Da anni ormai l’estate televisiva non è un periodo di pausa, ma un momento in cui lanciare alcune tra le serie più attese dell’anno, soprattutto per le piattaforme di streaming che avendo meno concorrenza possono concentrare l’attenzione sui propri show di punta. Tra questi c’è The Boys, serie Amazon tratta dal celebre e apprezzatissimo fumetto di Garth Ennis e Darick Robertson.
Dalle pagine dei due autori appena citati emergeva la voglia di rompere con la tradizione, di entrare a gamba tesa nel mondo dei supereroi con un tono dissacrante e iconoclasta, operando anche una riflessione profondamente politica e capace di ragionare sulla violenza nella nostra società con eccezionale lucidità proprio a partire dagli eroi in calzamaglia.
Nella sua carriera Ennis ha più volte riflettuto sulle problematicità dei supereroi, ma con The Boys ha probabilmente raggiunto la massima profondità di questa esplorazione: le icone che per anni hanno fatto sognare grandi e bambini vengono buttate giù in un attimo, ingoiate da un mondo in cui la corruzione ha il sopravvento su ogni cosa, ribadendo che tutto ciò che sembra dare speranza è in realtà una costruzione di carta pesta realizzata appositamente per manipolare le masse, a cominciare proprio dai supereroi.
Trasportare questa riflessione sul piccolo schermo facendone una serie televisiva non era una cosa semplice per tante ragioni: si tratta di un fumetto estremamente violento e sboccato; l’equilibrio tra ironia cinica e dramma è decisamente complicato da ricreare; aggiornare la storia originale alla contemporaneità nasconde numerose insidie. Amazon ci ha provato con The Boys e a conti fatti, vista la difficoltà della sfida, possiamo dire con certezza che ci è riuscita, pur specificando non si tratta di un prodotto privo di difetti e che forse sarebbe potuto essere ancora più compiuto.
Innanzitutto, è importante ricordare che nonostante la serie sia vietata ai minori di diciotto anni (che per un prodotto sui supereroi è una vera e propria eccezione) siamo ben lontani dal coraggio del fumetto, nel quale venivano chiamate in causa questioni come la pedofilia e lo sfruttamento delle donne come oggetti sessuali da parte delle figure di potere, tra cui – ovviamente – i supereroi. In questo caso la riflessione è un po’ più ampia (e per questo più generica), meno violenta nei modi e nei toni, più legata alla comunicazione e alla percezione del potere da parte dei cittadini e sicuramente meno disturbante. Al centro del discorso c’è il concetto di reputazione, che nella società ipermediatizzata di oggi diventa la principale preoccupazione di chi è al potere e quindi il punto debole per eccellenza anche dei cosiddetti supereroi.
I protagonisti di The Boys, però, non sono loro ma delle persone normali, esseri umani pieni di difetti, in alcuni casi ex fuorilegge e in altri semplici ragazzi con una gran rabbia repressa come il protagonista Hughie, che facendo gruppo imparano a migliorarsi a vicenda. Insieme formano una squadra pensata per controllare i supereroi, i quali come emerge sin dall’inizio sono tutt’altro che forze appartenenti al Bene bensì il simbolo di un potere autoritario che vive di fake news, sopraffazione dei più deboli, egoismi individuali e istinti antidemocratici.
A raccontare questa storia c’è Eric Kripke, già autore di Supernatural, affiancato alla produzione dalla rodata coppia formata da Seth Rogen e Evan Goldberg, i quali hanno già dimostrato di saper fare ottima televisione con Preacher e Future Man.
Il confronto tra The Boys e le due serie citate, però, gioca leggermente a sfavore dello show tratto da Ennis e Robertson: da una parte dal punto di vista narrativo ci sono così tanti punti di continuità da rendere la serie poco originale, dall’altra la coralità del racconto rende alcuni personaggi non così interessanti, sicuramente non come Homelander che è senza dubbio quello con la parabola più riuscita di tutti.
Tuttavia è forse il lato visivo quello meno efficace, perché uno show del genere, che punta tutto su alcune idee forti e molto meno sulla costruzione di personaggi stratificati, avrebbe avuto bisogno di una figura alla regia in grado di dare personalità e mordente: una storia perfetta per essere diretta da un regista come Edgar Wright viene purtroppo messa in scena in modo abbastanza piatto e impalpabile, perdendo così buona parte del suo potenziale.
Nonostante un risultato centrato solo in parte, The Boys è comunque una serie dalle indiscutibili qualità, capace di prendere una riflessione fatta ormai diversi anni fa su un’altra forma espressiva e aggiornarla al contemporaneo rendendola ancora decisamente rilevante. Quello che lo show prodotto da Rogen e Goldberg ci dice – neanche troppo tra le righe – è che eroismo e potere non possono mai andare a braccetto e che quindi anche quando al potere ci sono dei supereroi, questi non saranno mai dalla parte degli ultimi e degli oppressi, ma cercheranno sempre di approfittare di loro, sfruttandoli o comprandoli in ogni modo, usando i desideri, la religione e gli affetti come merce di scambio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA