Fin dal giorno del suo debutto su Netflix, Dahmer – Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer si è affermata come una delle serie più controverse di sempre.
Lo show è uno dei prodotti più visti sulla piattaforma streaming e continua a trovarsi al centro delle critiche e della rabbia di coloro che sono stati coinvolti direttamente dalle insane gesta del serial killer. Non è infatti un mistero che alcune delle accuse più comuni rivolte allo show sia quella di tentare una sorta di ‘riqualificazione’ del protagonista o di lucrare su una tragedia senza che i parenti delle vittime siano stati coinvolti in prima persona nella sua realizzazione.
Sull’argomento è tornato Ryan Murphy, produttore della serie, il quale tuttavia ha apertamente respinto gran parte delle accuse. In particolar modo, Murphy sostiene di aver profuso un grande sforzo nel tentativo di mettersi in contatto con i parenti delle vittime, le quali tuttavia non sarebbero stati molto collaborativi:
«Nel corso dei tre, tre anni e mezzo che abbiamo passato a scriverla e lavorandoci sopra, abbiamo contattato 20, circa 20 delle famiglie e degli amici delle vittime, cercando di ottenere un input, cercando di parlare con le persone, e non una sola di queste ci ha mai degnato di una risposta. Quindi abbiamo fatto molto affidamento sul nostro incredibile gruppo di ricercatori che…non so nemmeno come abbiano trovato un sacco di questa roba. Ma per noi è stato un continuo sforzo giorno e notte per scoprire la verità di queste persone».
Molte famiglie delle vittime di Jeffrey Dahmer si sono espresse contro la serie per avergli fatto rivivere il trauma della scomparsa dei loro cari, esperienza resa inevitabilmente ancora più dolorosa dalla rappresentazione di particolari cruenti. Rita Isbell, il cui fratello Errol Lindsey è stato assassinato da Dahmer nel 1991, si è espressa a più riprese contro la serie, dichiarando:
«Non sono mai stata contattata per lo show. Penso che Netflix avrebbe dovuto chiederci come ci saremmo sentiti o se avrebbe potuto crearci problemi. Non mi hanno chiesto nulla. L’hanno semplicemente fatto e basta. Ma non ho fame di soldi, ed è di questo che tratta questo show, Netflix che cerca di guadagnarci».
Parole ribadite da Shirley Hughes, madre di Tony Hughes, ucciso da Dahmer nel 1991, che ha recentemente dichiarato: «Non vedo come possano farlo. Non vedo come possano usare i nostri nomi e diffondere cose del genere là fuori».
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Foto: Netflix
Fonte: Variety
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