vista. I problemi di produzione sono evidenti, quelli di sceneggiatura anche: Snyder abbandona la regia in seguito a un lutto familiare lasciandola a Joss Whedon, accusato di recente da Ray Fisher (Cyborg) di aver avuto sul set un atteggiamento “grossolano, offensivo, poco professionale e del tutto inaccettabile”. L’attesissimo Snyder Cut, com’è noto, sarà su HBO Max nel 2021.
Dicono di Nolan
Preciso, attento ai dettagli in maniera maniacale. Onnipresente sul set ma sempre in grado di mettere gli attori a proprio agio per ottenere esattamente ciò che vuole e fare in modo che che la sua visione, per quanto ambiziosa, si trasformi in realtà. Roberto Croci ha intervistato il cast di Tenet per scoprire com’è lavorare con uno degli autori più significativi e quotati degli ultimi 20 anni.
Lavorare con Christopher Nolan è un sogno, un’ambizione e un traguardo importante per tanti attori che calcano i casting nella città delle stelle. Proprio perché attraverso le sue opere, ha sempre saputo offrire qualcosa di unico, lasciando un segno ma soprattutto spostando sempre più in alto l’asticella in termini di qualità cinematografica, attenzione per il dettaglio, vastità del progetto, ma anche per quello che riesce a ottenere dagli artisti che scegli per dare vita ai suoi film. Ma chi è veramente Nolan? Cosa dicono di lui coloro che hanno avuto modo di lavorarci. Qui di seguito Roberto Croci lo racconta attraverso le dichiarazioni di alcuni membri del cast di Tenet: opera girata in pellicola, con un budget di oltre 200 milioni di dollari, e location che spaziano attraverso ben sette paesi: India, Danimarca, Estonia, Italia, Norvegia, Regno Unito e Stati Uniti. Interviste rigorosamente effettuate via Zoom in piena notte – causa differenza di fuso orario tra i vari continenti in cui si trovavano le star –, e assoluto divieto di rivelare anche il benché minimo dettaglio su trama e personaggi. Ma, nonostante questo, siamo riusciti a scucirgli qualcosa, anche e soprattutto su come sia stato lavorare accanto a Nolan: un autore super attento ai dialoghi anche se ci si ritrova nel mezzo di un kolossal action, sempre molto pacato, mai in preda all’ansia, sicuro di sé ma anche esigente e in grado di raccogliere e canalizzare l’energia sul set sempre nella maniera più corretta. Ecco cosa dicono di lui Robert Pattinson, John David Washington, Elizabeth Debicki e Kenneth Branagh.
Robert Pattinson
«Inizialmente ho incontrato Chris in un luogo molto semplice e privato, lo studio di casa sua, e non avevo idea che sarebbe stato un meeting per un film, neanche i miei agenti lo sapevano. Abbiamo parlato di tutto per quasi quattro ore, senza mai menzionare Tenet, e quando oramai mi ero convinto che non mi avrebbe mai proposto un ruolo o in un film, mi ha detto che aveva appena finito una sceneggiatura e se volessi leggerla. “Yes, yes, yes”, mi sono detto! Abbiamo parlato della nostra passione per il cinema, e di come Fight Club avesse cambiato il mio punto di vista nei confronti di questo mestiere, quando ancora non facevo l’attore e consideravo il cinema solo uno svago, da non prendere troppo sul serio. Mi aveva talmente impressionato, che mi sono comprato il tomo del critico cinematografico Derek Malcolm e ho studiato la lista dei suoi cento film preferiti, e questo mi ha portato a vedere Fino all’ultimo respiro di Godard, che mi ha lasciato un segno profondo. Prima di quel film non avevo idea di cosa fosse il cinema d’autore, sono cresciuto in un ambiente dove non si vedevano questi tipi di film, questo è stato il primo film che ha davvero cambiato come vedevo le cose. Nessuno dei miei amici conosceva Godard, quel film mi ha fatto scoprire l’esistenza di un altro tipo di mondo. Chris sul set? È molto attento ai dettagli, soprattutto nelle scene di dialogo, in questo mi ha positivamente sorpreso, nonostante sia una produzione enorme e sia un film d’azione, la qualità delle scene più intime è straordinaria. Vedrete».
