Tra le serie in arrivo nel mese di gennaio Luna Nera era sicuramente una delle più attese, soprattutto per quanto riguarda gli spettatori italiani, bramosi di uno show che sulla carta si presentava come ambizioso e molto diverso dalla media delle produzioni nazionali.
Una delle ragioni principali di tanta curiosità era legata alla natura produttiva dello show: Luna Nera infatti è una produzione ad alto budget sviluppata da Netflix, che prende una saga di romanzi fantasy ed effettua una trasposizione televisiva dal respiro multistagionale.
Parimenti alla curiosità, però, c’era una grande perplessità collettiva dovuta alla qualità degli show sviluppati da Netflix per il mercato italiano. Se Suburra tentava di difendersi appoggiandosi su un film solido e materiali di partenza validi, non proponendo però nulla di particolarmente innovativo o interessante, Baby è stato un vero disastro, l’esempio di un come si possa parlare di adolescenti facendo tutto male, dalla recitazione alla scrittura fino ai messaggi che la serie veicola.
Diciamolo subito: Luna Nera è una grande delusione. Si tratta di un prodotto poco riuscito e che soprattutto lascia gli spettatori con molto meno di quanto in partenza prometteva. Bisogna però precisare una cosa e cioè che un prodotto deludente, soprattutto quando è così deludente, non è per forza il peggiore possibile, ma è sempre uno la cui forbice tra le aspettative di partenza e gli esiti finali è molto ampia. E non in senso positivo, ovviamente.
In questo caso siamo di fronte a una serie che ha l’ambizione di inserirsi a gamba tesa nel fantasy con un importante investimento sia dal punto di vista delle personalità creative coinvolte (in particolare alla regia) che da quello dei soldi spesi per la messa in scena. Anche dal punto di vista delle tematiche la serie sembra puntare molto in alto, perché attraverso il racconto di un gruppo di streghe del Seicento Luna Nera intende parlare di oppressione femminile, di sessualità eteronormata, di emancipazione e dell’amore come chiave per aprire gli orizzonti delle persone.
Sin dal primo episodio però emergono tanti problemi nel raggiungimento di questi obiettivi e nonostante la serie effettivamente parli delle questioni appena elencate, il modo in cui lo fa è così didascalico, così privo di creatività e senso poetico, così incapace di integrare i messaggi da veicolare con una narrazione avvincente, da sembrare in molti casi quasi amatoriale.
Ci sono infatti tanti problemi di scrittura, specie nella costruzione narrativa in cui tante cose succedono dopo che sono state anticipate e alluse così tante volte da rendere il racconto estremamente prevedibile. Soprattutto, però, i dialoghi sono scritti in modo imbarazzante, senza lasciare nulla all’immaginazione e pieni di frasi pensate per essere declamate che fanno sembrare gli interpreti ancora meno bravi di quello che sono realmente.
A proposito di questi ultimi, il livello della recitazione è generalmente molto basso, sia i ruoli maschili che quelli femminili sono interpretati in modo spesso innaturale, come se fossero totalmente fuori posto e la cosa priva lo spettatore dell’immersività necessaria per farsi coinvolgere dalla serie.
Bisogna però dire anche che molto spesso una buone interpretazione è frutto anche di una buona direzione degli attori e allo stesso modo recitazioni negative sono responsabilità anche di chi dalla regia non ha saputo plasmare il materiale che aveva a disposizione. Sotto questo punto di vista emerge un’enorme differenza tra la messa in scena degli episodi (forse la cosa più convincente della serie) e la direzione degli attori: registe di talento come Francesca Comencini e Susanna Nicchiarelli dimostrano il loro talento nella realizzazione delle atmosfere della serie e nella costruzione di scene visivamente tutt’altro che banali, ma sono purtroppo molto deludenti per quanto riguarda la capacità di tirare fuori il meglio dagli interpreti con cui lavorano.
Ci avrebbe fatto molto piacere parlare di Luna Nera come del nuovo fantasy femminista italiano, ma purtroppo bisognerà aspettare il prossimo tentativo.
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