Resistance – La voce del silenzio

Resistance – La voce del silenzio

Resistance – La voce del silenzio

Titolo: Resistance - La voce del silenzio

Titolo Originale: Resistance

Anno: 2020

Nazione: Usa

Genere: Drammatico, Guerra, Biografico

Regia: Jonathan Jakubowicz

Cast: Jesse Eisenberg, Clémence Poésy, Géza Röhrig, Edgar Ramirez, Ed Harris, Matthias Schweighöfer

Distribuzione: Vision Distribution, Cloud 9

Tutto accadde durante la Seconda guerra mondiale in un periodo in cui l’Europa attraversava momenti di sofferenze inimmaginabili, la storia ripercorre la straordinaria vita di Marcel Marceau il famoso mimo francese (1923 – 2007). Marceau oltre ad essere un grande artista, rappresentò un faro di speranza per molti ebrei perseguitati in Francia dal nazismo; sfidò i nazisti e aiutò più̀ di 100 orfani a fuggire in Svizzera. Il film Resistance – La voce del silenzio si ispira proprio all’incredibile vita di Marceau.

Resistance Trama

1938, Monaco di Baviera. La giovane Elsbeth si prepara ad andare a letto e chiede al padre perché Hitler provi così tanto odio per gli ebrei, suo padre si sforza di trovare una risposta per risparmiarle l’orribile verità e usa un diversivo per distrarla dall’argomento così terribilmente serio. Poche ore dopo, i nazisti fanno irruzione nell’appartamento della famiglia ebrea e trascinano i genitori della ragazza nella piazza del mercato. Elsbeth riesce a nascondersi nel caos tra le barricate in fiamme e completamente indifesa vede dal suo nascondiglio i soldati che giustiziano sua madre e suo padre a sangue freddo.

1945, Norimberga. Il generale George S. Patton entra in scena e racconta in aula durante il processo, la commovente storia di un giovane francese che con coraggio e incrollabile volontà di sopravvivere ha compiuto un vero miracolo, salvando 123 orfani dalla spietata persecuzione nazista.

resistance in streaming

Dietro questi due eventi che fanno parte di un puzzle, quando si ricompongono nel quadro della storia, svelano il volto di Marcel Marceau (Jesse Heisenberg) all’anagrafe Marcel Mengel.

Il giovane Marcel è un’aspirane attore di origini ebraiche che cresce in un’Europa per gran parte occupata dai tedeschi del terzo Reich e non ha alcuna intenzione di farsi coinvolgere dal conflitto e finire al fronte; preferisce esibirsi nei locali di burlesque, seppur contrastato dal padre che lo vorrebbe più presente al lavoro nel suo negozio di macelleria.

Tutto cambia quando incontra Emma (Clemence Poésy) e con lei entra in contatto con la resistenza francese. Il suo talento di attore e mimo diviene indispensabile, quando si trova di fronte ad una missione impossibile; mettere in salvo 130 bambini ebrei rimasti orfani e insegnare loro cosa fare e come comportarsi per sopravvivere all’incubo della deportazione.

1945, Norimberga. Il generale Patton termina di raccontare la sua storia e annuncia la prima performance di Marcel, finalmente su un grande palcoscenico. È l’inizio di una carriera mozzafiato e di un successo globale.

Resistance il Trailer

Cliccate qui sotto per vedere il trailer italiano di Resistance – La voce del silenzio:

 

Chi era Marcel Marceau

Marcel Marceau/Mangel nacque il 22 marzo 1923. La passione per la recitazione e le arti gli venne trasmessa dal padre che gestiva la propria macelleria per provvedere alla sua famiglia, ma il cui vero amore era la musica. Il desiderio di Marcel di diventare un artista, emerse all’inizio della sua infanzia dopo aver ammirato sul grande schermo i suoi idoli del cinema muto; Buster Keaton e Charlie Chaplin. A causa del conflitto mondiale che attraversava l’Europa, non ebbe la possibilità di frequentare una scuola di recitazione. Nel 1940, dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale, la sua famiglia fuggì da Strasburgo e due anni dopo Marcel e suo fratello si unirono a un gruppo di resistenza che sfidò l’invasione tedesca a Limoges.