John David Washington
«La prima volta che ci siamo incontrati ha voluto sapere tutto di me, le mie passioni, la mia vita e ovviamente siamo finiti a parlare di mio padre Denzel, che ammira moltissimo. Abbiamo parlato per ore, e ho voluto essere sincero, rivelandogli molti dettagli intimi e personali, tra cui la prima volta che dissi a mio padre che non avrei mai potuto fare l’attore per via del suo nome e peso politico all’interno di Hollywood. Avevo 11 anni. A quel punto mio padre mi chiese se conoscevo Kirk Douglas. “Certo che no”, risposi. “E Michael Douglas? Lo conosci?”,“Certo!” Gli dissi. “Beh, quello è suo figlio, e anche lui aveva un padre enorme alle spalle, ma non gli è andata poi così male!” (ride, Ndr). A quel punto ho capito che ognuno deve intraprendere la propria strada. Abbiamo parlato della nostra passione per i film di Spike Lee, per Kubrick e Arancia meccanica, uno dei nostri film preferiti, e di Ed Zwick, produttore e regista di Glory – Uomini di gloria, uno dei film con mio padre. Per me andare al cinema è sempre stato un evento, un’esperienza molto profonda, quasi religiosa, come lo è leggere sceneggiature come Tenet… Sconvolgente, non ho mai letto uno script così sorprendente. Insieme abbiamo letto pagina per pagina, e abbiamo discusso anche i nostri punti di vista. Sul set Chris è sempre pronto ad ascoltare idee, altri punti di vista, ma dai suoi attori richiede di essere preparati, sapere le battute, essere pronti a girare ininterrottamente per ore. La sicurezza in se stessi è benvenuta e incoraggiata, l’importante è recitare senza esagerare e tenere l’ego sotto controllo».
Elizabeth Debicki
«Ho incontrato Chris per la prima volta a febbraio del 2019, abbiamo parlato della nostra vita, e tutto il resto, bevendo varie tazze di tè. Qualche settimana dopo, mi ha chiesto di leggere la sceneggiatura in segreto, in un ufficio della Warner, e poi ho fatto l’audizione, forse la più intensa e difficile della mia vita. Erano anni che ammiravo il lavoro di Chris, sin dai tempi di Memento, vederlo in azione è stata una scoperta non solo come regista, ma come uomo. Mi sono sempre chiesta quanto della personalità del regista sia nel film, e devo dire che l’impronta di Chris è parte integrante del film. Sul set è un leader, sempre controllato, calmo, riflessivo, concentrato, questa sua disciplina gli permette di guidare tutti verso un obiettivo speci co, senza distrazioni, senza spreco, senza frenesia, incanalando l’energia di tutto il gruppo verso la meta, finire la scena. È davvero un’esperienza incredibile».
Kenneth Branagh
«Possiamo dire che Tenet è un film di spionaggio in cui un gruppo di investigatori possono manipolare il tempo per risolvere casi e svolgere missioni top secret che minacciano la stabilità globale? (si guarda in giro sospettosamente, per poi ridere, Ndr). Potrebbe essere una descrizione accurata ma semplicistica, c’è molto di più. Sul set Chris è enigmatico come le sue sceneggiature, ma sa come dirigere gli attori, soprattutto quelli come me, che sono anche registi. È un uomo modesto, non lo senti mai giudicare nessuno, eppure ha lavorato con gente importante, non ti dice mai quello che devi fare, non cerca mai di correggerti, anche se sa esattamente quello che vuole nei minimi particolari. Dagli attori vuole un contributo, è pronto ad ascoltare i tuoi consigli, ed è sempre molto attento su come si evolve ogni scena, dall’inizio del processo alla fine non sei mai da solo, è capace di non interferire per lasciarti vivere nel momento. Non è una cosa facile dare spazio, eppure lui è in grado di bilanciarsi, a volte ti lascia fare, a volte ti dà suggerimenti, ma il più delle volte lascia che le cose accadano in modo organico, ama essere sorpreso e questo ti incita ad essere spontaneo. Lo ammiro sempre di più».
Dicevano di Nolan
Abbiamo raccolto qui le dichiarazioni rilasciate in passato da alcuni degli attori simbolo del cinema di Nolan, apparsi come protagonisti e non nei suoi film più significativi. Dal Batman di Christian Bale al suo carismatico maggiordomo, L’Alfred con il volto di Michael Caine; ma anche i due astronauti di Interstellar – Matthew McConaughey e Anne Hathaway – senza dimenticarci (perdonate il gioco di parole) del Guy Pearce di Memento (dichiarazioni raccolte da Matteo Bonassi)
Michael Caine – «Sono il suo portafortuna»
«Gli dissi: “Sono troppo vecchio per Batman. Vuoi che interpreti il maggiordomo? Quali sarebbero i miei dialoghi? Cose del tipo vorresti un’altra bevanda o più crema pasticciera?”. Il regista mi ha poi spiegato che vedeva il personaggio di Alfred molto più di un semplice maggiordomo e che era il padre adottivo di Batman. Quindi, ho fatto il film ed è stata una delle cose più grandi che ho fatto nella mia vita. In seguito, tutti i film che ho realizzato con lui hanno incassato oltre un miliardo di dollari, quindi deve sempre avermi nel cast, anche se non ha una parte per me. In Dunkirk ero solo una voce fuori campo, eppure faccio parte del cast accreditato. Lo stesso sarà per Tenet. Ho fatto la mia parte e ho girato solo con John David Washington. Da allora non ho più saputo niente». (Fonte The Hindu)
