Nino Scotellaro (un Luigi Lo Cascio mai così bolso e sgradevole), pubblico ministero siciliano che ha dedicato tutta la sua vita alla lotta contro la mafia, improvvisamente viene accusato di essere uno di coloro che ha sempre combattuto: un mafioso. Dopo la condanna, senza più nulla da perdere, Nino decide di mettere a segno un machiavellico piano di vendetta, diventando il “bad guy” in cui è stato ingiustamente trasformato.
Presentata in anteprima al Torino Film Festival e prodotta da Indigo Film con Amazon Studios, The Bad Guy è una serie in sei episodi diretta da Giuseppe G. Stasi e Giancarlo Fontana (Metti la nonna in freezer, Bentornato Presidente) che maneggia il mondo della mafia con un approccio pop sregolato e dinamitardo, di straordinaria libertà espressiva in bilico tra i registri. Muovendosi a cavallo dell’equilibrio sottile tra il tragico e il burlesco, tra la denuncia acida e la leggerezza più scanzonata e sopra le righe, il serial trova così un tono tutto suo e una cifra e una misura se non originali quantomeno peculiari (ed è già tantissimo).
Oltre che, in buona sostanza, un passo svelto e fresco che intercetta anche un’attualità dai contorni distopici e perfino fantascientifici (il Ponte sullo Stretto di Messina, incredibilmente tornato nell’agenda politica della destra senza esserne forse davvero mai uscito) e l’eterna memificazione della produzione audiovisiva nazional-popolare di Boris (la presa in giro fiction tv di Stato con Il magistrato buono). Le frizioni tra il crime e la dark comedy, nei primi episodi che abbiamo visto in anteprima e in attesa di vedere come proseguiranno nel resto della serie, si fanno così particolarmente fruttuose e ambigue, con una salutare e rigenerante zona d’ombra – ora luttuosa, ora fumettistica, come ne Il divo di Sorrentino (produce Indigo, dopotutto) – in grado di affrescare con brio al fulmicotone e commistioni postmoderne la più corta distanza tra il bene e il male.
Nota musicale finale: Colapesce e Dimartino cantano il brano originale Cose da pazzi, al contempo cupo e soave proprio come la serie, tra sorrisi che sono granate inesplose e biancastre bugie.
Foto: Paolo Ciriello
© RIPRODUZIONE RISERVATA