The Outsider segna un piccolo record, è il romanzo di Stephen King che ci ha messo di meno a diventare una serie televisiva. Pubblicato nel maggio 2018 è arrivato su HBO, negli Stati Uniti, a inizio gennaio. Non è un romanzo particolarmente riuscito, nella seconda parte soprattutto le dinamiche tra i personaggi sono grossolane e la scrittura ripetitiva al punto che viene da dubitare del lavoro di editing della casa editrice.
Ha però una qualità spettacolare ne ha decretato da subito le fortune e la diffusione, si trasforma da thriller procedurale a thriller soprannaturale in modo lento, inesorabile e suggestivo. La natura di questo slittamento è particolarmente interessante perché i personaggi devono farci i conti nello stesso momento in cui lo fa il lettore, e in un certo senso anche l’autore, da cui dipende la sospensione dell’incredulità di tutti.
La storia è ambientata in una delle classiche province kinghiane, in questo caso Flint City, dove un ragazzino di 11 anni viene trovato morto in seguito a un crimine inimmaginabile: sbranato e molestato sessualmente. L’indagine dura un attimo, testimonianze oculari e tracce biologiche sono inequivocabili: viene arrestato l’allenatore della squadra di baseball locale. Ma cosa succede se nel giro di poche ore la difesa presenta prova altrettanto decisive che il colpevole è in realtà innocente? Se due fatti in contraddizione tra loro sono parimenti dimostrabili, che scelte rimangono a una mente razionale?
The Outsider, adattato per la televisione da Richard Price, già showrunner della memorabile miniserie The Night Of (il miglior procedurale degli ultimi anni), dà anch’esso il meglio nelle prime puntate, quelle in cui un gruppo di cittadini deve fare i conti con questa contraddizione, che pian piano distrugge il tessuto sociale del paese. Più oltre, quando l’ingresso in scena di un nuovo personaggio instrada definitivamente l’indagine, la tensione scema un po’ perché si dà una risposta a una domanda che di base non può averne, cioè si risolve un conflitto irrisolvibile barattando l’inquietudine con la suspense.
Prodotto d’eccellenza nell’offerta di HBO, con altissimi valori artistici e produttivi, e un gigantesco fattore “dipendenza” (soprattutto per chi non ha letto il libro), The Outsider ha anche il merito di offrire al mai abbastanza celebrato Ben Mendelsohn un ruolo all’altezza del suo talento, in coda a una sfilza di villain tutti uguali: dimesso, appesantito, depresso, aggrappato fino all’ultimo al dominio della scienza sul mondo, ostinatamente privo di carisma, è un eroe non meno originale e affascinante di quanto lo fosse il John Stone di John Turturro in The Night Of.
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