Resistance in streaming

Il grande talento artistico di Marcel gli permise di falsificare in modo assolutamente credibile i passaporti e questa sua abilità divenne il suo compito principale all’interno del movimento di resistenza. Nei suoi stessi documenti falsi, si diede il nome ufficiale di Marcel Marceau. Il primo atto della sua missione di resistente fu nel 1943, quando mettendo a repentaglio la propria vita, fece fuggire tre orfani ebrei dal paese e li condusse in un rifugio al riparo dai nazisti. Seguirono molteplici missioni per mettere in salvo bambini e ragazzi rimasti orfani. Il lavoro di Marcel all’interno della Resistenza non passò inosservato agli americani e il generale George S. Patton lo nominò ufficiale di collegamento con le truppe americane. Poco dopo, nel febbraio 1944, la polizia arrestò il padre di Marcel a Limoges, il quale venne deportato e ucciso ad Auschwitz. Nel 1946, a conflitto terminato Marcel riuscì a prendere parte a un importante corso di recitazione presso il teatro Sarah-Bernhard-Theater di Parigi sotto la guida di Charles Dullin ed Étienne Decroux.  Il suo primo ruolo importante fu nella commedia “Arlecchino” e da quel momento iniziò a scrivere le sue commedie e a sviluppare nuovi personaggi. Questo portò alla creazione del suo celebre “Monsieur Bip” che lo rese tanto famoso in tutto il mondo. Marceau fondò la sua Compagnie de Mime Marcel Marceau che toccò i maggiori teatri in tutto il mondo e finalmente nel 1953 negli Stati Uniti, coronò il suo sogno di conoscere i suoi idoli Buster Keaton, Stan Laurel e Oliver Hardy. L’incontro con Charlie Chaplin invece, avvenne soltanto negli anni 60. Oltre al suo impegno nel teatro, Marcel iniziò ad avere molti ruoli televisivi, guadagnandosi l’ammirazione di un pubblico sempre più vasto. Con l’aiuto di Jacques Chirac, l’allora sindaco di Parigi fondò l’École Internationale de Mimodrame de Paris, per dare ai giovani mimi la possibilità di imparare quest’arte e realizzare il proprio potenziale. Nel corso degli anni, Marceau ha continuato ad usare la sua arte mettendola al servizio dell’impegno sociale, allo scopo di aiutare e dare supporto alle persone in difficoltà. Il 22 settembre 2007, all’età di 84 anni, Marceau è morto a Parigi dove riposa nel cimitero di Père Lachaise.

Chi era Klaus Barbie

Klaus Barbie nacque a Bad Godesberg il 25 ottobre 1913. Quando suo fratello e suo padre morirono nel 1933, Barbie cadde in una profonda depressione che influenzò notevolmente il corso della sua vita. Entrò a far parte della Gioventù̀ hitleriana e ne rimase membro attivo fino al 1935. Un periodo di volontariato in un campo di lavoro accese in lui la fiamma delle ideologie nazionalsocialiste, così si unì alle SS dopo aver incontrato Heinrich Himmler e fu incaricato di perseguitare gli ebrei e gli omosessuali. Entrò nel NSDAP nel 1937 e fu promosso sergente delle SS il 20 aprile 1940. Sposò sua moglie Regine solo pochi giorni dopo. Nel novembre dello stesso anno fu promosso a Obersturmführer delle SS. Notoriamente spietato, prese il comando come leader della Gestapo, dopo l’invasione tedesca della Francia. Tra il 1942 e il 1944 perseguitò spietatamente il movimento di resistenza, assassinando molti dei suoi membri e da quel momento in poi fu conosciuto come il “Macellaio di Lione”. Quando le forze alleate liberarono la Francia nel 1944, Klaus Barbie fuggì in Germania. Ma quando la Germania perse la guerra, la situazione si ribaltò e il cacciatore divenne il ricercato. Visse per molti anni nella clandestinità̀ e, aiutato dai servizi segreti americani, si rifece una vita in Bolivia sotto falsa identità̀. Nel frattempo a Norimberga veniva condannato a morte in contumacia, per i suoi raccapriccianti atti contro la resistenza e la popolazione civile, ma la sentenza in assenza del condannato, non poté essere eseguita. La Lega internazionale contro l’antisemitismo e il razzismo lo raggiunse a La Paz nel 1972, ma il governo boliviano ne impedì̀ l’estradizione. Barbie fu espulso ed estradato in Francia solo quando in Bolivia fu eletto un nuovo governo democratico. Decaduta per prescrizione la precedente condanna a morte, venne nuovamente processato per i suoi crimini contro l’umanità̀ con ben 177 capi d’accusa e condannato all’ergastolo. È stato responsabile della morte di oltre 800 persone. Barbie è morto di cancro nella prigione di Lione il 25 settembre 1991.