Matthew McConaughey – «È un leader»
«Quando ho letto lo script di Intestellar ho detto subito Wow! Chris ha realizzato qualcosa di molto ambizioso ed è riuscito a trasfromare la sua visione astratta in realtà. Aveva in mente un concept ben preciso, una storia che doveva rispettare delle regole per reggere l’intero impianto narrativo. Regole che anche noi attori abbiamo dovuto comprendere e assimilare per entrare nel suo mondo, qualcosa di immenso rispetto a tutto quello che aveva fatto prima, ma che contemporaneamente non perdevo uno sgurdo intimo e personale. Chris è un leader totale, se giri un film con lui devi prepararti perché sarà un processo lungo e faticoso. È una specie di gara di endurance, ogni giorno, ma lui è sempre lì al centro di tutto, a dirigere l’intero pacchetto; non esiste modo di superarlo come mole di lavoro quotidiana». (Fonte Entertainment Inquirer)
Leonardo DiCaprio – «Non ho ancora capito Inception»
Gli interrogaivi relativi a uno dei film più visionari di Nolan non si placano. Neppure nella testa degli attori che vi hanno preso parte, come racconta DiCaprio: «Che cosa sia realmente successo al mio personaggio in Inception? In realtà non ne ho idea. Mentre lavoravo al film ero totalmente concentrato sul mio personaggio. Solitamente sono molto preparato sulla trama, ma quando si è trattato di lavorare con Christopher Nolan, di comprendere la sua visione e di mettere tutti i pezzi al proprio posto, tutti stavano provando a capire come si sarebbero incastrati i tasselli di quel puzzle». E alla domanda diretta sulla possibilità che il film abbia davvero un senso, Leo ha risposto: «Beh, dipende tutto dagli occhi di chi lo guarda, almeno credo…». (Fonte Indiewire)
Hugh Jackman – «È un maestro zen»
L’attore australiano ha lavorato al film The Prestige, arrivato in sala nel 2006. Fino a quel momento non aveva mai incrociato il regista e si era fatto un’idea del suo modus operandi completamente sbagliata, anzi opposta alla realtà: «Nolan non è un dittatore sul set, anzi è il maestro Zen dei registi. È sempre anni luce avanti a tutti, riesce sempre ad avere in mente il quadro complessivo della situazione, cosa che in pochi riescono a fare, soprattutto sui set più ambiziosi. Poi ha questo dono, riesce a far sembrare tutto semplice. Non ottiene mai quello che cerca attraverso processi complessi e laboriosi, non ci sono mai conflitti sul set. Tutto arriva in modo naturale. Non è mai ossessionato dal lavoro. Non è mai irritabile o suscettibile, e riesce a mettere tutti a proprio agio». (Fonte NewsHub)
Christian Bale – «Il successo di Batman è merito suo»
«Sapevamo che avremmo dovuto reinventare il personaggio. Ho letteralmente fatto ridere la gente quando dissi loro la prima volta che stavamo facendo un nuovo tipo di Batman. Penso che il vero motivo per cui tutto ha funzionato sia stata innanzitutto la mano e la visione di Christopher Nolan. Mi aveva sempre detto che se avessimo avuto la fortuna di poterne fare tre film, poi ci saremmo fermati. “Molliamo tutto dopo il terzo” mi disse. Poi, quando inevitabilmente vennero da noi e ci chiesero: “Che ne dite di un n. 4?” la mia risposta fu irremovibile: “No. Dobbiamo attenerci al sogno di Chris, che è sempre stato, fortunatamente, di realizzare una trilogia. Non allunghiamo troppo il brodo, girando il quarto capitolo”». (Fonte Hindustantimes)
Anne Hathaway – «È il miglior essere umano possibile»
«Chris è geniale e per come l’ho conosciuto, soprattutto sul set ,credo che rappresenti il meglio di ciò che può raggiungere un essere umano. Non solo è una persona increbilmente intelligente, ma è anche in grado di rispettare le idee degli altri ed è sempre presente con una visione personale e poi sogna in grande e non delega mai il lavoro agli altri, vuole essere sempre coinvolto in ogni aspetto del film e ha il dono di saper creare le cose che vuole vedere poi sullo schermo, le trasforma in realtà. Oltre a tutto questo è anche un marito, un papà, ed è fantastico anche in questi ruoli, ed è questo che mi colpisce di lui. Guardi i sui film e ti rendi conto di quanto sono impressionanti, ma resta una persona assolutamente in sintonia con gli altri». (Fonte Movie Interviews)
Guy Pearce – «Ho dubitato della mia stessa memoria, grazie Nolan!»
Memento (2000) è stato il film che forse più di ogni altro ha contribuito a spalancare a Nolan le porte di Hollywood. «Dopo aver girato Memento anche i miei ricordi erano scombussolati. Guardavo una foto e cercavo di ricostruire il ricordo attorno a quello scatto chiedendomi se fosse successo veramente, cioè non ero più molto convinto di aver vissuto personalmente i momenti relativi a quell’istante, dubitavo dei miei stessi ricordi e per questo devo ringraziare Chris Nolan. Tutti ricordano Memento come il film che ha aperto la strada a un genere. E questo è stato possibile solo grazie alla mente geniale di Nolan, la sua capacità di mettere a fuoco uno script del genere e di trasformare in realtà un’idea astratta così complessa è stata incredibile». (Fonte Indiewire)
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