La febbre del sabato sera: il musical cult del 1977 di John Badham che, insieme a Grease ha reso famoso in tutto il mondo l’attore John Travolta. Impossibile, infatti, non ricordare la scena del ballo in cui lui indossa il suo leggendario completo bianco.
Il film, come è noto, ebbe un successo incredibile. Così come la sua colonna sonora, composta dai Bee Gees: il loro album, uscito una settimana prima del film, ha venduto ben 40 milioni di copie. Tra l’altro, si tratta di un musical atipico: la musica è una delle protagoniste di quasi ogni scena, ma mai nessuno dei personaggi canta.
Inoltre, questa fu una delle prime pellicole a sancire la nascita di un vero e proprio cross-media-marketing attorno a essa. Questo, grazie anche ai diversi spin-off realizzati in seguito, i quali fecero sì che il musical restasse lungo tempo sulla cresta dell’onda.
Ma, andiamo con ordine. vediamo un po’ più da vicino i dettagli di questo imperdibile film.
La febbre del sabato sera: la trama
Siamo a New York, anni ‘70. Tony Manero (Travolta) è un giovanotto diciannovenne di origini italiane che vive a Brooklyn. Il ragazzo è molto estroverso e sicuro di sé: si vanta spesso di somigliare a Al Pacino. E’ solito divertirsi insieme al gruppo di connazionali, sesso, scatenando risse con le bande di quartiere rivali, prima fra tutti quella dei portoricani Barracudas.
Ma la vera passione di Tony è il ballo. Infatti, ogni sabato sera, insieme agli amici Joey, Gus, Double J e Bobby D., è solito frequentare la discoteca 2001 Odissey, dove si è guadagnato una certa reputazione, il rispetto dei coetanei e l’ammirazione delle ragazze. Una sera, la sua amica Annette lo invita a partecipare a una gara di ballo che si terrà proprio nel locale. Tony, però, sulle prime rifiuta.
Intanto Tony conosce Stephanie Mangano (Karen Lynn Gorney), un’altra italo-americana come lui. La ragazza inizia a far parte della sua compagnia e, nonostante abbia dei modi un po’ altezzosi, finisce per diventare una persona importante per il ragazzo. Anche Sthephanie, infatti, ama ballare. Sarà proprio con lei che Manero prenderà parte alla famosa gara di ballo, ottenendo una vittoria schiacciante.
Tuttavia, il ragazzo riconosce che un’altra coppia, per bravura, si sarebbe meritata il premio. Infatti, è anche e soprattutto grazie alla simpatia del pubblico che i due hanno vinto. Tony, allora, rinuncia alla vittoria in loro favore.
Dopo di che, Tony e la sua banda si ubriacano e decidono di darsi alla pazza gioia, compiendo le loro solite bravate. Purtroppo, una terribile tragedia sancirà la fine di quella notte. E non solo. Da quel momento, Tony capirà che è ora di rivedere tutto il suo atteggiamento, soprattutto se vuole conquistare il cuore di Stephanie.
La febbre del sabato sera: le origini del mito
L’ispirazione del film è tratta dalla pseudo inchiesta in 13 pagine, pubblicata il 7 giugno del 1975 sul “New York Magazine” da Nick Cohn, dal titolo evocativo Riti tribali del nuovo sabato sera. Lo scopo, infatti, era indagare le abitudini della vita notturna all’interno dei bassifondi della Grande Mela. Infatti, chi calcava le piste della discoteca di Bay Ridge, certamente, era una persona molto diversa da chi frequentava lo Studio 54 di Manhattan.
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