La Germania e il regime francese

La collaborazione tra la Germania e il regime francese di Vichy ebbe uno scopo molto chiaro: l’eliminazione della popolazione ebraica in Francia. Il piano doveva essere realizzato in diverse fasi che comprendevano la discriminazione, l’isolamento, l’espulsione e infine l’eliminazione. Mentre gli invasori tedeschi erano la forza trainante della macabra impresa, la collaborazione della polizia francese garantiva una consegna più̀ agevole e veloce della popolazione ebraica. Senza alcun intervento tedesco, nel 1940 il regime di Vichy in breve tempo, realizzò l’allontanamento di tutti gli ebrei dai servizi pubblici, mise in atto il coprifuoco, confiscò loro i beni e ne vietò severamente gli spostamenti. Poco dopo, agli ebrei fu proibito esercitare la propria professione. La Wehrmacht ordinò poi lo spostamento di tutti gli ebrei dall’Alsazia-Lorena nella Francia meridionale. I cittadini ebrei che erano stati costretti a lasciare tutti i loro averi nelle città, continuavano a sperare di poter tornare presto. Non avrebbero mai più̀ rivisto le loro case.

Nel 1941 fu stilato un registro di tutti i cittadini ebrei che venne utilizzato dalla Wehrmacht nel 1942 per far rispettare la direttiva di indossare la Stella Gialla. Per attuare e realizzare la cosiddetta “soluzione finale” le SS collaborarono ufficialmente con la polizia francese dall’estate del 1942. Per ordine del Fuhrer, la polizia arrestò circa 13.000 ebrei, tra cui oltre 4.000 bambini, e li costrinse a stazionare nei campi di internamento di Drancy, Beaune-la-Rolande e Pithiviers, nell’attesa della loro deportazione ad Auschwitz. Le incursioni non lasciarono sopravvissuti.

Dopo la conquista del sud della Francia da parte della Wehrmacht, furono inoltre organizzati massicci rastrellamenti a Nizza,Tolosa e Lione. Dopo la liberazione della Francia da parte delle forze alleate, l’assassinio di massa di cittadini ebrei da parte delle forze francesi non fu inizialmente preso in considerazione. La commistione tra i nazisti e il regime di Vichy venne alla luce soltanto quando nel 1968 l’ONU si oppose alla prescrizione per i crimini di guerra e iniziarono le indagini sugli atti criminali del regime di Vichy.

Sfida alla libertà – Il movimento della resistenza

Fin dalla fondazione dei primi gruppi nel 1940, l’obiettivo principale del movimento di resistenza era il ripristino delle libertà politiche e religiose in Francia. L’obiettivo principale era di restituire al paese la sua sovranità popolare. Il movimento acquistò importanza a partire dall’estate del 1941, quando l’occupazione del loro paese e la crescente violenza, e persecuzione degli ebrei spinsero soprattutto i giovani a nascondersi. Si formarono molti gruppi in montagna e nelle foreste e rapidamente divennero parte del movimento di resistenza. All’inizio c’era solo una rivista clandestina di controinformazione, ma lo scopo del movimento era di contrastare l’occupazione nazista e mise in atto rapidamente azioni di sabotaggio e spionaggio, tra gli obiettivi principali; l’individuazione e liquidazione dei traditori all’interno dell’amministrazione e la creazione di un esercito segreto. I piccoli gruppi che vantavano circa 400 membri iniziali si trasformarono in oltre 1000 combattenti della resistenza in tutta la Francia.

Mentre la lotta per un Paese libero univa i singoli resistenti durante la guerra, quell’unità non si sciolse al termine del conflitto. L’Europa unita e la creazione di una nuova Società delle Nazioni erano tra le loro priorità teoriche, ma in realtà è stata la Francia, come Stato nazionale e guidata da un governo democraticamente eletto, ad essere ben presto al centro di questo grande progetto. Inoltre, molti membri si sono espressi a favore di una differenziazione tra la Germania e i “tedeschi” e di un’integrazione del Paese in un’Europa unita. Altri hanno sostenuto la scissione in diversi singoli stati. Ancora oggi, i piani e le idee della Résistance sono visti come conquiste intellettuali e rimane ineguagliata tra gli altri movimenti clandestini per i suoi sforzi nel creare le basi di un ordine sociale che riguarda questioni di giustizia, politica, democrazia e questioni internazionali.

Il regista parla del film Resistance

Raccontare la storia unica di Marcel Marceau è stata una sfida molto importante per il regista Jonathan Jakubowicz, che dichiara “È di gran lunga il progetto al quale sono più legato. Scrivere la sceneggiatura e realizzare questo film mi ha avvicinato alla memoria dei miei nonni e mi ha aiutato ad avvicinarmi alla Germania, un paese che fin da bambino, mi hanno insegnato a temere. Ogni giorno sul set si presentavano problematiche che si riallacciavano ad esperienze personali. Ho visto i bambini agire sul set e non ho potuto fare a meno di pensare ai milioni di bambini ebrei assassinati in quel paese. Non è passato un giorno in cui non abbia pianto – sia con dolore che con gioia. E non è successo soltanto a me: tutti gli attori hanno avvertito un legame personale con questa storia molto speciale”. Nella stesura della sceneggiatura, Jonathan Jakubowicz ha dato molta importanza all’inclusione di esperienze reali di testimoni contemporanei “La sceneggiatura è il risultato di anni di ricerca. Penso che l’unica persona che era ancora viva quando ho iniziato a scrivere era Georges Loinger, il cugino di Marcel e leader del gruppo di resistenza. Aveva 106 anni quando ci siamo incontrati a Parigi e purtroppo è morto lo scorso gennaio a 108 anni. Era la fonte più attendibile che si potesse avere e gran parte di questo film si basa sulle sue dichiarazioni. Ho letto molti libri, non solo su Marcel e la Résistance, ma anche su Klaus Barbie. Ho anche visitato il Museo dell’Olocausto degli Stati Uniti a Washington, Yad Vashem a Gerusalemme e il Memoriale della Shoa a Parigi. Io stesso sono un discendente dei sopravvissuti all’olocausto sia da parte di mia madre che da parte di mio padre e quindi le storie e i ricordi di guerra sono state parte della mia vita fin dall’infanzia. Com’è possibile che i miei familiari siano stati uccisi solo perché erano ebrei? Non lo capirò mai e poi mai! Ad essere del tutto onesto, non avrei mai pensato di poter fare un film sulla Seconda Guerra Mondiale e l’unico motivo per cui alla fine ho deciso di realizzare “Resistance” è che, nonostante il suo contesto tragico, è ancora un film che inneggia alla vita”.

Marcel e il suo gruppo hanno salvato le vite di molti bambini, a dispetto di ogni umana previsione. E questo merita di essere celebrato”. Ancora oggi, gli sforzi di Marcel Marceau sono un faro di speranza permeato di grande umanità, e per Jonathan Jakubowicz è fondamentale che “Resistance – la voce del silenzio”; rifletta questi valori nell’attuale clima sociale: “L’odio sembra crescere in tutto il mondo, l’odio che si basa sulla diversità di razza, nazionalità, religione e politica. E non è perché il mondo intero abbia perso la testa, ma perché la maggioranza permette ancora che venga data voce agli estremisti. Quello che amo di Marcel e del suo gruppo non è solo il fatto che abbiano accettato il mondo per quello che era, ma che abbiano deciso di fare qualcosa per cambiarlo riuscendo a salvare delle vite. Non tutti prenderebbero questa decisione – ma tutti dovremmo farlo. È così facile odiare quando non si prendono in considerazione i diritti del nostro prossimo. Non avevo mai sentito una storia come quella di Marcel, la storia di un uomo che scopre il suo talento e la sua arte salvando la vita delle persone. Ci sono molti eroi e molte esistenze che meritano di essere raccontate. Ma non ce ne sono molte come quella di Marcel Marceau, ed è per questo che mi sono innamorato della sua storia”.

Durante la produzione, per il regista è stato fondamentale trovare un buon equilibrio tra realtà e finzione. Ma cosa è successo realmente e cosa è stato aggiunto per rendere la storia più cinematografica? Jonathan Jakubowicz chiarisce: “Marcel ha falsificato i passaporti per gli ebrei e dei membri che operavano per la Résistance, per aggirare i punti di controllo del regime di Vichy. Ha anche creato il suo cognome Marceau come viene mostrato nel film e ha aiutato oltre 100 bambini ad attraversare il confine francese passando per le Alpi in tre viaggi separati. Suo fratello Alain era coinvolto in tutte queste operazioni. La storia di Elsbeth si basa su una combinazione di appunti che sono stati ritrovati; testimonianze scritte dai bambini che soggiornavano nel castello, ed è stata anche parzialmente ispirata da mia zia Elsbeth. Tutto ciò che riguarda Klaus Barbie è basato su documenti ufficiali e un documentario d’epoca.

Egli, infatti, ha effettivamente torturato i combattenti della resistenza, deportato i bambini ebrei e ha avuto il compito di eliminare la Resistenza francese. Anche la storia del padre di Marcel si basa sulle dichiarazioni di testimoni. Amava la musica ma voleva che Marcel portasse avanti l’attività di famiglia. È stato tragicamente ucciso ad Auschwitz. A Marcel non è mai piaciuto parlare di questa esperienza e in generale non si è mai sentito come l’eroe della sua storia”. Il ruolo di Marcel ha bisogno dell’attore proprio per incarnare il giusto equilibrio tra eroismo e umanità e Jakubowicz ha trovato in Jesse Eisenberg l’uomo perfetto per questo lavoro: “La madre di Jesse era un clown professionista. È letteralmente cresciuto osservando quest’arte e quando era bambino osservava sua madre dipingersi il viso per andare al lavoro. Ha anche perso parte della sua famiglia durante l’Olocausto e oltretutto assomiglia molto al giovane Marcel Marceau. Il motivo principale per cui ho pensato che sarebbe stato perfetto per la parte, è la sua particolare miscela di capacità di compenetrazione, dedizione e passione. All’inizio del film, Marcel è completamente concentrato e sembra quasi posseduto dalla sua arte. Diventare un eroe di guerra non avrebbe potuto essere più lontano dalla sua mente. La trasformazione che il personaggio vive nel corso del film, dal genio egoista all’uomo più generoso del mondo, è assolutamente affascinante. E ci sono diversi tratti di Jesse che lo hanno reso la scelta perfetta per questa parte”.

Matthias Schweighöfer interpreta un personaggio crudele. L’attore protagonista tedesco è una scelta inaspettata, ma che il regista ha fatto in modo consapevole: “Non a caso Matthias è una star del cinema, la sua interpretazione è magistrale e si è immedesimato completamente nel ruolo di Klaus Barbie. Volevo stare ben lontano dagli stereotipi nazisti che agiscono e si comportano come un cattivo di Bond.

Barbie era l’ufficiale più giovane del Terzo Reich e quello con il maggior numero di truppe sotto il suo comando. Era famoso per il suo straordinario fascino, che esercitava anche sulle persone che torturava. Osservando le foto d’epoca, c’è persino una sorprendente somiglianza tra Matthias e Barbie – è piuttosto inquietante! Sapevo fin dall’inizio che sarebbe stato in grado di catturare la banalità del male ed è ciò che definisce la personalità dii Barbie. Un uomo capace di scuoiare un prigioniero – e poi andare a fare una bella cena con la moglie e la figlia. Non ha mai pensato a se stesso come al cattivo di questa storia. Matthias ha portato la cosa a un livello molto alto e non vedo l’ora di sapere qual è la reazione del pubblico a questa interpretazione”.

Il cast internazionale e le diverse produzioni che hanno preso parte al progetto ne testimoniano la portata, la collaborazione tra diverse nazionalità è stato uno strumento molto efficace per realizzare un film come “Resistance – la voce del silenzio”. Jonathan Jakubowicz afferma: “Fare cinema è spesso spesso frutto di collaborazioni internazionali, ma in questo specifico caso, avevamo anche la responsabilità storica di coinvolgere persone di diverse nazionalità davanti alla telecamera e dietro le quinte. Trattandosi di un film molto complesso, il lavoro sul set è stato intenso. Abbiamo tutti imparato molto da ogni singolo membro di questa produzione e siamo stati in grado di formare una grande squadra. È stato un onore lavorare con alcune delle persone più talentuose della Germania e non potrei essere più orgoglioso di quello che abbiamo realizzato insieme”

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